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Tutti connessi, tutti più soli. Ecco l’Italia del 2018 secondo il Censis-Auditel

Sempre più connessi ma anche sempre più soli. Come a dire, che prezzo ha l’innovazione? Questa la domanda di fondo nel corso della presentazione, questo pomeriggio presso la sala Zuccari del Senato, del primo rapporto Censis-Auditel, dedicato alle famiglie italiane e ai loro stili di vita. I numeri, si sa, non mentono mai. E quelli diffusi dal Censis non mentono proprio.

TUTTI CONNESSI

Eccoli. Possiedono un collegamento a internet l’82,2% delle famiglie italiane che diventa il 98% tra quelle con capofamiglia con età fino a 34 anni; il 48,8% delle famiglie ha connessione sia domestica che mobile, un ulteriore 31,9% (il 44,6% tra i giovani fino a 34 anni) ha solo mobile e quote di molto inferiori utilizzano le rimanenti modalità di connessione. I disconnessi, famiglie senza connessione a internet, sono davvero pochi, il 17,8%, pari a circa 4,3 milioni di persone: sono solo il 2,1% delle famiglie con capofamiglia giovane, il 4,3% per quelle guidate da un adulto e il 41,4% di quelle degli anziani. Nelle famiglie guidate da persone con età fino a 34 anni è più alta la disponibilità della connessione al web, in particolare quella mobile. “Connessi tutti, sempre e ovunque è lo stile di vita delle generazioni che stanno per diventare i protagonisti centrali della società. Considerando solo i connessi a internet, emerge che gli smartphone sono i grandi protagonisti della società connessa con oltre il 99% delle famiglie guidate da un millennial che hanno uno smartphone con cui possono connettersi, il 98% di 35-64enni e l’89,7% di anziani”, si legge nel rapporto.

UN AMORE DI SMARTPHONE

Ma è al capitolo smartphone che emerge tutta la dipendenza italiana dalla tecnologia. “Una persona, uno smartphone è la metrica ormai imperante in tutte le famiglie italiane”, scrive il Censis nel suo rapporto. “E per la gran parte lo smartphone è il canale più importante per la connessione sempre, comunque, ovunque”. Infatti, il 98% dei 18- 34enni, il 96,2% dei 35-64enni ed il 70,7% degli anziani (dato comunque molto elevato) dispone di uno smartphone che utilizza in via esclusiva e che per la grandissima maggioranza è utilizzabile per connettersi al web. Di più. Lo smartphone, si legge nel rapporto, “incarna l’erosione individualistica delle relazioni familiari: radica la fruizione individualistica dei contenuti sin nella quotidianità più intima”. Una indagine Censis del 2018 consente di stimare in 28 milioni gli utilizzatori notturni che lo hanno eletto a inseparabile partner sin nel proprio letto. Sono11,8 milioni coloro che indicano esplicitamente la fruizione sempre e ovunque dello smartphone sul web come una delle ragioni delle difficoltà relazionali nella coppia e nella famiglia.

MENO MALE CHE C’È (LA TV)

Chi l’ha detto che la televisione è roba da museo? Anzi, se c’è ancora un oggetto che, a differenza dello smartphone, unisce è proprio la tv. I quasi 43 milioni di apparecchi televisivi presenti nelle case degli italiani mostrano come la Tv sia molto lontana dall’essere un reperto archeologico. Nel 97% delle famiglie italiane c’è almeno un televisore. Il numero di apparecchi televisivi, scrive il Censis, è condizionato dalla presenza e dal numero di figli e dalla condizione socioeconomica. Ma il dato più significativo è un altro. E cioè che al netto delle persone che vivono sole, nel 65,7% delle famiglie italiane il numero di apparecchi televisivi è inferiore a quello dei componenti. La Tv dunque “quasi fisicamente, oltre che per prassi antica e consolidata, conserva un animo aggregatore ed è vissuta come strumento più collettivo che individuale di fruizione dei contenuti”.

CASE (MOLTO) TECNOLOGICHE

Una cosa è certa. Le case degli italiani sono stracolme di elettrodomestici tradizionali o apparecchi di ultima generazione. Tra tutti, tolta la televisione, ci sono 14 milioni di pc portatili (48,1%), 7,4 milioni di tablet (26,4%), 5,6 milioni di pc fissi (22,1%).  Rafforza il primato della tv questo dato: il 19,3% delle famiglie dispone di almeno un televisore connesso al web: smart Tv, o apparecchi tradizionali connessi al web con dispositivo esterno. Il forno a microonde, che ritroviamo nel 53% delle abitazioni, batte la lavastoviglie, utilizzata da quasi il 45%. Gli impianti di aria condizionata arrivano al 29,7%, mentre il sistema hi-fi con componenti separati al 16,5%. Cresce l’appeal esercitato dalla vasca idromassaggio: il 4,9% delle famiglie ne possiede una.

