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Leggete cosa dice (saggiamente) Giorgetti. Casalino epurerà anche lui?

Dopo Ignazio Visco (qui l’articolo), un’altro invito a pensarci due volte, tre se necessario, prima di sforare il deficit. Stavolta dalla politica, ma dai piani alti. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio ma soprattutto plenipotenziario di Matteo Salvini. Un messaggio chiaro e diretto in vista della scrittura del Def. Piano coi numeri a vanvera, il Documento di economia e finanza sarà il nostro biglietto da visita agli investitori in vista della manovra. Dunque, ricordiamoci che volenti o nolenti siamo parte integrante (per la verità fondatori) di un sistema europeo, con le sue regole e i suoi trattati.

Intervenendo a Lecco, al medesimo evento cui ha partecipato Visco, Giorgetti non se lo è fatto chiedere due volte se davvero uno sforamento del deficit corrisponda a un’eccessiva disinvoltura sul resto dei saldi di bilancio. “Non possiamo trascurare i vincoli e gli impegni che ci vengono dall’Europa per non esporre la finanza pubblica ad altri rischi. Abbiamo la necessità (e forse l’obbligo, ndr) di utilizzare al meglio tutte le risorse già disponibili”. Insomma, Di Maio e Salvini, a Tria non c’è bisogno di ricordarlo, non dimentichino chi siamo e dove siamo.

Chiuso il capitolo Europa, che cosa bisogna aspettarsi dalla prossima manovra? Crescere è d’obbligo, dice Giorgetti e per farlo servono investimenti e opere, che diano nuova linfa ai territori. Per questo  il governo sta lavorando “per procedere alla creazione all’interno della presidenza del consiglio di una cabina di regia che monitori lo stato di avanzamento e le eventuali difficoltà nella realizzazione delle opere pubbliche. Dobbiamo utilizzare al meglio tutte le risorse già disponibili”.

Sul piano interno dunque “dobbiamo puntare su una ripresa degli investimenti, mi riferisco non a progetti molto ambiziosi, ma piuttosto alla necessità di realizzare una sistematica manutenzione e messa in sicurezza di strade, autostrade, ponti, scuole e ospedali. Progetti concreti, che rispondono alle esigenze dei cittadini e che possono essere cantierabili in tempi ragionevoli. Ciò risponde alla volontà del governo di sostenere la domanda interna e realizzare tassi di crescita migliori”.

Da Roma a Bruxelles il passo è breve. E Giorgetti ha colto l’occasione lecchese per tirare la volata al piano Juncker da 300 miliardi, datato 2015 ma pur sempre attuale se correttamente usato. “Il piano Juncker, anche grazie alla Bei, si è rivelato più efficace del previsto laddove ha consentito di attivare, attraverso l’effetto leva, un ingente volume di risorse. Sarebbe quindi opportuno che l’Italia si facesse promotore di un rilancio di questo piano, che sarebbe decisivo per la crescita economica europea”. Che diranno a Bruxelles.

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