Il capo dell’ufficio finanziario della Trump Organization ha ricevuto l’immunità dai procuratori federali del distretto di New York che sta indagando le imputazioni penali relative al pagamento di somme di denaro a Stormy Daniels e Karen McDougal, due donne con cui Donald Trump avrebbe avuto rapporti sessuali adulteri.
I pagamenti sono avvenuti durante la campagna presidenziale del 2016, e per ammissione reo-confessa di Michael Cohen – ex avvocato di Trump ed esecutore materiale dei pagamenti – sono stati usati indirettamente fondi del Comitato elettorale. Una violazione di leggi federali, dato che l’avvocato ha ammesso che lo scopo era ottenere il silenzio delle due donne in modo da non influenzare negativamente il corso delle elezioni e di aver agito su “indicazione” del candidato (cioè l’attuale presidente degli Stati Uniti).
Il Cfo Allen Weisselberg – identificato nei verbali del tribunale in “Executive-1”, scrive il Washington Post –avrebbe contribuito ad autorizzare 420mila dollari in rimborsi a Cohen e gli è stata concessa l’immunità il mese scorso in cambio della testimonianza davanti a un gran giurì sul suo ruolo nei pagamenti.
Secondo il pubblico ministero, Cohen ha inviato una fattura a Weisselberg a gennaio 2017 per “Pagamento dei servizi resi per il mese di gennaio e febbraio 2017”, che ha rispecchiato il pagamento di 130mila dollari versati dall’avvocato a Stormy Daniels nell’ottobre 2016, nonché ulteriori 50mila per “servizi tecnologici”. Weisselberg ha ordinato a un altro dirigente della Trump Organization di “pagare dal Trust” e di registrarle come “spese legali”, ma Cohen non ha prestato nessun servizio professionale alla TrumpOrg.
I dirigenti della Trump Organization, oltrettuto, “incassavano” a fini fiscali “il rimborso, raddoppiando la fattura a 360mila dollari, aggiungendo un bonus di altri 60”. Dopo essere stato eletto, Trump ha consegnato il controllo delle sue attività finanziarie e interessi commerciali a due fiduciari: il figlio Eric Trump e Weisselberg. Non è chiaro quanto quest’ultimo fosse a conoscenza di tutto il giro di soldi: forse l’immunità gli è stata concesso proprio perché colpevole di un reato in modo involontario, sul quale però può portare testimonianze dirette.
Dunque, attualmente il pattern attorno al presidente è questo. Primo, il suo ex avvocato, amico e uomo di fiducia per gestire le questioni più scabrose, ha confessato per ricevere una pena ridotta di aver utilizzato soldi suoi, poi risarciti tramiti giri illegali dalla campagna elettorale, per pagare due donne che avrebbero avuto relazioni intime con Trump, allora candidato, e di averlo fatto su stessa indicazione di Trump per non far uscire le storie, le quali avrebbero potuto rovinarne l’immagine elettoralmente.
Secondo, il magnate dei tabloid americani, amico e confidente di Trump, David Pecker, dice di aver comprato una delle storie – quella di McDougal – da Cohen, ottenendo un accordo di non divulgazione dalla ragazza (poi non rispettato, apparentemente) e averla sepolta all’interno di una cassaforte del National Inquirer (il più importante e trumpiano dei tabloid di Pecker) per non renderla mai pubblica.
Terzo, il capo delle finanze della della Trump Organization – vicepresidente esecutivo e direttore finanziario dell’organizzazione per decenni, forse colui che conosce meglio i meccanismi della società che fa capo alle società di Trump – dice di aver rimborsato dei soldi a Cohen, probabilmente usati per pagare Stormy Daniels, gonfiando poi le fatture (e ora i procuratori del distretto di Manhattan stanno indagando anche per l’eventuale frode collegata).
Attenzione: i procuratori del Southern District di New York che stanno conducendo queste indagini hanno agito su richiesta del consulente speciale Robert Mueller, che è il titolare della maxi-inchiesta sulle interferenze russe alle presidenziali, sulle eventuali collusioni del team Trump, sui possibili ostacoli alla giustizia messi dal presidente. L’indagine su Cohen et alii è formalmente scollegata, ma non è detto che gli imputati, patteggiando, non abbiano accettato di rivelare quel che sapevano sui dossier esaminati da Mueller.