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Leggere le lettere di De Gasperi per capire e rilanciare il progetto europeo

Sguardo pensoso, volto crucciato, postura composta. Questo il ritratto che è rimasto nell’immaginario collettivo di Alcide De Gasperi, (nella foto con Winston Churchill), primo presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana, firmatario della Costituzione, fondatore della Dc, considerato uno dei padri dell’Europa. Ce lo immaginiamo appena sceso da un aereo, che parla con i giornalisti del suo viaggio negli Stati Uniti di Truman, mentre l’Istituto Luce segue i suoi movimenti con la voce squillante del telecronista Guido Notari. Meno conosciuto è il suo volto umano, quello di marito, padre e amico, senza il quale non si può comprendere il suo impegno politico, le sue battaglie europeiste, la sua obbedienza, talvolta sofferta, al magistero della Chiesa.

Un libro a cura delle figlie Maria Romana e Paola De Gasperi ci restituisce lo statista nella sua interezza. “De Gasperi scrive” (San Paolo) è una raccolta epistolare che seleziona e riunisce in un solo volume la corrispondenza più significativa dell’uomo di Stato, dalle lettere più intime ai pochi amici rimasti durante la persecuzione fascista alle missive con papa Pio XII, capi del governo come Schuman e Adenauer, intellettuali come Einaudi e Croce, compagni di partito come Sturzo, Fanfani e Dossetti, ma anche avversari come Togliatti e Nenni.

Presentato dalle autrici martedì nella sala Zuccari del Senato assieme al presidente della Fondazione De Gasperi Angelino Alfano, l’ex ministro della cultura Lorenzo Ornaghi e gli storici Pier Luigi Ballini e Alfredo Canavero, il volume è diviso in cinque sezioni, dall’impegno cristiano alla ricostruzione democratica del Paese assieme ai vecchi amici del Partito Popolare e le nuove generazioni della Dc, fino alla corrispondenza con ambasciatori e i grandi pensatori del tempo.

La vita di De Gasperi è quella di un uomo che è stato “due volte nella polvere, due volte sull’altar”. Nato in una famiglia umile del Trentino austroungarico, costretto a recarsi alla mensa dei poveri per pagarsi gli studi, diviene parlamentare a Vienna e in seguito esponente di spicco del nascente Partito Popolare fondato da Sturzo, fino a ricoprire l’incarico di segretario nei primi anni ’20. Incarcerato e perseguitato dal regime fascista, tornerà all’impegno politico pubblico solo all’indomani della II Guerra Mondiale, quando dovrà prendere in mano le redini di un Paese materialmente distrutto e militarmente sconfitto dagli alleati. Nelle lettere di “De Gasperi scrive” c’è dunque uno spaccato sugli anni della responsabilità di governo e del riconoscimento internazionale, ma anche sul periodo più buio del fondatore della Dc, costretto dai fascisti a “salire le altrui scale” per dare qualche lezione privata e mantenere le sue quattro figlie traducendo libri dal tedesco.

“Pochi giorni dopo la morte di mio padre decidemmo di tornare in montagna a Sella Valsugana, perché ci sembrava l’unico posto tranquillo dove si potesse ancora pensare a lui” ha raccontato Maria Romana De Gasperi, figlia primogenita e segretaria dell’ex premier, che seguiva con la sua macchina da scrivere al Viminale (allora sede della presidenza del Consiglio). “Temevo che non sarebbe rimasto nulla della sua corrispondenza, così cominciai ad annotarmi quel che mi aveva raccontato nei suoi ultimi giorni e quello che avevo visto con i miei occhi da segretaria”.

Perché vale la pena recuperare le parole di un uomo scomparso quasi settant’anni fa? “Vale ancora la pena seguire la sua dirittura morale, la sua fede nel futuro, la sua fiducia nella brava gente” risponde la figlia. “Mio padre guardava ai giovani che volevano fare politica non come carriera, ma come servizio alla Nazione” ha aggiunto, “sono certa che anche oggi cercherebbe i giovani”.

“Le rivoluzioni le fanno i popoli, ma ci sono personalità straordinarie che possono forgiare il destino dei popoli stessi” ha commentato invece Alfano. Il ministro degli Esteri, che da quando ha rinunciato a ricandidarsi ha scelto il silenzio stampa per dedicarsi all’attività della Fondazione De Gasperi, scorge nelle parole dello statista un’occasione per rilanciare un progetto europeo affievolito, che richiede nuova linfa. “Dobbiamo restituire progettualità all’azione comunitaria, anche con gli opportuni avanzamenti istituzionali per dare basi più solide alle conquiste di questi 60 anni” ha aggiunto il titolare della Farnesina, “bisogna andare avanti con l’Europa provando tutte le strade”.

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