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La carta dei pozzi per calmierare le tensioni in Libia?

Tripoli

Si allontana il “rischio-Vietnam” per la Libia proiettata alle elezioni di dicembre? Il portavoce del sedicente esercito di Khalifa Haftar nella Libia orientale, Ahmed Al-Mismari, ha annunciato che Haftar ha deciso di passare il controllo dei terminal petroliferi alla National Oil Company (Noc) con sede a Bengasi e controllata dal governo ad interim non riconosciuto con sede in Cirenaica.

Questa decisione arriva quattro giorni dopo aver riguadagnato il controllo dei terminal strappandoli alle forze guidate dall’ex capo della Guardia di Petroleum Facilities, Ibrahim Jodran.

Così potrebbe davvero chiudersi la guerriglia scatenata dalla banda di Jodran, e indirizzare il paese verso le elezioni anche se proprio il vertice di Noc ha qualcosa in contrario.

QUI MEZZALUNA

Mismari ha messo l’accento sul fatto che è stato raggiunto il pieno controllo delle infrastrutture petrolifere della Mezzaluna, dopo aver sconfitto e allontanato le milizie di Ibrahim al Jadhran. Non va dimenticato che la produzione petrolifera a causa degli utimi scontri è calata del 30%, corrispondente a circa 300mila barili al giorno.

Ha aggiunto che la decisione implica anche che nessuna delle parti sia autorizzata a entrare nella regione della mezzaluna petrolifera, a meno che non ottenga l’autorizzazione dal presidente della Noc, Faraj Al-Hassi. La strategia, dunque, resta incentrata sulla volontà di impedire che i “terroristi” ricevano gli stipendi dalle entrate petrolifere attraverso la Banca Centrale di Libia di Tripoli.

“Il Noc a Tripoli sta ignorando le forze orientali che stanno proteggendo la mezzaluna petrolifera dopo aver perso circa 200 persone, morte a causa degli attacchi. In questo momento serve assicurare che i contratti firmati con le ditte internazionali siano garantiti”.

L’economia della Libia dipende essenzialmente dal petrolio, con una produzione di 1,6 milioni di barili al giorno (dati fatti registrare sotto Gheddafi). Lunedì scorso il portavoce della Lna Khalifa al-Abidi aveva dichiarato che “le operazioni di rastrellamento delle forze ostili” sono state completate, con una ventina di perdite tra i membri del LNA. Il principale motivo di preoccupazione post scontri è la possibilità che la produzione di petrolio della Libia possa subire forti riduzioni (anche del 40%) a causa dei combattimenti. Altro elemento in corso di valutazione è relativo ai tempi tecnici che occorreranno per riparare i terminali danneggiati.

TREND

Secondo Mismari, Haftar ha preso la decisione di trasferire il controllo dei terminali dopo aver realizzato che “i gruppi armati rivali sono finanziati dalle entrate petrolifere garantite dalla Lna”.

E’chiaro che il trasferimento del controllo dei siti porterebbe in grembo anche un valore di incertezza per gli acquirenti di petrolio libico che normalmente guardano a Tripoli, ovvero la base del governo del primo ministro Fayez al-Sarraj. Lo stesso Mismari ha dichiarato ad un canale televisivo libico che nessuna nave cisterna sarebbe stata autorizzata ad attraccare nei porti orientali senza il nulla osta della sede Noc di Bengasi.

Andando a ritroso in questa complessa faccenda, risale all’aprile del 2016 la decisione dell’amministrazione orientale della Libia di bypassare Tripoli per vendere 300.000 barili “in modo indipendente ma senza alcun risultato”, come osservato dall’analista libico Jalel Harchaoui dalle colonne di Middle East Eye.

Lo stesso Haftar si è detto pronto ad annunciare la liberazione ufficiale della città orientale di Derna mentre le sue forze continuano la loro marcia sugli ultimi terroristi messi in fuga nelle scorse settimane. Secondo fonti della Lna sono ancora incerte le sorti di Atieh al-Shairi, il capo delle cosiddette Forze di protezione di Derna, un gruppo creato dagli estremisti dopo il crollo del Consiglio della Shura Derna Mujahedeen. Mentre certamente deceduto è uno dei capi storici dei terroristi cittadini, Muftah al-Ghweil.

NOC VS HAFTAR

Intanto il numero uno della Noc, Mustafa Sanallah, attacca le forze di Haftar, accusandole di “aver voltato le spalle all’accordo di Parigi”. Il riferimento è al meeting che si è svolto lo scorso 29 maggio all’Eliseo e che ha fruttato la decisione di andare ad elezioni anticipate il prossimo dicembre.

Sanallah dà la sua lettura sulla decisione di Haftar dipassare il controllo dei terminal petroliferi alla National Oil Company:“In questo modo si voltano le spalle agli accordi di Parigi e al processo di riconciliazione oltre che al processo di pace”. E ancora: “Haftar ha perso un’occasione per fare un servizio al popolo libico”.

twitter@FDepalo

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