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Intelligenza artificiale, la ricerca italiana si allea nel nuovo Laboratorio nazionale del Cini

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Con l’intento di recuperare un ritardo che vede già avanti colossi come Stati Uniti e Cina, ma anche Stati europei come Francia e Germania, il mondo della ricerca italiano lavorerà in sinergia per consentire al Paese di essere all’avanguardia in una delle tecnologie che più faranno la differenza nei prossimi anni: l’intelligenza artificiale. Per farlo, si riunirà sotto un unico ‘tetto’, quello di un nuovo Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti coordinato dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (Cini) presieduto dal professor Paolo Prinetto.

L’INIZIATIVA

L’iniziativa, che sarà presentata mercoledì a Roma nel Dipartimento Informatica, Automazione, Gestionale della Università Sapienza, è motivata dalla consapevolezza, manifestata dai promotori, “del valore strategico della ricerca in questo campo, paragonabile alla diffusione dell’elettricità nel XIX secolo”.

Del Laboratorio, guidato dal direttore Rita Cucchiara dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e dal vicedirettore Marco Gori dell’Università degli Studi di Siena, fanno parte a oggi oltre 600 ricercatori italiani di 40 Università e dei principali centri di ricerca, quali il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Italiano di Tecnologia e la Fondazione Bruno Kessler.

Obiettivo principale: contribuire a iniziative scientifiche e tecnologiche in atto nel Paese quali i Cluster Nazionali e i Competence Center del programma Impresa 4.0, ma anche alle attività di ricerca industriale e della Pubblica Amministrazione.

LE PAROLE DEL DIRETTORE

“È la prima volta”, spiega il direttore Cucchiara, “che l’informatica italiana manda un segnale così forte della sua presenza e della consapevolezza che l’Italia deve e può giocare una grande partita nello sviluppo delle tecnologie del futuro. I sistemi intelligenti artificiali sono frutto dell’intelligenza umana. Vogliamo che sia anche italiana”.

LE INIZIATIVE ITALIANE ED EUROPEE

Nonostante l’Italia abbia infatti una grande tradizione nell’Ia, si avverte da tempo l’esigenza di unire le forze di università e centri di ricerca per porre le basi per un efficace ecosistema italiano dell’intelligenza artificiale, che possa essere inclusivo di tutte le competenze e votato a evidenziare le eccellenze nazionali per rafforzare il ruolo scientifico e tecnologico del Paese.

Nel Vecchio continente, nazioni come la Francia si sono già mosse lanciando iniziative – come quella voluta dal deputato di En Marche e celebre matematico Cédric Villani – volte ad attirare ingenti investimenti privati in questo settore.

Roma, invece, si è per il momento limitata a una riflessione, avviata dall’AgID con uno specifico rapporto, su come implementare l’Ia nella Pa.
A guidare il campo della ricerca in Ia sono senza dubbio Washington e Pechino, che più di altri stanno puntando su questa tecnologia e sulle sue applicazioni. In Europa, malgrado qualche tentativo di fare squadra, si registrano invece – secondo gli addetti ai lavori – iniziative ancora troppo frazionate, attraverso le quali è complesso generare quella ‘massa critica’ necessaria per fare piena innovazione.

Molto, rilevano gli addetti ai lavori, dipenderà anche da come l’Italia e il resto dei Paesi europei riusciranno a sfruttare le opportunità e le risorse che arriveranno, anche per questo ambito, dall’Unione europea.

IL RUOLO DI BRUXELLES

L’Europa, ha spiegato in un recente evento organizzato da Formiche e Cyber Affairs Beatrice Covassi, capo rappresentanza in Italia della Commissione europea, punta “da un lato a stimolare un dibattito su alcune questioni etiche e di responsabilità civile, ad esempio nei campi della robotica o dei dati che vengono utilizzati per sviluppare nuove tecnologie”. Dall’altro mira a “far sì che le tante eccellenze che già ci sono in Europa e in Italia trovino il modo di poter fare sistema”. Fondamentale, in questo quadro è il tentativo, anche grazie a un recente piano sull’Ia, di innescare “un forte avvio degli investimenti, che rappresentano una parola chiave: serve una base sulla quale anche gli investitori privati possano moltiplicare i loro sforzi”.

Con Horizon2020″, ha proseguito Covassi, “per l’Ia “abbiamo già investito 1,5 miliardi di euro”. Ne servirebbero però di più “per avere un effetto significativo”. Per questo, “la Commissione Ue ha proposto nelle nuove prospettive finanziarie di investire circa 10 miliardi di euro per il digitale, la robotica, i big data e, in particolare, per l’intelligenza artificiale”.

L’IMPATTO DELLA NUOVA TECNOLOGIA

Non sottovalutare questa nuova frontiera tecnologica è cruciale per i destini del Vecchio continente. I recenti progressi nel Machine Learning e Deep Learning e la disponibilità di enorme potenza di calcolo hanno infatti portato il diffondersi dell’intelligenza artificiale e alla conseguente trasformazione di rilevanti processi sociali, economici e industriali.

L’Ia può essere un potente strumento per aumentare le capacità umane e per creare sistemi e robot autonomi e collaborativi ed è quindi importante capirne le potenzialità ma anche le implicazioni etiche e sociali.

Le nuove opportunità create dall’AI, rilevano i promotori del Laboratorio, si presentano infatti insieme a nuove vulnerabilità e rischi da non trascurare: la società e gli individui possono essere esposti a discriminazioni automatiche, violazione della privacy, perdita di autonomia e mancanza di trasparenza. Tali rischi possono minare la fiducia degli stakeholder e l’accettazione delle nuove opportunità offerte dalla tecnologia.

Per questo, il Cini intende approfondire e coordinare il lavoro di tutte le aree dell’Ia per sviluppare i componenti elementari delle nuove generazioni di sistemi e servizi intelligenti, in un lavoro che, nelle intenzioni, dovrebbe permettere di “comprendere in un unico paradigma molte tecnologie: dai sistemi percettivi ai sistemi di apprendimento e ragionamento automatico, ai sistemi intelligenti in grado di agire sull’ambiente, dai nuovi sistemi e servizi informatici quali i sistemi di retrieval, di Q&A, e di profilazione di utenti, fino ai sistemi orientati alla cybersecurity e all’analisi dei social network”.​

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