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Il gioco di specchi di Parigi e Mosca sulla Libia. L’analisi di Saini Fasanotti (Brookings)

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A meno di 24 ore dall’inizio della calma apparente a Tripoli dopo gli scontri degli ultimi giorni, gli attori che ruotano intorno alla regione hanno ricominciato a mettere sul tavolo le carte per la risoluzione di una situazione non più rimandabile. Ieri sera, prima dell’inizio del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere della questione, Mosca, tramite Lev Dengov, capo del gruppo di contatto russo per la soluzione del conflitto libico, ha fatto sapere di auspicare elezioni entro il 10 dicembre. “Dipende comunque dai cittadini libici e dal loro governo”, ha però sottolineato Dengov. L’inviato speciale Ghassan Salamè, in video conferenza, ha lanciato il monito per il mantenimento della tregua, analizzando l’effettiva possibilità per lo svolgimento delle votazioni, che sarebbero realizzabili ma che devono, secondo Salamè, rispettare diverse condizioni.

Su queste ultime evoluzioni messe in campo dalla comunità internazionale riguardo il caso libico, Formiche.net ha raccolto l’opinione di Federica Saini Fasanotti, consulente del Segretario alla Difesa James Mattis e analista della Brookings Institution di Washington. “Le elezioni sono il fulcro di quello che è un processo democratico che in Libia ancora deve iniziare. Non sono possibili elezioni serene e propedeutiche alla stabilità del Paese finché non ci saranno le milizie disarmate. Come potrebbe essere possibile avere serenità anche nei processi relativi ai seggi e al voto, chi garantisce che non ci siano brogli quando ci sono le milizie armate davanti ai seggi? L’errore alla base è proprio questo. Aver deciso una data, il 10 dicembre, quando tra l’altro non mi sembra che ci siano stati sviluppi nemmeno per quanto riguarda il referendum costituzionale”. E ancora: “È evidente augurarsi il meglio per il Paese, per la sua stabilità e per quella della sua popolazione. Ma ad oggi è un fatto assodato che la gente si trovi in una situazione di seria difficoltà, in cui fa le code per andare a prendere il pane, i soldi in banca e viene minacciata regolarmente dalle milizie. Tutto il processo per una concreta stabilizzazione è ancora in una fase embrionale, ed è per questo che le elezioni in questo momento sono davvero una scommessa pericolosa”.

E mentre anche la Francia resta ferma sulla sua posizione di traghettare i libici alle urne entro il 10  dicembre, dall’Italia Elisabetta Trenta al Corriere della Sera ha ribadito la volontà del governo di dialogare con tutte le parti, escludendo in maniera categorica un possibile intervento militare in Libia. “Anche perché cosa porterebbe? Ricordiamo tutti l’errore del 2011, che ha finito per creare maggiore instabilità mettendo a rischio in primis l’Italia. Dobbiamo ricordare le lezioni del passato”. E su Haftar: “penso che debba essere considerato un interlocutore in Libia, poiché rappresentativo di una realtà. Occorre dialogare con tutti”. E sulle elezioni entro la fine dell’anno conferma la posizione italiana sulla loro precocità: “Questo non lo diciamo solo noi, lo dicono anche i libici. Non si possono dettare tempi o date, solo i libici possono scegliere il loro futuro e in questo vanno sostenuti”. Trenta, come Salvini ha parlato di responsabilità della Francia per la crisi libica: “Non abbiamo detto nulla di nuovo, i francesi stessi hanno riconosciuto alcuni errori, ora quel che è importante è che l’Unione europea si mostri compatta al fianco dei libici”.

“Al ministro Salvini dico che non vi è un solo colpevole per la situazione odierna in Libia ma vi è un gruppo di Stati che destabilizza la situazione nel Paese e bisogna esercitare pressione su di loro perché smettano: questo porta alla morte dei civili”, ha detto all’Ansa sempre Dengov. “Tutti gli sforzi della comunità internazionale – ha aggiunto – vanno diretti alla ricostruzione della Libia”.

Secondo l’esperta della Brookings Institution, “Mosca è interessata da sempre alla Libia, sia per gli accordi che aveva in precedenza firmato con Gheddafi, sia perché la regione libica è una piattaforma interessante tanto per le grandi potenzialità energetiche quanto per quelle infrastrutturali. In secondo luogo non dimentichiamo la valenza della flotta russa nel Mediterraneo: la possibilità di avere basi Tobruk piuttosto che a Bengasi aprirebbe un altro scenario nuovo e non irrilevante”. Dunque, gli interessi di Parigi e Mosca convergono sulla Libia: “Non solo nella prospettiva economica ma anche geopolitica. Gli interessi di Francia e Russia sono simili ed è per questo che fanno fronte comune per le elezioni anche se, per quanto mi riguarda, rimane un errore. Spero di sbagliarmi ma la situazione resta difficile in questo momento, e non favorisce certamente un processo elettorale”, ha aggiunto Saini Fasanotti.

Nel pomeriggio ci saranno le audizioni di Trenta e Movaero sulla situazione e potremo chiaramente ascoltare le posizioni dell’Italia, già anticipate dalle parole del ministro della Difesa nelle sue interviste di stamattina, sulle prossime mosse nella regione libica. “Penso che nel corso delle audizioni di oggi i ministri Trenta e Tria saranno coerenti con quanto detto fino ad ora. Appoggio completo al governo di Serraj e l’importanza alla missione Unsmil, prima di tutto. È necessario trattare con tutti gli attori in campo e quelli veri che in questo momento – non dimentichiamolo, sottolinea l’esperta – sono proprio le milizie, per quanto soggetti difficili nella relazione”.

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