BAMBINI HI-TECH

Tutta questa tecnologia, nasconde però dei pericoli, soprattutto per i minorenni. “Il 18,8% dei 4-17enni utilizza il pc fisso in famiglia e il 2,8% ne ha l’utilizzo esclusivo, che diventa il 4,1% tra i 4-10 anni e il 1,4% tra gli 11-17enni. Il 17,8%, comunque, lo ha utilizzato almeno una volta per collegarsi a internet ed il 14,6% almeno una volta nei sette giorni precedenti l’intervista (il 3,1% dei 4-10 anni ed il 25,8% degli 11-17enni)”, si legge ancora nel rapporto. Il 36% dei 4-17enni utilizza il tablet familiare e il 9,2% di loro ne ha una fruizione esclusiva: è il 12,9% tra i 4-10 anni e il 5,6% tra gli 11-17enni. Il 34,2% vi si collega a internet, è il 30,6% dei 4-10 anni e il 37,7% degli 11- 17enni.

CRIMI E LA VIA DELL’EQUILIBRIO

Una lettura della situazione l’ha fornita Vito Crimi, sottosegretario all’Editoria e all’Informazione, ospite dell’incontro al Senato. “La risposta a tutto questo è nell’equilibrio. Cioè nel conciliare la necessità di innovazione con la salvaguardia delle relazioni umane che la tecnologia mette a dura prova. Questo è un Paese dove si parla meno ma dove c’è al contrario bisogno di banda larga. Bisogna unire queste due cose, senza stravolgere l’equilibrio. E sempre mantenendo il controllo sui minori. Perché se da una parte a tecnolgia può dividere, dall’altro può fornire gli strumenti per impedire degli effetti collaterali. Nel caso della smart tv, penso per esempio alla funzione parental-control, che consente l’oscuramento di alcuni canali. Ecco, io penso che la tecnologia offra queste opportunità”. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, nel suo breve indirizzo di saluto, ha puntato l’attenzione su di un dato: “il 26% degli italiani ha un tablet, 7,4 milioni di pezzi. Credo che il governo e la sua azione di vigilanza, debbano partire da questi numeri. Quanto la diffusione di questi strumenti possa aiutare o, al contrario, ledere le relazioni umane. Noi partiamo da questo dato”.

OCCHIO A NETFLIX

Crimi ha spostato poi la sua attenzione sui due campioni simbolo della nuova stagione tecnologica, Netflix e Spotify. “Occorre recuperare sin dall’infanzia la socialità e proteggere i minori. Rispetto al bombardamento digitale cui sono sottoposti i minori, Crimi ha invocato l’urgenza di un nuovo percorso educativo citando l’esempio dei “supermercati globali della nostra epoca: da Netflix il supermercato globale del cinema, a Spotify il supermercato globale della musica, che sì spingono i consumi, ma non consentono di monitorare l’utilizzo del denaro. Ancora pochi genitori sono a conoscenza degli strumenti di parental control”.

LA PARENTESI CASALINO

A proposito di tecnologia e del suo uso smodato, al convegno Censis-Auditel ha trovato spazio, a margine, anche il caso Rocco Casalino – Tesoro. Ancora Crimi, pressato dai cronisti: “Trovo gravissimo ciò che è successo con la diffusione dell’audio di Rocco Casalino. La violazione dovrebbe preoccupare principalmente tutti i giornalisti. Quando viene violata la regola non scritta nel rapporto tra giornalista e portavoce, viene bruciata la fonte e allora  mi chiedo a che gioco stiamo giocando”.

LA DISINTEGRAZIONE DELLA PERSONA

Secondo Giuseppe De Rita, presidente del Censis affiancato per l’occasione dal presidente della commissione per la garanzia dell’informazione statistica, Renato Loiero, il vero rischio di questo tsunami tecnologico è la disintegrazione del sistema famiglia. “La famiglia, collante della società, ha cambiato pelle con l’evoluzione sociale: siamo passati dalla famiglia spa, che combinava redditi e patrimoni, alla famiglia di cura, fino all’attuale rischio di una famiglia disintermediata, alle prese con le sfide che minacciano la relazionalità interna”. Secondo il sociologo a capo del Censis, “il consumo individuale legato agli smartphone connessi al web, fa saltare quella quotidiana ritualità conviviale costruita intorno alla visione dei programmi televisivi. Il rapporto Auditel-Censis ha messo sotto i nostri occhi la portata della sfida, visto anche l’intenso e precoce utilizzo dei device digitali da parte di adolescenti e bambini”.

LA COMPONENTE STRANIERA

Un’ultima considerazione è arrivata da Andrea Imperiali, presidente di Auditel. Il quale è tornato più sui dati del rapporto, rilevando come “prendendo ad esempio il dato sulla televisione, dobbiamo considerare la componente straniera, che si differenzia dalla famiglia anagrafica. Nel prossimo rapporto che redigeremo, noi come Auditel, dovremo anche tenere conto di questo dato, la componente immigrata”.

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