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Così la scienza e la tecnologia possono unire Italia e Stati Uniti

Esiste un ponte sull’Atlantico che da anni congiunge l’Italia e gli Stati Uniti; è un ponte fondato sui solidi pilastri della conoscenza, della ricerca e della cooperazione scientifica tra due Paesi che possono vantare una consolidata e preziosissima tradizione di partnership culturale. Il contributo offerto dai ricercatori italiani negli Stati Uniti è, infatti, tra i più validi e apprezzati dalla comunità americana. Nei settori più svariati, dallo spazio alla medicina, dall’ingegneria all’innovazione tecnologica, i ricercatori provenienti dall’Italia sono ormai una componente essenziale del tessuto scientifico statunitense.

Per onorare questo profondo legame, l’Ambasciata d’Italia a Washington ha celebrato la prima Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo con un evento intitolato “Bridging Italy and the US through science”, dedicato alle straordinarie storie di successo degli oltre 15.000 ricercatori italiani che secondo i dati della National Science Foundation (NSF) contribuiscono al progresso scientifico e tecnologico degli Usa.

L’evento è stato introdotto dall’Ambasciatore Armando Varricchio, che ha voluto esprimere la sua personale soddisfazione per gli straordinari traguardi raggiunti dai ricercatori italiani ed ha sottolineato l’importanza riconosciuta alla cooperazione con gli Usa dal Ministero degli Affari Esteri e dall’intero sistema Paese: “I nostri ricercatori sono una risorsa unica e formano un vero e proprio ponte tra Italia e Stati Uniti. La loro passione, il loro duro lavoro e l’impegno con cui contribuiscono quotidianamente al progresso scientifico rafforzano e intensificano i legami tra le nostre comunità… L’Italia e gli Stati Uniti condividono gli stessi valori, che sono profondamente radicati nella nostra lunga amicizia e alleanza. La scienza è stata un fattore determinante nel forgiare questo straordinario legame e certamente continuerà a coltivarlo”.

Al saluto introduttivo dell’Ambasciatore Varricchio è seguito l’intervento di Jonathan Margolis, Deputy Assistant Secretary for Science, Space, and Health presso il Dipartimento di Stato Usa, che ha più volte elogiato l’eccellenza e la grande qualità che caratterizza il lavoro dei ricercatori italiani in tutti i settori della vita scientifica statunitense.

La riflessione sulle numerose opportunità di cooperazione con gli Usa è stata al centro di un’approfondita discussione tra autorevoli personalità del mondo della ricerca come Giorio Bellettini, Professore all’Università di Pisa e Guest Scientist al FermiLab, Rita Colwell, Distinguished Professor presso l’Università del Maryland, Pier Paolo Pandolfi, Professor of Medicine and Pathology alla Harvard Medical School, Elisabetta Vitali, responsabile dell’Italian Program presso la Armenise Harvard Foundation, e Giorgio Einaudi, già addetto scientifico all’Ambasciata d’Italia negli Usa e Visiting Scholar presso la George Mason University.

Nel corso dell’evento è stato proiettato un video realizzato dallo staff dell’Ambasciata che ha ben espresso il valore della presenza italiana nel mondo della ricerca statunitense. Grande importanza è stata riconosciuta anche ai network di ricercatori, come ad esempio l’Italian Scientists and Scholars in North America Foundation (ISSNAF), che vanta un bacino di circa 4.000 scienziati che consente di implementare le interazioni tra le due sponde dell’Atlantico.

Un lavoro, quest’ultimo, portato egregiamente avanti anche a livello istituzionale, grazie ad appositi protocolli come l’Accordo bilaterale di Cooperazione Scientifica e Tecnologica firmato nel 1988 ed aggiornato ogni tre anni da una Dichiarazione Congiunta, sottoscritta per consolidare e rafforzare i livelli di cooperazione tra i due Paesi.


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