Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno due anni di tempo per recepire negli ordinamenti nazionali le norme contenute nel “Pacchetto sull’Economia Circolare”, approvato tra maggio e giugno dal Parlamento europeo e dal Consiglio e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione lo scorso 14 giugno. Stiamo parlando di alcune direttive in materia di rifiuti: direttiva “quadro”; imballaggi e rifiuti di imballaggio; discariche; pile e accumulatori; apparecchiature elettriche e elettroniche.
Edizioni Ambiente ha pubblicato, in questi giorni, un agile volumetto (“Il Pacchetto Economia Circolare”), un vero e proprio “manuale operativo” per tutti quelli che operano nel settore, che con queste norme dovranno confrontarsi una volta diventate leggi nazionali. La prefazione è stata affidata a Simona Bonafè, relatrice al Parlamento europeo sul “Pacchetto”. Vengono presentate, in maniera ragionata, le novità legislative introdotte dalle nuove direttive e la versione coordinata della direttiva “madre sui rifiuti.
Ricordiamo alcune delle novità contenute nel pacchetto europeo:
– Gli obiettivi di riciclo per i rifiuti urbani sono del 55% nel 2025, 60% nel 2030 e 65% nel 2035 (oggi siano al 42%);
– Viene rafforzata la responsabilità estesa del produttore, che si dovrà fare carico dei costi per una gestione efficiente della raccolta differenziata e per il rispetto dei target di riciclo;
– Per i rifiuti di imballaggio il riciclo passa dall’attuale 67% al 70% nel 2030 per il totale degli imballaggi. Variano gli obiettivi per i diversi materiali che, a parte per la plastica, sono stati già tutti raggiunti;
– Lo smaltimento in discarica non dovrà superare il 10% dei rifiuti urbani prodotti. Oggi in Italia la media è del 26%, con grossi squilibri tra Nord e Sud;
– Per ridurre gli sprechi alimentari vengono introdotti target di riduzione degli sprechi del 30% al 2025 e del 50% al 2030.
Come scrive la Bonafè, l’economia circolare “rappresenta il primo passo di un importante processo che porta da un’economia lineare a un’economia circolare e che avrà un impatto concreto sulla vita di imprenditori e cittadini: a partire dai 600 miliardi di risparmi annui per le aziende, ai 140 mila posti di lavoro in più, ai 617 milioni di tonnellate di CO2 in meno entro il 2035, a bollette sui rifiuti più leggere”.
I temi relativi all’economia circolare e al recepimento delle nuove direttive, sono stati anche oggetto di confronto nel tavolo convocato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, lo scorso 26 luglio, al quale hanno partecipato gli assessori regionali all’ambiente e i due sottosegretari Vannia Gava e Salvatore Micillo. “Questo tavolo – ha dichiarato il ministro – è fondamentale per lavorare insieme, condividere i problemi, trovare le soluzioni, ma anche conoscere le migliori pratiche già attive”. È stata, intanto, avviata al ministero la consultazione pubblica, dal 30 luglio al 1° ottobre, sul documento “Economia circolare ed uso efficiente delle risorse – Indicatori per la misurazione dell’economia circolare”.
Come ricorda Simona Bonafè: “L’Europa ha assolto il proprio compito: adesso tocca agli Stati membri dimostrare che la salvaguardia dell’ambiente, il risparmio delle materie prime, prospettive di new business per le imprese e risparmi per i cittadini non sono priorità soltanto a parole, ma nei fatti”.