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L’arma dei migranti che Ankara punta su Atene (e sull’Europa)

europa

Non c’è solo la geopolitica ad aumentare la tensione fra Grecia e Turchia, ma anche il dossier migranti. Da un lato Ankara è ufficialmente vincolata all’accordo con l’Ue del marzo 2016 che, in cambio di sei miliardi di euro, ha interrotto l’affluenza in Europa, con un mega campo di accoglienza da 4 milioni di rifugiati su suolo turco.

Dall’altro aumenta esponenzialmente il flusso migratorio dalla Turchia alla Grecia in questo primo mese di primavera, fatto che cela altre mosse oltre al business in sé legato ai viaggi della speranza. Dati, numeri, trend e scenari.

ACCORDO

Il baratto Ue-Turchia prevedeva una prima tranche da tre miliardi di euro in cambio dell’accoglienza da parte delle autorità di Ankara, per impedire loro di raggiungere l’Europa. E altri 3 miliardi in caso di un secondo obiettivo da centrare: controlli serrati sulle coste dell’Egeo da parte della Guardia Costiera turca.

Ma in questo primo mese di primavera i flussi sono ricominciati proprio al confine tra Grecia e Turchia, sul fiume Evros, dove due militari greci 50 giorni fa avrebbero sconfinato (sono tutt’ora agli arresti ad Adrianupoli, ancora in attesa che venga formulato il capo di accusa, nonostante una risoluzione del paramento Ue). In molti ad Atene si chiedono infatti come mai i turchi siano stati così solerti nel cogliere in flagranza i due soldati greci mentre con i 1500 migranti che hanno attraversato il confine entrando in Grecia abbiano in pratica chiuso un occhio.

Ecco che torna con prepotenza a farsi strada l’ombra di Idomeni, il campo della vergogna che esattamente due anni fa al confine tra Grecia e Fyrom diventò una sorta di Dachau dei nostri giorni, con le immagini che fecero il giro del mondo di una distesa di tende, lungo la ferrovia, popolate da dodicimila persone in condizioni igienico-sanitarie allucinanti.

NUOVA IDOMENI?

Due i fronti caldi che preoccupano il governo ellenico. Da tre giorni le piazze centrali di Salonicco e dell’isola di Lesbos sono occupate da due carovane di migranti, per lo più afghani. Nella città fondata da Cassandro che le diede il nome di sua moglie Tessalonica, sorellastra di Alessandro Magno, sono giunti circa 70 rifugiati che hanno ammesso di aver pagato 2000 euro per il viaggio in Grecia, la cui traversata finale è proprio dal confine turco a Salonicco senza che alcun poliziotto li abbia intercettati. Sono attualmente accampati in città con tende di fortuna e coperte donate dalle associazioni locali di volontariato.

Nell’isola che ha dato i natali alla poetessa Saffo, il noto hotspot di Moria è sull’orlo del collasso: a fronte di una capienza massima di 3000 unità, ne ospita 6500. E proprio nel centro di Lesbo ieri è scoppiata una guerriglia urbana tra cittadini, migranti e forze di polizia. Nella notte scorsa un gruppo di cittadini era sceso in piazza per protestare contro la presenza dei migranti accampati che, alla vigilia della stagione turistica, preoccupa non poco gli isolani. Slogan e cori sono degenerati in lanci di petardi e replica delle teste di cuoio greche intervenute per sedare gli animi che hanno usato i lacrimogeni.

I giovani si sono scagliati contro i rifugiati presenti nel centro fino a quando non è intervenuta una squadra di Mat, i corpi speciali dell’esercito.

SCENARI

Lo scorso anno il turismo in Grecia ha fatto registrare il record di sempre con 30 milioni di visitatori, rivelandosi come l’unico elemento che produce un pil reale per il paese, realizzando utili per 14 miliardi di euro. E il 2018 sarà un altro anno record come dimostrano le previsioni della Federazione panellenica degli albergatori (Pox), con le prenotazioni che sono in rialzo da tutti i mercati.

È la ragione per cui la drammatica situazione nelle isole del Nord Egeo (con i rifugiati e migranti intrappolati senza un progetto futuro) spaventa gli operatori e anche il Ministero delle Finanze di Atene che su quei soldi conta parecchio anche al fine di poter mostrare ai creditori internazionali (Fmi, Ue e Bce) i propri passi avanti. L’ultimo grido di allarme arriva dal Governatore delle Isole dell’Egeo orientale, Christiana Kalogerou, che chiede un intervento all’Ue per accelerare le procedure di asilo. In sole tre isole sono ospitati 13.500 immigrati a fronte di una capienza di 6000.

Un dato che fa incrementare il disagio sociale più volte sfociato in violenza e che preoccupa gli operatori del settore turistico, anche perché negli ultimi cinque anni la Grecia ha migliorato i dati delle presenze di vacanzieri in concomitanza con il peggioramento delle condizioni di Egitto, Tunisia e Turchia, colpite più volte da episodi di stampo terroristico.

twitter@FDepalo



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