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Così Teheran arma la Siria per colpire Israele. Il rischio di escalation militare

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Con uno show a favore di telecamere, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha diffuso ieri sera le informazioni che potrebbero far saltare l’accordo sul nucleare iraniano e aprire una nuova pagina in Medio Oriente e per il mondo intero. Secondo i migliaia di documenti trafugati dall’intelligence israeliana direttamente da un archivio a Teheran, l’Iran avrebbe mentito alla Comunità internazionale e continuato il proprio programma nucleare militare di nascosto, nonostante la firma del deal nel 2015.

Il confronto tra Tel Aviv e Teheran trova un altro, grosso termine di attrito, dopo che già sulla Siria la situazione è tesissima. Israele bombarda da anni i passaggi di armi con cui l’Iran rafforza Hezbollah (gruppo libanese che la Repubblica islamica potrebbe usare come vettore contro lo stato ebraico) e i rafforzamenti iraniani.

Da giorni gli Stati Uniti — che attualmente sull’Iran hanno una postura dura tanto quanto Israele — hanno intensificato i voli di osservazione di droni e velivoli da ricognizione, hanno aumentato la copertura satellitare e le osservazioni marine verso il territorio siriano. Hanno saputo, spiegano sei fonti alla Cnn, che l’Iran sta inviando missili terra-aria e balistici in Siria, con cui colpire Israele.

Nella notte tra domenica e lunedì due basi siriane (ad Hama e Aleppo) sono state colpite da raid aereoi, probabilmente israeliano, e non è un caso se poche ore prima in una, ad Hama, erano atterrati due aerei cargo da Teheran: là gli israeliani pensano che i Pasdaran abbiano impiantato un laboratorio di sviluppo missilistico. L’attacco ha causato una grossa esplosione, tanto che gli abitanti che non hanno visto la deflagrazione hanno pensato si trattasse di un terremoto (speculazione: gli aerei hanno colpito qualcosa che a sua volta ha aumentato l’esplosione, missili? Alcune ricostruzioni dicono che ne sono saltati in aria più di 200: ma nessuno può confermarlo).

Qualche giorno fa il capo del Pentagono, James Mattis, ha detto al senatore democratico Jack Reid della Commissione Forze armate che gli chiedeva in audizione ufficiale se siamo davanti a un’escalation: “Credo che la risposta breve sia: sì senatore. Posso vedere come potrebbe iniziare, non sono sicuro di quando o dove, penso che sia molto probabile in Siria, perché l’Iran continua a fare il suo lavoro di proxy lì. […] E potrei immaginare che questo accenda qualcosa di più grande”.

Mattis non è un falco anti-ayatollah, ma uno che ha più volte detto di credere nella pragmatica del deal con l’Iran, in grado di creare un sistema di controllo adeguato (da monitorare), eppure ha aggiunto: “Li abbiamo visti mentre cercavano di portare armi avanzate da fornire al gruppo libanese Hezbollah, sulla strada che dalla Siria va al sud del Libano. Israele non aspetterà che quei missili siano nell’aria. Sarà cataclismico? Spero di no, spero che l’Iran torni indietro”.

Una delle fonti che ha parlato alla Cnn ha aggiunto che gli americani stanno tenendo sotto controllo giorno e notte i movimenti degli iraniani in Siria, per capire se fosse necessario prendere misure di sicurezza per le proprie forze speciali che da terra accompagnano i miliziani curdo-arabi contro i residui del Califfato e che i governativi iraniani detestano e a volte attaccano: “Potrebbero portarci laddove non vogliamo arrivare” — a febbraio i cacciabombardieri americani hanno colpito un convoglio di miliziani sciiti iraniani e contractor russi, la classica formazione che compone le linee governative, che si stavano avvicinando a un avamposto anti-IS in cui c’erano anche unità statunitensi.

Giorni fa, il ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, ha parlato con il giornale Elaph, di proprietà del governo saudita, e ha detto che “se gli iraniani dovessero colpire Tel Aviv, allora Israele colpirà Teheran”: “Distruggeremo ogni sito militare in Siria dove vediamo un tentativo da parte dell’Iran di posizionarsi militarmente”, ha aggiunto.

Queste parole affidate al giornale saudita sono ancora più interessanti se si segue il link che collega Riad a Tel Aviv via Washington, contro il nemico comune Teheran: un confronto che si gioca da anni in Siria e che adesso potrebbe essersi avviato verso una resa dei conti.

Sempre in questi giorni, in un’escalation finora verbale, Ali Shamkhani, segretario del Supremo Consiglio per la Sicurezza nazionale iraniano, ha detto alla Fars (agenzia stampa statale di Teheran) che presto Israele pagherà il prezzo per i raid fatti contro gli iraniani in Siria.

Da metà aprile ci sono notizie sull’intenificarsi dei voli che da Teheran arrivano verso la base T-4 siriana, che gli israeliani hanno colpito diverse volte: gli americani dicono che sono rinforzi, probabilmente altri missili. Gli israeliani dicono che è quella è diventata una base iraniana in Siria: la principale di tante altre che non saranno tollerate.

 

 

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