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Libia, il figlio di Gheddafi corre alle elezioni? Una buona notizia per l’Italia

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Come possono scompaginarsi gli equilibri internazionali in un Paese che versa ormai da troppo tempo in un grave stato di frammentazione e caos, la Libia lo sa bene. E lo sa anche l’Italia, insieme agli altri attori internazionali che negli ultimi mesi si sono susseguiti nel tentativo di mediare una situazione sull’orlo del baratro. Dopo la tregua del 4 settembre e le successive violazioni della stessa nel corso di quasi due settimane, l’Onu, attraverso le parole dell’inviato speciale Ghassan Salamè, ha annunciato che chiederà al Consiglio di Sicurezza l’introduzione di modifiche al piano d’azione per porre fine al conflitto nel Paese Nordafricano. Nel frattempo continuano a rincorrersi gli aggiornamenti sulle prossime elezioni nella regione. E ci sono novità importanti.

Il quotidiano pan-arabo al Araby al Jadid ha riportato la notizia secondo cui Saif al Islam, figlio del colonnello Gheddafi, avrebbe incontrato emissari emiratini ed egiziani di alto livello per discutere della situazione in Libia e di una sua possibile candidatura alla guida del Paese. Il tentativo portato avanti sarebbe dunque quello di riunificare le tribù e trovare un’alternativa politica condivisa alle attuale divisioni. A riguardo, Formiche.net ha ascoltato l’opinione di Michela Mercuri, esperta di Libia, che ha affermato come l’ipotesi di una discesa in campo di al Islam sia, in questo momento “un’ipotesi realistica,e il figlio di Gheddafi potrebbe ricoprire un ruolo importante nel futuro della Libia.” .

“Anche se il Cairo e Abu Dhabi si sono detti contrari in linea generale a tenere elezioni in Libia entro il dicembre del 2018, così come auspicato dal piano unilaterale di Macron, è comunque possibile ipotizzare che vi saranno più o meno a breve elezioni nel Paese. In questo contesto Saif al Islam rappresenta una figura chiave per tanti ordini di motivi. Il primo è innanzitutto che in questo momento ha dalla sua parte diverse tribù importanti che non si riconoscono nel governo di Serraj e neppure nel generale Haftar”, ha continuato.

E ancora: “In secondo luogo al Islam aveva già anticipato di volersi candidare a marzo del 2018, quando non era ancora chiara una data elettorale, raccogliendo il consenso di molti attori, regionali e internazionali, Egitto compreso. Ricordiamo, infatti, che in Egitto vivono più di un milione di libici. E questo perché Saif al Islam è una figura capace di ricompattare un buon numero di milizie, cosa che non sono riusciti a fare Serraj e Haftar e neppure gli attori esterni”.

Mercuri, inoltre, descrive il figlio del colonnello come “una figura particolare in Libia, che viene da un’educazione paterna e conosce bene il sistema tribale interno, conosce bene i capi tribù, ma soprattutto è una persona che ha dimostrato di avere un certo livello di apertura in Libia. Ha dato vita una fondazione caritatevole, ha attuato una politica di apertura nei confronti dell’opposizione islamista, dunque molto probabilmente gode dell’appoggio anche di molti attori interni”.

In definitiva, una “buona soluzione” quindi, anche nel segno della “competizione” tra Francia e Italia. Ad agosto, infatti, la notizia della sua candidatura era già trapelata e, sul filo della corsa sfrenata alle elezioni di Emmanuel Macron, era stato indicato come la figura prescelta dall’Eliseo. In questo senso però, Mercuri ci offre una visione alternativa e decisamente favorevole alle prospettive di Roma: “ Negli ultimi giorni, infatti, Saif al Islam avrebbe più volte accusato la Francia di aver ottenuto finanziamenti illeciti nel 2007 per la campagna elettorale di Sarkozy da parte del padre, prendendo dunque una posizione a loro piuttosto avversa. Inoltre, qualche tempo fa, quando si prospettava una sua probabile candidatura, Michele Marsiglia, il presidente di FederPetroli accolse con grande favore la notizia, dichiarando che una sua possibile vittoria sarebbe stata assolutamente gradita alle aziende petrolifere italiane”. Dunque “date tutte queste costatazioni vedo invece, più che con la Francia, possibile un allineamento del probabile candidato con l’Italia”, ha concluso Mercuri.

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