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La real politik di Carlo Calenda che difende Renzi e non grida all’apocalisse

calenda

In mezzo a tanta incertezza e tanta immaginazone, un po’ di realismo. Quello del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. Che su Twitter, dalla scrivania del ministero alla quale stamattina regolarmente si trova, dice la sua sul post voto. Tanto per cominciare, finché non salta fuori un nuovo governo, l’esecutivo attuale rimane in carica, nel pieno dei suoi poteri. Tradotto, non è tempo di regolamenti di conti, forse non lo sarà mai. Molto meglio fermarsi, ma non troppo, a riflettere sugli errori commessi. Quelli del Pd s’intende.

“Rimboccarsi le maniche e ripartire. Senza rese dei conti ma cercando di capire insieme gli errori fatti. Io intanto oggi torno al ministero a lavorare. Le crisi non vanno in vacanza”, ha twittato Calenda di buon ora. Cercando anche di confortare chi, tra l’elettorato dem, vede addirittura nell’ascesa dei Cinque Stelle, il punto più basso della democrazia italiana. “Il Paese è forte e si è espresso democraticamente. Tenere nervi saldi e ripartire”, ha scritto Calenda.

Il realismo di Calenda trasuda anche da alcune considerazioni su questioni attuali e certamente più urgenti. Come per esempio il caso Embraco, con le lettere di licenziamento che sarebbero dovute partire alla fine di marzo e invece saranno congelate e ai lavoratori sarà garantito lo stipendio almeno per quest’anno. Anche qui, nel vortice del voto, Calenda richiama un po’ tutti alla realtà: “Prima di andarmene mettiamo in sicurezza definendo dettagli intervento di Invitalia per prendere un’azienda se non reindustrializzata entro il 2018. Un abbraccio e buona assemblea domani”.

Infine, un’aperta presa di posizione nei confronti di Matteo Renzi, il grande sconfitto di questa tornata elettorale. Qualcuno ne vorrebbe la testa, altri no. Tra questi, proprio il ministro. “Renzi è stato eletto segretario da due milioni di persone ed è stato, questa è la mia opinione, un ottimo presidente del Consiglio. Io credo si essere stato uno dei pochi a dirgli sempre in faccia quello che pensavo. Adesso però mi rifiuto di partecipare alla lapidazione pubblica”. Su tutto però vale la lealtà: “è giusto che chi ha vinto vada al governo. Il mio lavoro è far trovare tutte le carte a posto e le crisi il più possibile stabilizzate. Questo sarà il mio unico compito da qui alla formazione del prossimo governo”.

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