“Forza Italia ha pagato la sua indecisione, il suo stare in mezzo al guado. Ma la situazione si sbloccherà appena si capirà quale sarà la strada che vuole intraprendere Silvio Berlusconi”. Gianfranco Rotondi, ex ministro forzista, leader di Rivoluzione cristiana, fa un bilancio del voto amministrativo e dei primi giorni di vita del nuovo governo giallo-verde.
Rotondi, il centrodestra ha vinto, ma Forza Italia continua a perdere voti…
Il centrodestra in questo momento è il partito italiano come un tempo era la Dc. Per molto tempo è stata Fi, poi il Pd di Renzi, ora gli italiani si affidano a un centrodestra a guida salviniana. Si conferma la tendenza dei nostri connazionali a individuare una forza che diventa il perno del sistema, cui affidare le loro aspettative di governo.
Forza Italia e Lega sono alleati in periferia ma divisi a Roma, quanto può reggere?
La politica poggia sempre su situazioni di fatto. I dirigenti locali raggiungono l’intesa anche se a livello nazionale i loro partiti sono separati. Anche Craxi a livello locale governava col Pci e a Roma con la Dc. Nulla di nuovo sotto il sole.
Giovanni Toti continua a ribadire la strada del partito unico con la Lega, Berlusconi ha scritto una lettera al Corriere per rilanciare Fi.
Forza Italia è a un bivio, con due linee rappresentate simbolicamente nella stessa regione, la Liguria, da Toti e Scajola. La prima è il partito unitario con la Lega, fare un nuovo grande partito che sposti la Lega più al centro. Forlani diceva dei suoi alleati: li amiamo tanto che ce li mangiamo. Lo stesso ora sta facendo Salvini con Fi, se restiamo così verremo fagocitati. Meglio fondersi. Scajola invece vuole rilanciare Fi, immagina una seconda giovinezza del partito in forma di Margherita, una forza di centro che prenda voti pure a sinistra. Quello che ha fatto lui ad Imperia.
Lei cosa sceglie?
Sono due strade percorribili, l’unica cosa che non dobbiamo fare è restare così, su un binario morto. Martinazzoli diceva che non c’è vento favorevole per un nocchiere che non sa dove andare. Dobbiamo prendere una decisione, individuare una strada e percorrerla, non possiamo restare in mezzo al guado.
Berlusconi pensa al rilancio…
La lettera di Berlusconi è organizzativa, ma non scioglie il nodo politico. Berlusconi però deve mettere in conto che, se sceglie il rilancio del partito, ci potrà essere col tempo una rottura definitiva con la Lega. Unirsi con Salvini non vuol dire fare un partito di destra, ma portare la Lega verso il centro, com’è accaduto ad Aznar. L’evoluzione del Carroccio in una grande partito nazionale e moderato è una soluzione molto affascinante.
E l’altra strada?
Affascinante anch’essa, con Fi a fare da forza di centro sul percorso del centrismo degasperiano. Sono due strade diverse e Fi le ha davanti tutti e due: chi pensa a Fi come a un partito all’ultimo stadio sbaglia. La nostra crisi dipende proprio dal fatto di non avere ancora scelto tra queste due strade. Non dimentichiamoci che la Lega, comunque, per vincere ha bisogno di noi.
Berlusconi annuncia la nomina di un vicepresidente e di un coordinatore di Fi.
Non so se il Cav crede davvero a quello che dice, ma Fi è Berlusconi e ogni tentativo di sovrapporre qualche altra figura a se stesso non ha mai avuto successo. Finché c’è in campo il Cavaliere, il leader è lui.
Quanto durerà questo governo?
L’esecutivo non so, ma la legislatura sarà di lunga durata. Di Maio non è affatto lo sprovveduto che si vuol far credere. Se, per qualche motivo, Salvini dovesse staccare la spina, troverà la sorpresa che al voto non si va: Di Maio si girerà dall’altra parte del Parlamento e cercherà un’altra maggioranza per continuare e la troverà.
Il Pd?
I dem potrebbero starci, bisogna vedere che partito uscirà dal loro congresso. La legislatura è lunga ed è aperta a diverse possibilità.
Intanto la Cei sembra scesa in campo contro il governo…
La Cei, così come la comunità di Sant’Egidio (protagonista di una veglia per l’Italia la scorsa settimana, ndr) non hanno mai guardato con benevolenza ai governi di centrodestra, ma Berlusconi prendeva lo stesso i voti cattolici tanto quanto la Dc. In Veneto il voto cattolico è andato tutto a Zaia. La Chiesa è tante cose insieme e l’elettorato cattolico è molto eterogeneo.
Nel frattempo Salvini sta fagocitando Di Maio…
Salvini è grintoso, Di Maio è doroteo: ai congressi democristiani vincevano sempre i dorotei. Il leader pentastellato non sarà affatto una meteora della politica ed è un nostro competitor, perché il voto moderato che Fi deve riconquistare deve andare a riprenderselo proprio tra chi ha votato M5S. Il voto grillino non è un voto di protesta alimentato dal reddito di cittadinanza, ma è un fenomeno assai più complesso.