“Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia. Una risposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata”. Sono passati cinque anni dalla visita di Papa Francesco a Lampedusa, giornata che segnò duramente l’inizio del suo pontificato. Le foto di Jorge Bergoglio di fronte alla nave della Guardia Costiera, che getta in acqua una corona di fiori, e una volta compiuto il gesto, si sofferma in preghiera e meditazione per le tante vittime che in quei giorni venivano inghiottite dalle acque del Mediterrano, hanno segnato un vero e proprio marchio di fabbrica della predicazione e della missione del pontefice argentino venuto dalla fine del mondo, e presentatosi al balcone di piazza da San Pietro con un sobrio e inaspettato “buonasera”.
Stamattina il pontefice, ricordando quella significativa giornata, ha celebrato di fronte al trono ligneo dell’Altare della Cattedra di San Pietro, nella Basilica Papale, la “Santa Messa per i migranti”. E come di consueto, non ha avuto esitazioni nel pronunciare parole nette e dirette, tanto che saranno molti quelli a cui fischieranno le orecchie, dai palazzi dell’Unione Europea fino a quelli del nuovo esecutivo. E in quest’ultimo caso uno su tutti, è l’impressione diffusa, il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, ovvero la personalità incaricata di occuparsi del problema dei migranti in Italia e allo stesso tempo il politico che è più intimamente coinvolto dalla tematica, cuore del progetto politico leghista volto però ad affermare uno “stop all’invasione”. Di fronte al Papa, le immagini del Centro Televisivo Vaticano mostrano i volti di diversi rifugiati, tanto distesi quanto commossi nel ricordo delle persone che, come loro si sono avventurati in mare in cerca di una quasi immaginifica Terra promessa, l’Unione Europea, ma che al contrario di loro non ce l’hanno fatta, e il cui viaggio si è interrotto prima, tragicamente annegati assieme ai loro barconi fatiscenti.
Quegli stessi volti che difficilmente però entrerebbero nelle pagine social del ministro dell’Interno, più intento a sbeffeggiarli che a mostrare loro caritatevole compassione. “Cinque anni fa, durante la mia visita a Lampedusa, ricordando le vittime dei naufragi, mi sono fatto eco del perenne appello all’umana responsabilità: Dov’è il tuo fratello? La voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio”, ha così affermato il Papa durante la celebrazione. “Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Purtroppo le risposte a questo appello, anche se generose, non sono state sufficienti, e ci troviamo oggi a piangere migliaia di morti”. Parole quindi pronunciate, in tutta evidenza, con la mente rivolta ai naufragi delle ultime settimane avvenuti nel Mediterraneo a seguito di quella mortale commistione tra la linea dura promossa dall’attuale esecutivo, l’indifferenza dell’Unione Europea e l’incapacità generale di affrontare la piaga della tratta schiavistica in nord-Africa.
A cui è seguito il duro scontro istituzionale tra il governo italiano e quello francese del presidente Emmanuel Macron, che dopo essersi detto “disgustato” ha visto indicarsi come “nemico numero uno” da parte dell’omologo di Salvini nel ruolo di vice premier, ovvero Luigi Di Maio. “Io sono stufo dei bambini che muoiono nel mar Mediterraneo perché qualcuno li illude che ci sia in Italia e in Europa lavoro per tutti. Sono stufo di questi morti di Stato”, è la linea affermata in più occasioni da Salvini, che tuttavia ha rivelato in esclusiva a Formiche.net di essere disposto ad avviare un progetto di corridoi umanitari sul modello proposto dalla Comunità di Sant’Egidio.
D’altronde se l’intenzione del leader leghista è quella di dialogare con il mondo cattolico senza preclusioni, volontà fatta trapelare più volte nei suoi interventi, sarà difficile non ascoltare le parole dell’attuale capo della Chiesa, Papa Francesco, quando dall’altare spiega che non è lui ma il Vangelo stesso, nello specifico nel passo di San Matteo 9,13 in cui si legge “Misericordia io voglio e non sacrifici”, a compiere per primo “un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole sporcarsi le mani, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano”. È perciò evidente la difficoltà, per chiunque sia intenzionato ad accreditarsi all’opinione pubblica come bravo cattolico, nel fare orecchie da mercante, in quanto non si tratta di un qualunque parroco di campagna, come nel caso di don Federico Pompei (riportato qui da Formiche.net), ma del Pontefice Regnante.
“Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”, ha aggiunto Bergoglio durante la celebrazione, che stona se messa in confronto alla tappa salviniana presso l’hotspot di Pozzallo, altro luogo simbolico per quanto riguarda la questione degli sbarchi. “Basta con la Sicilia campo profughi d’Europa”, sono state le parole del titolare del Viminale in quell’occasione. Oggi, ha ricordato invece Francesco in maniera enfatica dalla Basilica di San Pietro, “quanti poveri sono calpestati! Quanti piccoli vengono sterminati! Sono tutti vittime di quella cultura dello scarto che più volte è stata denunciata. E tra questi non posso non annoverare i migranti e i rifugiati, che continuano a bussare alle porte delle nazioni che godono di maggiore benessere”.
Tutto ciò anche per arrivare alla semplice conclusione, proprio nel momento in cui lo stesso Francesco approva le virtù eroiche del “sindaco santo” di Firenze Giorgio La Pira, spianando la strada per la sua beatificazione, che “politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate, che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti, che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso”. E che è per questo, ha concluso il Papa, che “seguiamo con attenzione il lavoro della comunità internazionale per rispondere alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee, armonizzando sapientemente solidarietà e sussidiarietà e identificando risorse e responsabilità”. Perciò: uomo avvisato, mezzo salvato. Dal mare o dal cielo.