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Di Maio ok su Ilva ma su reddito di cittadinanza… Parla il vescovo di Taranto

Nella notte, dopo diciotto estenuanti ore di trattative definite nella prima mattinata, si è conclusa la lunga vicenda dell’Ilva con la sigla dell’accordo. Tutto ciò facendo salire da 10.300 a 10.700 le assunzioni previste dal nuovo acquirente, il colosso industriale mondiale ArcelorMittal, capofila della cordata AmInvestco, che ha garantito l’impegno di assorbire gli esuberi a costo del lavoro invariato e riduzione dell’orario lavorativo. Entro il 14 settembre si svolgerà il referendum con i lavoratori, e nel caso, prevedibile, di esito positivo, prenderà il via la nuova fase. Da lungo tempo anche la Chiesa si è occupata della vicenda, in modo particolare tramite l’arcivescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro, presidente della commissione Cei per il lavoro, che l’ha commentata in questa conversazione con Formiche.net.

Nella notte è stato firmato l’accordo su Ilva, che non chiuderà e si integrerà con Ancelor Mittal, prevedendo oltre diecimila nuove assunzioni. Di che segnale si tratta?

Sicuramente si tratta di un segnale positivo, come punto di partenza che supera una situazione di insicurezza in cui tutti i lavoratori dell’Ilva e dell’indotto si trovavano, assieme a tutta la città di Taranto. È un punto di partenza positivo, che ha visto accolte le richieste dei lavoratori, che in varie occasioni avevo sempre sottolineato, cioè che non ci dovessero essere esuberi, e che fosse salvaguardato il lavoro dell’indotto e che ci fosse un adeguato piano ambientale di difesa della salute, della vita e dell’ambiente.

Per il ministro Di Maio si è raggiunto “il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili”, e soddisfazione è sembrata essere espressa anche da parte del Quirinale. È d’accordo?

Secondo me è stato importante dialogare con tutti, quindi i tavoli allargati sono stati opportuni. Il risultato ottenuto mi sembra soddisfacente e il lavoro fatto positivo. Certo, non si poteva più aspettare. Per cui l’azione del ministro Di Maio si è rivelata utile, anche se incombeva la data in cui si sarebbero esauriti i fondi per mantenere la fabbrica. Perciò è venuta al momento opportuno, e ci lascia, almeno sulla questione lavorativa degli operai, sereni. Rimane aperta la sfida ambientale su cui si nota un impegno del nuovo acquirente, quindi speriamo proprio che le buone intenzioni possano essere seguite da provvedimenti reali, che non inquinino la nostra città, e che si possa segnare un rilancio della qualità della vita in generale.

Nel contratto siglato si è parlato di innovazioni tecnologiche, ma quella riconversione ambientale dell’impianto chiesta dalle associazioni però non ci sarà.

Nel 2013 l’arcidiocesi di Taranto ha promosso un grande convegno sul tema di salute, ambiente e lavoro, dove avevo invitato uomini di scienza, del Politecnico di Milano e Torino, che ci avevano prospettato la situazione di altri siti che producono acciaio in Europa e nel mondo, e come altrove era stato possibile che l’innovazione tecnologica avesse cambiato la qualità dell’aria riducendo al massimo le emissioni di un’industria che produce acciaio, sottolineando l’importanza delle innovazioni tecnologiche. Quello che io sostengo è che questo è un passo decisivo. Tutto lascia quindi sperare che in Italia accada quanto successo già a Duinsurg, Linz e Bilbao.

Beppe Grillo anni addietro parlava di chiuderla per farne un parco giochi. Oggi c’è chi parla di sconfitta di una politica strumentale e di prevalsa del buon senso.

Su questo mi rifaccio a ciò che ha detto il ministro Di Maio quando è venuto a Taranto in campagna elettorale. Mentre i rappresentanti del M5s del posto parlavano di stop all’Ilva, e quindi di chiusura, Di Maio ha parlato di chiusura delle fonti inquinanti. Già allora gli ambientalisti e molti grillini sono rimasti un po’ scettici, ma questa è la posizione che lui ha portato avanti, quella da noi sempre sostenuta: l’importante è che la fonte del’inquinamento sia bloccata o perlomeno sempre sotto controllo e dentro i livelli indicati dalla comunità europea e dall’Italia. Di Maio ha portato avanti, spinto dalle circostanze, un’affermazione già fatta in campagna elettorale. Poi la galassia ambientalista è fatta di tante voci, molte delle quali realmente rimaste scontente. Ma capisco bene il ministro che, quando si trova a governare, deve tenere conto di tutti i fattori. In primo luogo, chiaramente, vita e salute degli operai e del Paese, ma poi anche dei fattori economici che pesano sul futuro occupazionale di tante persone.

Per una città economicamente legata alla siderurgia da quasi 60 anni, sarebbe stato pensabile chiudere l’azienda parlando di riconversione del territorio ad altre attività? O si possono coniugare l’innovazione tecnologica dell’azienda con un rilancio del turismo?

