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Moody’s, la lettera di Tria e le manine. La versione di Saltamartini

Chi ha paura delle agenzie di rating? A 48 ore dal declassamento del debito italiano da parte di Moody’s (ma con outlook stabile) e a 72 ore dalla lettera con cui l’Europa ha anticipato la bocciatura della manovra, questa mattina sui mercati ci si aspettava il finimondo. E invece no. Lo spread viaggia intorno ai 295 punti base, dopo aver iniziato una lenta discesa dai 340 punti base a partire da venerdì mattina mentre la Borsa si mantiene in territorio positivo. Tutto questo ben prima che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, spedisse la lettera di risposta all’Ue (qui il testo) nel quale ha difeso l’impianto e gli effetti sull’economia della legge di Bilancio.

Ma allora che cosa è successo? Delle due l’una, o i mercati si stanno disallineando con l’Europa, distinguendo la questione politica da quella finanziaria, oppure non hanno semplicemente tenuto conto di Moody’s (a fine ottobre è previsto il giudizio di S&P). Formiche.net ha chiesto un parere a Barbara Saltamartini, presidente della commissione Attività Produttive della Camera, interpellata a margine di un convegno di Federmanager (qui l’articolo). Perché, inutile nasconderlo, è vero che lo spread ha già fatto i suoi danni in termini di interessi aggiuntivi da pagare a chi sottoscrive il nostro debito, ma rimanere sotto i 300 punti base, vista la situazione, può anche essere una buona notizia.

“Vorrei ricordare che le agenzie di rating sono soggetti privati e che spesso e volentieri rispondono a determinate logiche e non è detto che i mercati dipendano in tutto e per tutto da esse. Io sono contenta di una cosa soprattutto. Che oggi vi sia finalmente un vero confronto tra Italia ed Europa, che prima non c’era”, spiega la deputata del Carroccio. “Il ministro Tria ha appena inviato una lettera a Bruxelles, questo può essere la base per un cambio di atteggiamento da parte della Commissione europea che finora ci ha sempre criticato. Detto questo i mercati debbono essere temuti, a me spaventano sempre perché famiglie e banche ne possono risentire in modo evidente. Oggi non ci hanno bastonato come qualcuno pensava, questo dà ulteriore serenità alla maggioranza e al governo, che può proseguire nella sua azione”.

Dunque, i mercati sembrano credere a un confronto duro e costruttivo. Nel frattempo però, meglio tornare a difendere la manovra, così com’è. “Abbiamo voluto osare un deficit al 2,4% per dare un segnale: la rotta si può invertire. Non è vero come qualcuno dice che con questa legge di Bilancio non si cresce. Tutt’altro. Proprio ricorrendo a questo ampliamento del disavanzo abbiamo voluto accelerare la crescita, non deprimerla. Qualcuno perde tempo a parlare di manine e testine, ma è solo gossip. Lo spread se sale è solo perché c’è scarsa fiducia”.

 

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