Non più due pozzi ma tre. Accelera la Exxon Mobile a Cipro, dove le perforazioni dei blocchi nella zona economica esclusiva partiranno in autunno. I vertici del colosso Usa sono stati in visita nell’isola nei giorni scorsi proprio per passare alla fase operativa, in joint venture con Qatar Petroleum, nella consapevolezza che Washington e Nicosia sono entrati in un nuovo livello di relazioni nel campo energetico.
Sullo sfondo le azioni di disturbo da parte di Ankara sulla Zee e le nuove strategie che la Casa Bianca ha pianificato per il versante euromediterraneo.
QUI NICOSIA
Il numero due di Exxon Mobile è stato ricevuto a Cipro dal Governo: non più due pozzi, ma tre saranno al centro dell’attività del colosso Usa. Il programma inizierà nel quarto trimestre del 2018. Le trivellazioni saranno effettuate dalla joint venture nata da Exxon Mobil con Qatar Petroleum nel blocco 10 della zona economica esclusiva di Cipro.
I preparativi e le indagini necessarie sono stati completati e l’attenzione è ora rivolta all’inizio dei lavori, al centro della visita della delegazione Exxon. Nelle stesse ore in occasione del quarto “Washington Oil & Gas Forum” è emersa la volontà degli investitori a Cipro di utilizzare i giacimenti di gas naturale come fonte di cooperazione economica, di sviluppo e di integrazione regionale.
Gli Stati Uniti e Cipro sono entrati in un nuovo livello di relazioni nel campo dell’energia, specialmente dopo il terzo ciclo di licenze tramite il quale ExxonMobil ha firmato un contratto di esplorazione e produzione per il blocco 10 della Zee dell’isola. Secondo il leader del partito cipriota Disy, Averof Neophytou, per la prima volta ExxonMobil ha ampliato la sua impronta internazionale a monte nella regione del Mediterraneo orientale, sottolineando l’importanza strategica della sua presenza nella Zee di Cipro.
WASHINGTON OIL & GAS FORUM
La presenza di players primari come Exxon, Eni e Total, ha osservato il deputato nel suo intervento al “Washington Oil & Gas Forum” offre la cifra della nuova importanza della regione. Ecco che il potenziale energetico del Mediterraneo orientale ha aperto “nuove opportunità di investimento nella regione, creando le condizioni per potenziali convergenze più ampie”. Non va dimenticato infatti che le risorse energetiche possono, nel loro insieme, in primis “coprire il fabbisogno energetico regionale e in secundis consentire alla macro regione di diventare un futuro fornitore di gas per Europa e Asia”, data la sua posizione strategica vicina al mercato europeo e al Canale di Suez.
Il meeting americano è stato visto come un momento di analisi approfondita incastonata in mesi decisivi per le future prospettive di due quadranti, quello mediterraeo e quello mediorientale, che sono attraversati da forti tensioni proprio a cavallo del dossier energetico.
“I sondaggi hanno verificato il modello geologico di una struttura simile al giacimento Zohr nella Zee di Cipro che rafforza il potenziale della regione. Questo ci consente di essere ottimisti in prospettiva per le nostre risorse di idrocarburi. Un fatto evidenziato anche dai risultati registrati del primo ciclo di licenze in Libano” ha aggiunto Neophytou.
È la ragione per cui, in attesa delle elezioni in Turchia del prossimo 24 giugno e delle nuove rilevazioni sulla lira turca che stanno agitando i mercati e gli operatori internazionali, è la possibile cooperazione nel Mediterraneo Orientale che interessa tanto a Washington quanto a Mosca. Dal Forum americano è emerso che proprio la cooperazione è alla base dello sfruttamento delle risorse energetiche di tutto il mondo che conduce al doppio risultato di crescita economica e maggiori investimenti. L’alternativa, come i dissidi euro turchi a Cipro dimostrano, “è il trittico conflitto-instabilità-incertezza”.
PROSPETTIVE
Per cui se in occasione dell’insediamento dell’amministrazione Trump era stata paventata una fase di progressivo disimpegno degli Usa dal Mediterraneo, sia in termini di presenza fisica che di interessi geopolitici, appare evidente come invece il cono di interesse della Casa Bianca sia addirittura raddoppiato. In questa direttrice si inserisce la strategia del governo conservatore cipriota: se da un lato Cipro sembra essere geograficamente solo un piccolo punto sulla mappa nel Mediterraneo Orientale, e apparentemente non importante, dall’altro potrebbe svolgere un ruolo primario nella gestione dello sfruttamento energetico assumendo il ruolo di un pilastro affidabile e credibile di cooperazione politica, energetica ed economica.
Da qui l’apertura sui dossier maggiormente caldi, come appunto il rapporto con Ankara e le interlocuzioni con il versante caucasico. Secondo Neophytou “se dovesse raggiungersi un accordo globale sul problema di Cipro, non escluderei l’opzione di un gasdotto per la vendita di gas naturale alla Turchia a condizioni commerciali, per cui in un’era post-soluzione, le relazioni di Cipro con la Turchia cambieranno, aprendo nuove opportunità per un’ulteriore cooperazione”. Aggiungendo che fino ad oggi Ue e Usa hanno mantenuto una posizione di principio di sostegno ai diritti sovrani di Cipro per esplorare e sfruttare le sue risorse naturali.
Un ramoscello di ulivo che fa il paio con i “consigli” giunti dalla Nato per bocca del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che ha fatto appello alla “moderazione e alla calma” dopo che la Turchia ha sospeso l’accordo con la Grecia sul rimpatrio dei migranti illegali, stipulato nel 2016.
A margine del Consiglio nord atlantico (Nac) ha osservato che è importante oggi “mostrare moderazione e calma, perché è importante cercare di risolvere questi problemi”.
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