Ho sempre sostenuto che l’Ilva come sta adesso non va bene, e deve essere profondamente riformata, e rivista, ma non chiusa. Ecco, il ministro ha ritenuto che il nuovo acquirente garantisse questo aspetto, altrimenti non avrebbe firmato. Io ho sempre però sostenuto, con le voci più attente del nostro territorio, l’importanza di non fermarsi solo alla produzione all’acciaio. Noi abbiamo come terra e come territorio una vocazione originaria, che è quella della agricoltura di eccellenza: pensiamo alla produzione di agrumi, vino, ai frutti fatti della terra, quindi allo sviluppo della miticoltura, dei frutti di mare, di ciò che proviene dal mare. E poi giustamente il turismo, e la valorizzazione di una cultura, di una storia e di una tradizione. L’aspetto industriale è un aspetto ma è giusto che il governo si impegni per non fossilizzarsi sulla monocultura dell’acciaio. Altro tema è quello della ristrutturazione e il risanamento della città vecchia, e quindi di mettere a disposizione di tutta la realtà di Taranto e della città vecchia di quelle zone economiche speciali promosse dal governo anteriore ma che possono essere una opportunità positiva.

Da adesso in poi come procedere, dal punto di vista delle relazioni con i corpi intermedi e il confronto con le persone che abitano in quel territorio?

L’auspicio è che innanzitutto le persone siano ascoltate. Ha fatto bene, dicevo già, il ministro Di Maio a realizzare vari tavoli. Io ho fatto 27 anni il missionario in America Latina, e ho imparato che quando c’è un problema, prima di fare piani sulla testa delle persone bisogna ascoltarne le esigenze. Quindi ho imparato a fare delle assemblee popolari. Le facevo in Brasile e così affrontavamo i problemi, per poi battersi nel confronto del governo e della autorità pubbliche. Le ho fatte anche qui nella città vecchia, due assemblee popolari, a cui hanno partecipato il sindaco Stefàno e il governatore Emiliano, nel salone dell’episcopio. E le persone hanno manifestato le loro esigenze. Da quel momento in avanti, la ricostruzione urbanistica della città vecchia non è stata più pensata a prescindere dalla ricostruzione urbana delle persone, dall’ascoltare la gente e farsi interprete dei suoi bisogni. Come vescovo ho una funzione pastorale che parte dall’ascolto e quindi dalla vicinanza ai drammi delle persone, offrendo il conforto, certo, della vicinanza del Vangelo, ma anche cercando di rendere le persone un soggetto che sia ascoltato a livello nazionale. Di fatto per anni la situazione di Taranto è stata di fatto abbandonata, adesso speriamo che cominci una nuova stagione.

Il Papa oggi ha rilasciato una lunga intervista sul Sole 24 Ore toccando numerosi temi del lavoro, citando la coscienza di un’appartenenza comune e rallegrandosi del fatto che c’è sempre maggiore attenzione nel mondo sui temi ambientali. “Il punto nodale è che parlare di ambiente significa sempre anche parlare dell’uomo: degrado ambientale e degrado umano vanno di pari passo”, e “lo sviluppo della dimensione ecologica ha bisogno della convergenza di più azioni: politica, culturale, sociale, produttiva”, ha detto il Papa. Insegnamenti che si possono applicare al caso Ilva?

Certamente. La prima cosa che ho fatto questa mattina è stato comprare il giornale e leggere l’intervista. Un’intervista straordinaria e bellissima, che per noi qui a Taranto sarà molto importante. Certo, è lo sviluppo della Laudato Sì, di cui ne dettaglia molte informazioni. Il perno di tutta l’azione è il concetto di ecologia integrale: non solo la difesa dell’ambiente ma della società, quindi ecologia sociale. E poi, ecologia della vita quotidiana. Quindi la vicinanza alle persone, e non considerare un aspetto separato dall’altro. Non considerare lo sviluppo industriale separato dalla persona umana e dall’ambiente. E non considerare l’attenzione all’ambiente separato dalla questione sociale, umana e culturale. Una vera ricchezza e un dono ulteriore che ci è stato fatto dal Papa e che ci orienta come punto di partenza in questa nuova fase della situazione tarantina.

Un passaggio molto ripreso dai media è quello sul tema dei sussidi. Il Papa ha detto che “la persona che mantiene se stessa e la sua famiglia con il proprio lavoro sviluppa la sua dignità; il lavoro crea dignità, i sussidi, quando non legati al preciso obiettivo di ridare lavoro e occupazione, creano dipendenza e deresponsabilizzano”, ed è stato ripreso come un messaggio indiretto al reddito di cittadinanza del M5s.

Quello che dà dignità non è il reddito ma il lavoro perché la persona si realizza nel lavoro, perciò sono in piena sintonia con il Santo Padre. Il Papa non ha presente direttamente i Cinque stelle, dice che i lavoratori che ricevono senza lavorare non realizzano sé stessi, tanto è vero che troveranno mille altre forme per fare lavoretti. Il punto centrale da mettere in evidenza è che il Papa ha presente il principio fondamentale, che la persona realizza quando lavora e non quando vive della rendita dei genitori, di altri redditi o di guadagni illeciti. Ma quando applica l’intelligenza, la creatività, la passione, il sacrificio nel lavoro che fa. Questa è la realizzazione della persona.

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