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Come si sta complicando la partita per il gas nel Mediterraneo orientale?

Si sta complicando la partita per il gas nel Mediterraneo orientale. A breve il presidente turco Erdogan si prepara a perforare vicino alla ZEE di Cipro: una provocazione sotto gli occhi del nuovo quadriumvirato composto da Israele-Egitto-Cipro-Grecia che viaggia, compatto, sotto l’ombrello protettivo di Washington, mentre da Ankara ecco l’ennesimo attacco da parte del ministro degli esteri Cavusoglu che arriva anche a minacciare le compagnie coinvolte nelle esplorazioni dei blocchi.

HUB GAS

La data è stata fissata da tempo: 13 settembre. A Tel Aviv si svolgerà un meeting significativo, il trilaterale Israele, Cipro e Grecia per definire la risposta da dare alla Turchia. Ma se da un lato Ankara ha deciso di sfidare l’occidente, dall’altro Exxon Mobil e Total hanno già siglato gli accordi del caso e sono scortati a “vista” dalle navi militari dei rispettivi paesi.

Israele e l’Egitto svolgono un ruolo primario in questo nuovo quadro. Le loro posizioni sulla Turchia sono note e non è un segreto che non gradirebbero una soluzione che favorisca Ankara, facendola diventare un player anche nel settore del gas. L’Egitto è più espansivo di Israele sul tema dell’aggressività turca nella zee di Cipro e Nicosia sa che può contare su un sicuro alleato: il generale Al Sisi infatti si colloca sia al fianco di Cipro sia che al fianco dei vicini islamisti nel Consiglio di Sicurezza.

Si aggiunga che in Egitto gioca un ruolo ormai consolidato Apache, il colosso statunitense che ha appena annunciato l’aumento di un altro miliardo nel pacchetto complessivo dei suoi investimenti in loco (di 9 mld complessivi), dettaglio che amplia di molto il ventaglio delle mosse successive alla scoperta di Zoh e di Noor da parte dell’Eni.

Israele gioca diversamente. Benjamin Netanyahu da tempo ha fatto presente ai propri partner il suo disagio nei confronti di Ankara anche per il caso iraniano, che vede Erdogan dialogare serratamente con Teheran. E la posizione di Tel Aviv è rafforzata in questo senso dal doppio via libera che gli arriva sui entrambi i dossier dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

ANKARA ATTACCA

Ma Ankara attacca ancora. “La disputa sul gas naturale è un esempio della miope politica del lato greco-cipriota”, ha detto il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, accusando Nicosia di ignorare i diritti turco-ciprioti sulle risorse naturali dell’isola.

“Con la loro esplorazione unilaterale di idrocarburi nel Mediterraneo orientale trascurano i diritti inalienabili dei turco-ciprioti. Proprio come non sono realmente pronti a condividere il potere con la parte turco-cipriota, non vogliono condividere le fonti naturali dell’isola. La Turchia ha avvertito i ciprioti greci sin dall’inizio di non prendere provvedimenti così irresponsabili. Se credono ancora di non aver nulla da perdere, si sbagliano” ha minacciato, per poi inviare un avvertimento alle compagnie energetiche impegate nella Zee affinché rivedano i loro costi per quanto riguarda il gas naturale cipriota.

DIPLOMAZIA

Un quadro che secondo molto analisti potrebbe essere calmierato proprio da un nuovo tentativo di riunificazione di Cipro, dopo il fallimento del vertice svizzero della scorsa primavera.

Secondo Kostas Apostolides, co-fondatore di Cyprus Institute for Peace, esisterebbe una convergenza sulla questione raggiunta tra il 2008 e il 2012 su alcuni punti, che potrebbero rappresentare una nuova base di dialogo tra Cipro stato membro Ue e Repubblica autoproclamata di Cipro turca nord non rionosciuta dall’Onu perché figlia dell’invasione turca del 1974.

Nel paper potrebbero entrare alcuni elementi. In primis l’area del mare, compreso il sottosuolo, che potrebbe essere una giurisdizione federale; in secondo luogo le imposte indirette e le accise di stampo federale. E proprio nell’alveo delle funzioni federali dovrebbro rientrare le risorse naturali tra cui l’acqua e gli idrocarburi. Un punto stretegico, questo, perché senza alcun appiglio di leggi e trattati, Ankara continua ad avanzare pretese sulla Zee di Cipro.

La bozza avanzata da Apostolides comprende la proposta di incamerare le entrate di tutte queste fonti meno i costi federali: e il resto distribuito agli Stati costituenti per integrare la propria tassazione. In questo senso potrebbe essere creato uno speciale ministero federale per raggiungere la convergenza economica, a causa della disparità di reddito tra la popolazione a nord ea sud della linea verde. Nel 2004 ciò era destinato a favorire la popolazione turco-cipriota che avrebbe ottenuto una quota sproporzionata di questi fondi in eccesso, comprese le entrate derivanti dagli idrocarburi. Anche per questa ragione, poi, il referendum sul cosiddetto Piano Annan venne bocciato dai greco-ciprioti.

Giace però ferma la proposta di legge del ministro delle finanze, Harris Georgiades, relativa alla costituzione di un fondo di investimento per i proventi del gas naturale, da utilizzare secondo gli stessi principi del fondo norvegese. Il ministero delle Finanze ha stimato entrate per 600 milioni di euro all’anno. Questa la ragione della straordinaria ostinazione di Ankara a voler prendere parte al progetto.

twitter@FDepalo


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