Skip to main content

Ecco perché (e come) Washington si schiera con Cipro e la Grecia

eni

Si registra un nuovo capitolo nella delicata questione relativa al dossier idrocarburi nel Mediterraneo orientale. La Casa Bianca, per bocca dell’assistente del segretario di Stato Usa, ha precisato perimetro e intensità delle nuove policies americane nel mare nostrum. I dettagli sono emersi in occasione di quattro visite in pochi giorni in luoghi strategici come Bruxelles, Kiev, Varsavia ed Atene.

CASA BIANCA & GRECIA

Francis Fannon in occasione dell’incontro ad Atene con il ministro per l’Ambiente e l’Energia greco Giorgos Stathakis e con funzionari governativi ellenici ha detto che Cipro ha diritto a sfruttare le risorse naturali all’interno della propria zona economica esclusiva. La precisazione si è resa “obbligatoria” dopo le mosse scomposte di Ankara che non solo ha avanzato ancora pretese sulla Zee, che però non trovano alcun appiglio in leggi e trattati, ma ha annunciato che non farà marcia indietro su quel gas.

Le parole di Fannon si inseriscono in un contesto reso ancora più complesso da fatto che Ankara non gradisce il nuovo ruolo assunto da Atene: ovvero un hub energetico che dall’Egeo si fa vettore verso il Mediterraneo occidentale e l’Adriatico.

Infatti la Casa Bianca fa presente in modo evidente di stare dalla parte degli sforzi ellenici per diventare uno snodo di transito energetico con la sua partecipazione al Gasdotto meridionale e nel progetto dell’interconnettore Grecia-Bulgaria (Igb), oltre che aprire a nuove concessioni per la ricerca del petrolio a Creta e nello Ionio.

Il timing delle parole di Fannon non è casuale: due giorni fa Ankara ha annunciato che non permetterà a Cipro di effettuare le attività di esplorazione e di estrazioni.

STRATEGIA

Dopo tre tappe significative a Bruxelles, Kiev e Varsavia, Fannon ha scelto Atene per una visita strategica: non solo ha incontrato funzionari governativi e dirigenti che lavorano nel settore energetico, ma ha “raccolto” il lavorìo sotterraneo avviato dall’ambasciatore americano in Grecia, quel Geoffrey Pyatt molto esperto di energia (in precedenza era infatti di stanza a Kiev).

Due gli obiettivi dell’interlocuzione di Fannon: mettere a frutto i nuovi rapporti che si stanno costruendo con players regionali per la sicurezza energetica di Usa e Ue, e incentivare una stagione di diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas anche con riferimento ai nuovi gasdotti (come Tap, Eastmed).

La visita di Fannon non si è verificata in un periodo casuale. Si tratta di settimane in cui a monopolizzare l’attenzione di politica e investitori è il dibattito sorto tra le due sponde dell’Atlantico circa il gasdotto Nord Stream II, che porta in dote una capacità di trasporto di 55 miliardi di metri cubi di gas e per il quale i lavori interessano Russia, Germania e Baltico.

Contrari al progetto sono Lituania, Polonia e Repubblica Ceca: lo considerano non vantaggioso economicamente. Di pari passo anche Ucraina a Usa sollevano dubbi circa il futuro della sicurezza energetica dell’Europa. È di pochi giorni fa, infatti, la presa di posizione comune tra il primo ministro dell’Ucraina, Vladimir Groisman, e Fannon per impedire l’attuazione del progetto. Quest’ultimo ha chiosato proprio sull’esigenza di modificare le rotte di approvvigionamento di prodotti energetici verso l’Europa.

Qui entra in gioco il nuovo hub ellenico, su cui Washington punta molto perché in grado di bypassare sia una questione di carattere diplomatico che di carattere tecnico. In più si aggiunga la vicinanza con quel nuovo serbatoio di gas (e contratti) che si chiama Cipro, con il giacimento Leviathan, quello scoperto dall’Eni (Zohr) e le nuove rilevazioni che si stanno compiendo al largo di Egitto e Israele.

A fare da cappello la copertura militare a stelle e strisce, che nell’Egeo ha una sua nuova base logistica con sommergibili a Creta, caccia e droni a Larissa e nella nuova base che verrà costruita su un atollo disabitato nell’Egeo. Insomma, se Ankara guarda a questo nuovo schema e tenta mosse di disturbo, la Casa Bianca replica a stretto giro e il livello degli incontri di Fannon lo dimostrano.

Come lo dimostra il lavoro parallelo che Nicosia sta predisponendo: due giorni fa ecco il vertice di Parigi tra il presidente cipriota Nicos Anastasiades e l’ad di Total, Patrick Pouyanne. La compagnia è già intestataria di blocchi di rilevazioni nella Zee di Cipro e per questo osteggiata da Erdogan.

twitter@FDepalo


×

Iscriviti alla newsletter