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​Il doppio centro di Giovanni Tria alla sua prima con le banche

manovra fiscal compact

Forse alla fine è proprio quello che le banche volevano sentirsi dire. Una sana dose di realismo. Non che a Giovanni Tria, ministro dell’Economia intervenuto questa mattina all’assemblea dell’Abi, sia risultato difficile infondere nei banchieri quella sicurezza e senso di affidabilità cui il ministro ha abituato i suoi sostenitori.

L’unico esponente di governo presente all’assise delle banche (qui l’approfondimento di Formiche.net sui lavori) è riuscito nella missione (era il suo primo incontro con la platea dei banchieri) di rassicurare un mondo rimasto tutt’altro che tranquillo e sereno dopo l’avvento del governo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Affermando per esempio che il percorso di riforme potrà essere definito tale solo se pienamente sostenibile da un punto di vista finanziario. Tradotto, si può fare solo quello per cui ci sono risorse certe, i sogni possono restare tranquillamente nel cassetto.

“Il disegno riformatore sarà efficace se saprà individuare gli strumenti più adatti, definendo un percorso realistico di obiettivi e scadenze intermedie e finali, mantenendo il percorso di riduzione del debito pubblico ed evitando un’inversione di tendenza nell’aggiustamento del saldo strutturale, pur valutando quale sia la dinamica temporale più adatta”, ha chiarito Tria, facendo riferimento anche al fatto che ci sarà una ”stretto contatto con i nostri interlocutori europei”. Due indicazioni emergono dalle parole di Tria, realismo e rispetto dei conti. Tanto basta.

D’altronde la crescita mostra sempre più segni evidenti di cedimento e questo il responsabile del Tesoro lo sa fin troppo bene. “Le condizioni di salute dell’economia e della finanza pubblica italiane sono ancora buone. Tuttavia, anche in un quadro che si mantiene positivo, c’è il rischio di una moderata revisione al ribasso” delle previsioni di crescita, ha spiegato ancora Tria.

Il quale riesce suo malgrado anche in un’altra missione, tutt’altro che facile. Quella di ricucire il rapporto tra governo e Confindustria, già messo a dura prova dalla vicenda del decreto dignità, che ha urtato e non poco gli animi degli industriali. Uscendo dal Palazzo dei Congressi, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha spiegato come “l’intervento di Tria è di grande senso di responsabilità e di chiarezza, è evidente che non possiamo elevare il debito pubblico, dobbiamo essere attenti al deficit e costruire una stagione di crescita per una grande inclusione e stagione del lavoro Mi sembra che il percorso che ha individuato Tria sia di grande responsabilità e di lucidità anche negli obiettivi “.

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