I termini Crescita blu ed Economia blu sono sempre più spesso inseriti nelle agende strategiche di ricerca e sviluppo economico di vari Paesi e regioni. Il riferimento è a tutte quelle azioni e programmi legati al mare e parte da un ovvio, ma spesso dimenticato, presupposto: il nostro pianeta è per il 71% coperto da acqua, di cui la maggior parte rappresentata da mari e oceani. Sorge spontaneo ricordare la celebre citazione di Arthur C. Clarke: “Com’è inappropriato chiamare questo pianeta Terra, quando invece è evidentemente oceano”.
L’uomo, nei suoi studi millenari, ha dedicato attenzione soprattutto a terra e cielo, quasi scordando questa strabiliante distesa di acqua. La parte blu del pianeta risulta infatti ancora in gran parte inesplorata, soprattutto nei fondali. Eppure, il mare e la vita nel mare determinano fortemente le dinamiche della Terra, influenzando il clima e l’aria che respiriamo, oltre a supportare un’immensa diversità di ecosistemi e di specie viventi. Il mare e l’umanità sono fortemente e indissolubilmente interconnessi.
Oggi l’attenzione al tema mare si sta finalmente diffondendo. In particolare, la strategia Blue growth, lanciata dalla Commissione europea, promuove un programma a lungo termine per una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo, riconoscendo che i mari e gli oceani rappresentano un motore per l’economia europea, con enormi potenzialità per l’innovazione e per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Se pensiamo al Mediterraneo capiamo subito come il tema sia affascinante e strategico, ma anche estremamente complesso, per la sovrapposizione di molteplici settori, priorità, esigenze. Il Mediterraneo, in un quadro europeo, rappresenta il 30% del commercio globale via mare e il 25% del trasporto mondiale di greggio, dispone di 450 porti e metà della flotta peschereccia dell’Unione europea ed è popolato da più di 150 milioni di abitanti in zone costiere, numero che raddoppia durante la stagione turistica. Rappresenta quindi uno straordinario bacino di opportunità da sviluppare.
Le sfide globali che affliggono il pianeta quali sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, fornitura di energia, risorse naturali e migliori cure mediche possono trovare indispensabili risposte in mari e oceani. Purtroppo, un utilizzo incontrollato della risorsa e un’insufficiente conoscenza hanno messo in pericolo il mondo blu, causa eccessivo sfruttamento, inquinamento, biodiversità in declino, cambiamento climatico.
Basti solo pensare al tema drammatico delle plastiche e microplastiche che ha dimensioni globali con preoccupanti conseguenze sulla salute. Lo sviluppo del potenziale degli oceani richiede quindi un approccio nuovo, responsabile e sostenibile, in linea con i principi dell’Onu (conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile).
Possibili soluzioni mirate a coniugare sviluppo, occupazione e crescita con sostenibilità e responsabilità possono e devono venire dal mondo scientifico grazie a una maggiore conoscenza del mare, allo scambio di dati e informazioni e alla progettazione di innovative soluzioni di sviluppo sostenibile. In tema di occupazione, l’Economia blu rappresenta, secondo la Commissione europea, circa 5,4 milioni di posti di lavoro con una significativa prospettiva di crescita.
Servirà una forza-lavoro opportunamente qualificata, in grado di applicare tecnologie avanzate, in un approccio integrato e responsabile: un “nuovo scienziato marino-marittimo del XXI secolo” capace di gestire una prospettiva trasversale e multidisciplinare. Con la Crescita blu emergeranno anche nuove categorie di posti di lavoro, in gran parte ancora da inventare (ricordiamo che il 65% dei bambini che entrano oggi nella scuola primaria finirà per lavorare in tipi di lavoro completamente nuovi che non esistono ancora).
La conoscenza e la formazione blu rappresentano quindi i settori su cui si deve investire, ricordando che il mare è fonte di crescita, sviluppo e occupazione e danneggiare il mare significa danneggiare la vita e il futuro di tutti, specialmente in Italia, uno stivale immerso nel blu.