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La manovra di Salvini per conquistare credibilità. (Può funzionare)

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Un vertice ristretto ma non troppo. Un pugno di fedelissimi di Matteo Salvini si è riunito questa mattina, poco prima delle 11,  al Viminale per fare il punto sulla manovra autunnale. Già la prossima settimana infatti, gli uomini di Giovanni Tria si metteranno all’opera per redigere il Def, da presentare entro fine mese (anche se c’è sempre la possibilità che la nota di aggiornamento venga anticipata, in caso di nuove fiammate sui mercati) e per gettare le basi della stessa legge di Bilancio. Sarà bene per quel momento farsi trovare pronti e la stessa legge vale per Luigi Di Maio, che presto dovrà riunire i suoi per approntare un pacchetto Cinque Stelle.

Salvini, che ieri, come fatto notare questa mattina da Formiche.net, ha dato prova di essere molto più di un ministro, ha incontrato i suoi luogotenenti più fidati. Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio alla Camera, Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture, Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze al Senato e il consigliere economico del Carroccio, Alberto Brambilla.

Al tavolo erano presenti anche Dario Galli, sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio Durigon sottosegretario al Lavoro, il sottosegretario al Mef Massimo Bitonci e il vice ministro di Via XX Settembre Massimo Garavaglia. Naturalmente non poteva mancare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, accompagnato dai capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.

Ieri Salvini ha proferito parole che i mercati attendevano da tempo, soprattutto perché al netto di Tria, contobilanciano le ultime uscite di Di Maio. E cioè che “la manovra sarà rispettosa di tutte le regole europee”, compreso quel tetto del 3% sul deficit che è un po’ il vero spauracchio dell’Europa. Per poi, questa mattina su Facebook, fare un chiarimento che però sembra lontano dall’essere una vera polemica. “Ma come, se Francia e Spagna sforano da anni il tetto del 3% nessuno dice niente, mentre se l’Italia cerca di sfiorarlo per mettere in sicurezza il Paese e rilanciare i consumi degli italiani è un problema? Ma non erano indipendenti queste agenzie di rating?”.

Adesso però quello che davvero conta è il senso dell’incontro di stamani. Salvini ha dettato una linea che nei fatti ribadisce quanto detto ieri, all’uscita di Palazzo Chigi: il rispetto delle regole europee. E dunque, sì alla flat tax, si alla revisione della legge Fornero, sì al reddito di cittadinanza e si alla pace fiscale per la risoluzione dei contenziosi tributari ma, e qui è la differenza, non tutto e subito. E questo nel nome della salvaguardia dei conti pubblici, ragionamento in scia a quello di Tria: sì al contratto ma un pezzo alla volta.

Insomma un cronoprogramma a scaglioni, che dalle indicazioni emerse nel corso del vertice (ne è previsto un altro martedì prossimo, sempre al Viminale e con la probabile presenza del ministro dell’Economia), dovrebbe coprire un arco di tre anni. Sarà lo stesso Salvini, in coordinamento con Tria, a farsi carico di far pervenire a Bruxelles le giuste rassicurazioni. Quello che conta è che il meccanismo sia entrato in funzione, dando già in questa manovra la prova che il contratto non è carta straccia. Con ogni probabilità le prime indicazioni su cosa prevedere nelle ex Finanziaria, cioè quale carte pescare per prime nel mazzo flat-tax, reddito, pensioni e contenziosi, arriveranno con il Def.

“Siamo persone serie, il governo nasce per durare a lungo. Gli italiani ci premiano per chiarezza e coerenza, quello di oggi è stato il primo di una serie di incontri”, ha spiegato a valle della riunione lo stesso Salvini. “Abbiamo discusso su numeri, conti e tempi per realizzare nell’arco della legislatura le nostre proposte per famiglie e imprese: smantellamento della legge Fornero, flat-tax, pace fiscale e chiusura delle liti con Equitalia, meno burocrazia per aziende e partite Iva, eliminazione delle accise più vecchie sulla benzina, interventi a favore dei Comuni, grande piano nazionale di manutenzione ordinaria e straordinaria”.

Nell’incontro si è parlato anche delle opere infrastrutturali. L’orientamento sarebbe quello di posticipare le grandi opere e di partire dalle misure urgenti per la manutenzione del territorio. Ma qui, vista la delicatezza dell’argomento e gli interessi sul in gioco (Tav? Tap?), è meglio attendere notizie certe.

 



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