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Ecco come l’Italia si prepara alla conferenza sulla Libia

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Riapre l’aeroporto di Mitiga a Tripoli e Al Serraj assume il ruolo di ministro della Difesa, finora rimasto scoperto, a seguito della rimozione di Mahdi Al-Barghathi. Sono queste le ultime notizie dopo la tregua degli scontri, avviata da ieri nella regione libica. E mentre si continua il conto delle vittime degli scontri e l’attenzione delle Nazioni Unite alla situazione è stata confermata dall’ultimo Consiglio di Sicurezza, tutto sembra riacquistare una fragile tranquillità, almeno apparente. Intanto, da un lato a Roma il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e quello della Difesa Elisabetta Trenta si sono riuniti per discutere delle ultime novità in proposito e dall’altro il presidente Emmanuel Macron ha telefonato al premier di accordo nazionale Al Serraj per sottolineare la necessità che la comunità internazionale rimanga unita “per agire contro tutti coloro che cercano di frenare o indebolire il processo politico volto all’organizzazione delle elezioni attese dal popolo libico”.

MOAVERO RISPONDE A MACRON

Per il capo della Farnesina “c’è un nemico di tutti in Libia ed è l’estremismo, il fondamentalismo. Non è questione solo di bisticci, competizione con questo o quell’altro Paese europeo”, ha detto Moavero alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato. Lo ha detto il ministro degli Esteri alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato. “Con la Francia abbiamo fatto una dichiarazione appena due giorni fa, anche il 1 settembre. Mi riconosco nelle dichiarazioni del presidente Macron sulla necessità di dialogare con tutti e sostenere lo sforzo”, ha poi sottolineato rifacendosi alle ultime dichiarazioni di Macron al premier Serraj, aggiungendo però: “Che poi nell’Unione europea esista da sempre una miscela di cooperazione e competizione non lo scopriamo qui – ha aggiunto il ministro degli Esteri -. Sono dinamiche che vanno bene se si tengono nei limiti della gestibilità”.

Sul prosieguo del processo elettorale in Libia, poi, Moavero è categorico, ribadendo quella che è l’assodata linea italiana: “La nostra posizione è che quando fare le elezioni lo devono stabilire i libici e le loro istituzioni. Noi non fissiamo date”. Ma non perde comunque occasione per lanciare una frecciatina all’Eliseo: “Su questa questioni esiste una dialettica, dentro e fuori l’Italia. Ma e’ curioso che le date siano stabilite dall’esterno”.

LE PAROLE DEL MINISTRO TRENTA

Elisabetta Trenta, nella sua audizione, conferma quanto detto stamattina al Corriere della Sera e alla trasmissione Agorà, aggiungendo come gli ultimi scontri avvenuti nella regione di Tripoli non siano il risultato di questioni politiche “ma del mancato rispetto di alcuni accordi di carattere economico e sul coinvolgimento nella questione della sicurezza della capitale, che ha provocato lo scontento delle fazioni escluse”. Sembra, dunque, trattarsi “di una situazione meno pericolosa di quella che sembra – ha continuato Trenta – correlata ad un riposizionamento delle milizie che puntano alla riduzione della influenza politica ed economica delle stesse, al conferimento di incarichi governativi per i propri appartenenti e al coinvolgimento ufficiale nelle attività di controllo del territorio”. Il problema, come ha affermato anche Federica Saini Fasanotti (Brooking Istitution) a Formiche.net questa mattina, è dunque quello della gestione e del coinvolgimento degli schieramenti ribelli nel processo democratico. Infatti Trenta aggiunge: “ Se non viene trovata la soluzione del problema delle milizie è inutile qualsiasi possibile soluzione politica, perché il prossimo Parlamento sarà sempre nelle loro mani”.

