Giovedì il dipartimento di Stato statunitense ha diffuso una preview su un set di sanzioni per colpire un doppio obiettivo con un solo colpo: a finire sotto l’ascia americana è sia l’esercito cinese che la Russia. Motivo: Pechino ha acquistato alcuni materiali militari importanti in violazione a quanto Washington ha prescritto a Mosca nell’ambito delle attività punitive per l’interferenza durante le presidenziali, il comportamento in Siria a sostegno del regime e la crisi ucraina. Gli americani le chiamano “attività maligne” della Russia.
Le sanzioni sono applicate in base a una legge che impone alle agenzie del governo degli Stati Uniti di sanzionare (col congelamento dei beni americani) chiunque intraprenda transazioni significative con determinate persone affiliate a servizi segreti e militari russi, compresi i produttori di armi. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha anche ampliato la lista nera dei soggetti sanzionati, aggiungendo i nomi di 33 russi per portare il roster totale a 72 persone.
Foggy Bottom guidata da Pompeo, in collaborazione col Tesoro di Steve Mnuchin, ha alzato misure restrittive contro il Military Equipment Development Department cinese, l’agenzia del Dragone che si occupa di approvvigionamento militare, e al suo direttore, Li Shangfu, per l’acquisto dei caccia Su-35 (nel dicembre 2017, con invio di 10 pezzi nell’agosto di quest’anno) e dei sistemi di difesa aerea S-400 (consegnati a gennaio).
Si tratta di due tecnologie di altissimo livello prodotte dalla statale Rosoboronexport, che concorrono con i più innovativi apparati occidentali: il caccia messo in commercio dalla Sukhoi nel 2010 è un multiruolo che dovrebbe competere con i migliori prodotti di fabbricazione statunitense ed europea (non con gli F-35, però; ndr); mentre i sistemi terra-aria S-400 sono considerati tra i migliori al mondo nel campo delle contraeree (e le loro vendite hanno già creato tensioni: è il caso degli affari in Turchia e Arabia Saudita).
Da qui si capisce anche la dimensione strategica della decisione americana. Che raddoppia se si pensa che queste forniture militari sono uno degli asset centrali della cooperazione che è uscita alla luce del sole nei giorni della grande esercitazione militare Vostok-18, quando la Russia ospitò unità dell’esercito cinese (e mongolo) alle manovre nella Siberia meridionale. Durante gli wargames siberiani, Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping si erano incontrati al forum economico di Vladivostok: con alcune cordiali dichiarazioni pianificate avevano marcato la partnership, sottolineando come gli ambiti militari, di sicurezza e lotta al terrorismo, fossero – insieme a quello economico e commerciale – i settori dove la collaborazione sarebbe stata spinta.
Secondo quanto rivelato dai funzionari americani alla CNN, la mossa punitiva è un importante step contro la Russia – e in fondo anche verso la Cina, con cui gli Stati Uniti hanno intrapreso un confronto a tutto campo, sfociato in una guerra commerciale totale (Mosca e Pechino, alla fine dell’anno scorso, sono state inserite come “potenze rivali” degli Stati Uniti nel documento strategico per la sicurezza nazionale americana).
L’azione sanzionatoria contro i soggetti specifici cinesi e russi rientra nel Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, una legge passata rapidamente dal Congresso al tavolo dello Studio Ovale quando i legislatori erano preoccupati che Donald Trump non avesse preso posizioni e azioni severe contro la Russia (e invece, il comportamento della sua presidenza, e della sua amministrazione soprattutto, segue una traiettoria opposta a quella annunciata durante la campagna elettorale).
Tra le nuove persone inserite nella lista nera di Foggy Bottom, ci sono 25 cittadini russi che secondo lo special counsel incaricato dal dipartimento di Giustizia di indagare sulle interferenze russe alle presidenziali – l’inchiesta giornalisticamente semplificata come “Russiagate” – hanno avuto un ruolo attivo nell’operazione del 2016. Tra loro ci sono elementi collegati con la cosiddetta “Fabbrica dei Troll” di San Pietroburgo e alte sfere del Gru, il servizio segreto militare, che è considerato responsabile di attacchi hacker e di operazioni clandestine come l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal.
Di per sé, la lista nera del dipartimento di Stato e le sanzioni del Tesoro sono più che altro simboliche, perché è piuttosto probabile che quei cittadini non usciranno dalla Russia, o quanto meno non entreranno negli Stati Uniti, però la decisione che ha colpito la branca dell’esercito cinese e Li Shangfu è un monito. Un messaggio per dire che sotto sanzioni potrebbero finire anche cittadini non russi che fanno affari con i soggetti della black list.
La questione politico-legale profonda è collegata a un altro aspetto: passi per la Cina, con cui Washington ha ingaggiato una competizione globale, ma tra i clienti degli armamenti russi ci sono anche alleati e partner americani come Marocco, Algeria, Emirati Arabi ed Egitto. Cosa fare con loro? Gli americani sanzioneranno anche paesi amici? La Turchia, secondo esercito Nato, è uno dei clienti di lusso per gli S-400 russi: Washington ha già avvisato Ankara che il completamento dell’affare di acquisto potrebbe costare delle sanzioni americane ai turchi – perché, spiegano i funzionari del segretario Pompeo, si tratta di “un cambiamento qualitativo e significativo nella natura delle attrezzature” che ha valore strategico, non semplici acquisti di parti minori o pezzi di ricambio.