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Perché la maxi multa dell’Ue a Google può penalizzare mercato e utenti

La maxi multa inflitta dalla Commissione europea a Google cambierà il mercato delle app e la user experience, e non necessariamente in senso positivo. Berlaymont ha chiesto oggi ufficialmente al colosso di Mountain View di corrispondere 4,34 miliardi di euro per abuso di posizione dominante del suo sistema operativo per dispositivi mobili Android per aumentare la visibilità del suo motore di ricerca. Tuttavia, il provvedimento, che da un lato rappresenta senz’altro una grossa “botta” economica per la compagnia tech, dall’altro potrebbe colpire anche l’economia del settore e persino gli utenti, ovvero i soggetti che la decisione di Bruxelles intendeva tutelare.

LO STUDIO DEL PARLAMENTO UE

Secondo i dati di uno studio sulla cosiddetta ‘App Economy’, pubblicato nei mesi scorsi dal Parlamento europeo, le applicazioni per il sistema operativo mobile di Google, Android, hanno un costo di sviluppo superiore del 30% a quelle realizzate per il suo principale competitor, iOS di iPhone (i due software, messi assieme, coprono oggi il 99% del mercato di riferimento). Tuttavia, mentre quest’ultimo è un sistema chiuso e proprietario, quello di Mountain View è aperto e gratuito, in gergo tecnico si direbbe ‘open source’.

UN MERCATO COMPETITIVO

Questa caratteristica – ha rilevato sul Sole 24 Ore Valeria Falce, professore ordinario di Diritto dell’economia nell’Università Europea di Roma – fa sì che a beneficiarne siano proprio gli utenti, che possono fare affidamento su “una facilità della diffusione delle app, sullo sviluppo di servizi, su un allargamento del mercato e sull’ingresso di nuovi soggetti”.
Ci si trova dunque di fronte, rileva l’esperta, a un duopolio tutt’altro che poco innovativo o chiuso, ma anzi piuttosto competitivo. Il settore è oggi fiorente e dato in netta crescita: nel 2021 saranno oltre 6 miliardi gli utilizzatori di app, con un mercato che dovrebbe quintuplicarsi rispetto a ora.

I POSSIBILI EFFETTI

Questo regime, però, potrebbe ora essere inficiato proprio dalla scelta della Commissione. In che modo? Per Alberto Mingardi e Massimiliano Trovato, rispettivamente direttore generale e ricercatore dell’Istituto Bruno Leoni, il costo più alto di sviluppo delle app e dello stesso Android è compensato proprio dagli accordi che Google stringe con i produttori e che consentono al colosso tech di offrire gratuitamente il proprio sistema operativo.
Al momento, hanno scritto Mingardi e Trovato su Politico.eu, “i ricavi generati (direttamente) attraverso la vendita di app e (indirettamente) attraverso la pubblicità collegata alle ricerche contribuisce a rendere questo business redditizio” e, dunque, sostenibile.

LA POSIZIONE DI GOOGLE

Aspetti che ora, ha reso noto un portavoce di Google dopo la decisione della Commissione Ue, potrebbero venire meno. “Android”, ha dichiarato la società di Mountain View, annunciando battaglia, “ha creato più scelta per tutti, non meno: un ecosistema fiorente, innovazione rapida e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza. Faremo appello contro la decisione della Commissione”.

IL RILANCIO DI BRUXELLES

Parole che non hanno scalfito l’opinione di Berlaymont che, anzi, ha rilanciato. Nel presentare oggi la decisione dell’Antitrust Ue, la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha usato parole dure, dicendo che Google deve “porre fine alla sua condotta illegale entro 90 giorni in modo effettivo” e se non lo farà “sarà soggetto a una penalità fino al 5% del giro d’affari globali giornaliero di Alphabet”, la holding del colosso americano.
Nonostante lo scenario, Bruxelles sembra dunque intenzionata a proseguire su questa strada. Tuttavia, ritengono molti addetti ai lavori, sarà il mercato a imporre presto qualche ripensamento.



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