Un processo di stabilizzazione che, dunque, si preannuncia ancora lungo e tortuoso. “Il governo non ha mai sottovalutato le difficoltà del percorso avviato dal governo di unità nazionale libica: io stessa durante la mia recente visita ho ascoltato il premier al Serraj illustrarmi come il processo di stabilizzazione del Paese sia ancora lungo e come per giungere ad una Libia stabile servano forze di sicurezza professionali, unificate sotto un comando unico, ma dotate anche di adeguati equipaggiamenti e armamenti, oggi non disponibili per via dell’embargo delle Nazioni unite”, ha aggiunto il ministro della Difesa Trenta.

LA CONFERENZA DI NOVEMBRE IN SICILIA

Moavero Milanesi ha poi aggiunto particolari sulla conferenza programmatica che si svolgerà in Italia a novembre. Un vertice che vedrà tutte le parti in causa della regione libica, confrontarsi per una stabilizzazione e un dialogo duratuti nel Paese. Il capo della diplomazia italiana ha spiegato che “la conferenza sulla Libia si terrà in Italia a novembre nel formato ‘di Roma’, quindi con la partecipazione di Cina, Qatar, Stati Uniti, Lega Araba e Onu”. “Il luogo potrebbe essere la Sicilia, ma non e’ ancora stato deciso”, ha aggiunto Moavero.

L’obiettivo della conferenza sarà “l’attuazione del piano delle Nazioni Unite” e condizioni politiche e legislative che permettano di tenere elezioni, “qualora possibile entro l’anno”. E ancora: “Includeremo non solo i paesi interessati ma anche Cina, Stati Uniti, Unione europea, Lega araba, Turchia e altri paesi”. Gli argomenti principali saranno cinque: sicurezza, processo politico, riconciliazione nazionale, dimensione economica e sociale, rispetto diritti umani.

LA MISSIONE SOPHIA

Il ministro della Difesa ha poi parlato della missione EunavFor Med-Sophia, “su cui continuiamo ad avere il comando da giugno 2015, ha permesso l’arresto di 151 scafisti, di neutralizzare 550 natanti usati criminosamente, e ha permesso l’addestramento di 240 ufficiali della Marina e della Guardia costiera libica. A breve partirà un nuovo corso per altre 75 unità, presso la scuola sottufficiali della Maddalena. Circa il 70% del personale addestrato lavora già a bordo dei pattugliatori della Guardia costiera libica. Queste operazioni – cruciali per la Libia – si svolgono grazie ai finanziamenti dell’Unione europea. Questi dati dimostrano l’importanza dell’operazione, che contribuisce anche all’attuazione dell’embargo sulle armi in Libia, delle Nazioni Unite”.

ITALIA DEVE ESSERE PROTAGONISTA

Ponendo l’accento sulla posizione e sul ruolo italiano: Da parte nostra – ha spiegato – con il consenso del Parlamento faremo la nostra parte dando risposta alle esigenze di sicurezza libiche, in coordinamento con i nostri alleati e nel tradizionale rispetto delle risoluzioni Onu: intendiamo in questo modo contribuire ad un avvenire pacifico e a un nuovo e più stabile assetto del Paese, cosi determinante per gli equilibri di sicurezza di tutta l’area mediterranea e del nostro Paese. Per il raggiungimento di questo obiettivo contiamo sul pieno sostegno del Parlamento”. E ancora: “Lo scenario che oggi descriviamo non ci vede piu’ spettatori in Libia, come lo eravamo con il precedente governo, bensi’ attori protagonisti come Italia”, ha continuato Trenta.

SERVE RISPOSTA EUROPEA

Anche l’Europa è stata interpellata durante le audizioni di oggi pomeriggio. A tal proposito. “Con il consenso del parlamento, faremo la nostra parte, dando risposta alle esigenze di sicurezza libiche, in coordinamento con i nostri alleati e nel tradizionale rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. L’obiettivo, spiega il ministro della Difesa, è “contribuire ad un avvenire pacifico e a un nuovo e più stabile assetto per quel paese cosi’ determinante per gli equilibri di sicurezza di tutta l’area mediterranea e del nostro paese”.

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