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Chi è Vincenzo Scotti, il bravissimo Dc apprezzato da Tajani come da Di Maio

Lo chiamavano Tarzan. Per la sua capacità, dicevano, di saltare da una liana all’altra all’interno della Dc. Quel soprannome, a Vincenzo Scotti, non è mai piaciuto. “Una stupidaggine enorme inventata da un cronista”. Negli ultimi giorni della campagna elettorale, i giornali hanno accostato il nome dello storico esponente della Democrazia cristiana al possibile governo di Luigi Di Maio. Emanuela Del Re, Paola Giannetakis ed Elisabetta Trenta, ministri in pectore del M5s agli Esteri, all’Interno e alla Difesa, provengono dalla Link Campus University, l’ateneo di cui Scotti è fondatore e presidente. Il luogo nel quale, all’inizio di febbraio, Di Maio ha presentato il suo programma di politica estera (“di continuità”).

NUMERI ROMANI

Nato a Napoli nel 1933, Scotti, oltre ai fastidiosi nomignoli, è associato ai cognomi e ai numeri romani che indicano gli esecutivi dei quali ha fatto parte. Andreotti IV, V, VI e VII, Cossiga I e II, Spadolini I, Fanfani V, Craxi I, Amato I, più una parentesi con Forlani dal 1980 al 1981. Più volte ministro e sottosegretario in diversi dicasteri, dalla Farnesina all’Interno, sino al Lavoro e ai Beni culturali, nel 1984 è stato sindaco della sua città. Scotti era al Viminale anche all’epoca delle stragi di mafia che, nel 1992, portarono all’assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Nel 1991 ci fu una grossa rottura con la mafia”, raccontò nel 2012. “Dichiarai lo stato d’allerta perché avevo informazioni su possibili stragi in arrivo. Nessuno mi credette e fui cacciato”. Cinquant’anni nelle istituzioni. Con toni autorevoli e un profilo discreto che gli hanno permesso di attraversare la seconda Repubblica in ruoli di assoluto rilievo, conciliando l’impegno parlamentare con quello universitario. Sullo sfondo della sua carriera politica, il partito della Balena bianca, col quale Scotti è stato eletto per la prima volta alla Camera nel 1968. L’ultimo incarico di governo, invece, risale al 2011, quando Scotti è uscito dalla scena istituzionale. Dopo aver invocato le dimissioni dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lasciò la carica di sottosegretario agli Affari esteri chiedendo “l’immediata formazione di un nuovo esecutivo politico”. Da quel momento in poi, solo la sua Università. Con la politica comunque ben presente: “Le Università nascono per fornire una classe dirigente alla politica”. Di Maio ha attinto dalla sua Link Campus. Segno che la classe dirigente, quando ha classe, continua a dirigere.

NEL PALAZZO DI PIO V

L’ateneo fondato da Scotti ha sede a Roma, nel casale San Pio V, storica residenza estiva di Papa Ghisleri. “La Link Campus University”, si legge sul sito ufficiale, “viene istituita nel 1999 a Roma come filiazione in Italia dell’Università di Malta e nel settembre 2011 viene riconosciuta quale Università non statale dell’Ordinamento universitario italiano”. Di Maio ha scelto l’ateneo di Scotti, “a forte impronta internazionale”, per illustrare i punti salienti del M5s sul dossier degli esteri. Capelli bianchi, gilet giallo, il presidente ha accolto il candidato premier dei grillini di persona davanti a studenti, giornalisti italiani e stranieri, esperti di geopolitica ed esponenti delle ambasciate estere. A margine dell’incontro, Scotti, da storico esponente della Dc, aveva parlato di Di Maio a Formiche.net: “Non è un democristiano, ma sta prendendo atto che per governare ci vuole una cultura istituzionale e non solo rivoluzionaria”.

I TRE POTENZIALI MINISTRI

Un mese più tardi, prima delle politiche, il leader del M5s ha presentato la sua squadra di governo. Con Del Re, Giannetakis e Trenta, tutte con un passato alla Link Campus University, in ruoli strategici. Del Re, che Di Maio ha indicato per gli Esteri, nel 2015 è stata docente di Decision making nel master Innovation and technology, innovation and finance all’Università di Scotti. Giannetakis, candidata del M5s all’Interno, nel casale San Pio V ha avuto una cattedra di professore straordinario di giurisprudenza a tempo determinato. Anche Trenta, ministro della Difesa in caso di governo a cinque stelle, conosce bene i corridoi della Link Campus University, dove ha ricoperto l’incarico di programme manager di Gem spa, società di gestione dell’ateneo romano.

PINOTTI E TAJANI

Nonostante la provenienza dei tre ministri in pectore, Scotti rifiuta ogni parallelismo tra la sua Dc e il M5s. “Hanno scelto noi perché ci occupiamo di studi strategici, intelligenza e sicurezza”, ha detto al Corriere della Sera. L’ascesa dei grillini, secondo l’ex ministro, è dovuta alla “colpa del potere, che non ha l’umiltà di ascoltare. Di Maio cavalca una tigre, ma è la casta dei politici che non vuole capire”. Detto da un politico di lungo corso come Scotti, fa una certa impressione. “Già Moro, con cui dialogai tutta la vita, nel 1968 disse della Dc: il futuro non è più nelle vostre mani. Nell’84 mi opposi a De Mita e dissi: la differenza tra me e te è che io guardo il Palazzo dalla società e tu la società dal Palazzo”. Scotti non voterà per il M5s. “No, a Roma voto Zingaretti. Per il resto, in area riformista, sto decidendo”. Alla Stampa, Scotti ha confermato di non aver alcun contatto con Di Maio, “che non mi ha nemmeno chiamato quando ha scelto tre ministri che hanno nel loro curriculum l’insegnamento alla Link Campus”. L’Università di Scotti, fra l’altro, ha ospitato recentemente anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e il presidente del parlamento europeo e fresco candidato premier di Forza Italia, Antonio Tajani. Se Di Maio dovesse insediarsi a Palazzo Chigi con Del Re, Giannettakis e Trenta, l’Università di Scotti avrebbe raggiunto il suo obiettivo: forgiare la nuova classe dirigente, non importa di quale colore politico. Del resto, Giulio Andreotti, nei suoi Diari, definì Scotti “bravissimo”.


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