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Effetto Tap? Così l’Italia rischia di restare fuori da EastMed

La parte italiana ha assicurato che il progetto non sarà ostacolato. Ma filtrano ugualmente timori in relazione a due fattori: il gasdotto Tap, le cui proteste italiane in Puglia non si spengono e i tentennamenti del M5s che non sono passati inosservati e stanno creando una certa preoccupazione oltreoceano, dove si limano i dettagli di Eastmed.

Ecco che il progetto legato al nuovo gasdotto da 1.900 km potrebbe bypassare il nostro Paese e deviare in Serbia.

EASTMED

Ieri a Salonicco alla fiera internazionale il vicesegretario Usa all’energia Mark Menezes ha assicurato che entro il prossimo mese di dicembre sarà tutto deciso, dopo un mini vertice con i ministri di Grecia, Cipro, Israele e Bulgaria. Gli stessi si rincontreranno a Gerusalemme il 12 settembre con anche la presenza del ministro italiano, la cui posizione definitiva (accompagnata da dettagli operativi e strategici) è attesa da tutti, al netto dell’accordo intergovernativo già siglato tra Cipro, Italia, Israele e Grecia per il progetto nell’aprile 2017, alla presenza dei ministri Carlo Calenda, Steinitz, Stathakis, Lakkotrypis, e del commissario europeo per l’Azione sul clima, Miguel Arias Canete.

Ma il nodo sul gasdotto EastMed, che nella sua forma originale era stato progettato per essere lungo 1.900 km da Cipro all’Italia, potrebbe bypassare il nostro Paese e deviare in Serbia. Per cui si lavora ad un ventaglio di ipotesi che saranno vagliate tra due giorni nel vertice a cinque.

SALONICCO

L’occasione è stata la conferenza energetica per il sud est Europa promossa dalla Camera di Commercio ellino-americana alla presenza di Ceo di significative aziende operanti nel settore, oltre ai ministri dell’energia dei quattro paesi coinvolti (Italia assente, ufficialmente per la concomitanza con il meeting di Cernobbio e con la Fiera del Levante).

Il minimo comun denominatore di Grecia, Israele, Cipro e Bulgaria è la trasformazione dei Balcani nella nuova strada del gas con Tel Aviv e Nicosia a fare da propulsori (per la presenza dei nuovi giacimenti) e Grecia e Bulgaria da vettori per via del contemporaneo passaggio di Tap e Tanap.

Una prospettiva che vede il pollice in su da parte della Casa Bianca che ha stimolato, da oggi sino alla fine dell’anno, nuovi meeting tematici per approfondire trend e future alleanze, con già Romania e Serbia che potrebbero recitare un ruolo, e la Francia di Macron in tattica attesa: il Presidente ha fissato per novembre la sua visita ufficiale a Cipro, mentre oggi quello degli Esteri cipriota Nikos Christodoulides è a Berlino.

È allo studio, quindi, una proposta per modificare il percorso del gasdotto, in modo da non raggiungere in Italia, come previsto dal progetto iniziale: ragion per cui il meeting di Gerusalemme riveste un’importanza strategica anche per i riverberi relativi all’effettiva composizione dell’Eastmed.

BALKAN GAS HUB

Ma mentre si attendono precisazioni e conferme, gli altri attori procedono nella definizione delle strategie. Atene e Sofia infatti hanno raggiunto un accordo dopo il vertice one to one tra i ministri Stathakis e Petkova per accelerare sul gasdotto Igb (Interconnector Greece-Bulgaria). Entro la fine dell’anno infatti si concretizzerà l’interesse di aziende greche del settore per la progettazione di nuovi prodotti di energia, come ad esempio i cosiddetti “certificati verdi” utili alle aziende.

Centro nevralgico sarà la città di Alexandroupolis (tra l’altro possibile nuova base militare Usa in Grecia) che si trova vicinissima al punto in cui la Tap si collega al Tanap, che porta il gas naturale attraverso la Turchia dall’Azerbaijan. Il raccordo, che va da est a ovest attraverso il nord della Grecia, è prossimo al completamento. Il gasdotto proseguirà attraverso l’Albania, con l’obiettivo di spuntare in Italia e da lì in altri mercati europei. Ma con la prospettiva di raddoppiare quella portata di gas.

Ecco il ruolo della Grecia, che è anche partner con Italia, Cipro e Israele del progetto legato al Mediterraneo orientale EastMed. Grazie ad una pipeline onshore da 600 km, il gas israeliano arriverebbe a Cipro, da lì sotto il mare per 700 km fino a Creta (dove potrebbero esserci nuove scoperte da parte di Exxon e Total già impegnate nelle indagini), prima di collegarsi alla Grecia continentale nel Peloponneso e in Italia. Ma il progetto, di proprietà di IGI Poseidon, con la greca Depa ed Edison al 50%, rischia la deviazione in Serbia.

QUI CRETA

A dimostrazione dell’accelerazione data al disegno che vede la Grecia nuovo centro nevralgico del gas nel Mediterraneo ecco il completamento da parte di Edeya (la compagnia nazionale di gestione degli idrocarburi) della scansione di 32mila chilometri quadrati di area marina nelle acque elleniche, al fine di fornire dati e trend ai seminari tematici in programma nel prossimo semestre. L’obiettivo è stimolare l’interesse dell’industria petrolifera in vista delle nuove gare d’appalto internazionali.

La vasta area di mare è divisa in tre sezioni principali. La prima è nel Mar Ionio, la seconda a sud del Peloponneso e la terza a sud-ovest di Creta, dove già operano Exxon e Hellenic Petroleum.

Secondo Edeya vi sono “analogie geologiche con i fondali a sud del Mediterraneo che hanno offerto negli ultimi cinque anni molte scoperte di grandi giacimenti di gas. Le regioni marittime della Grecia e di Creta sono caratterizzate da calcari che presentano somiglianze con il giacimento Zohr in Egitto, con Calypso e Onisiforou Cipro, con Afrodite a Cipro e Leviathan in Israele”.

twitter@FDepalo


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