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Banche e Colle, asse nel nome del risparmio. E contro il debito

Più o meno 15 ore fa l’Europa ci ha fatto una domanda. Perché il debito pubblico italiano non diminuisce? Non essere tagliato a colpi di accetta ma quanto meno una moderata, graduale riduzione. Il conto alla rovescia è cominciato, entro il 13 novembre prossimo il ministro dell’Economia dovrà rispondere formalmente a Bruxelles, fornendo una spiegazione che allontani il più possibile lo spettro della procedura di infrazione. La quale, è bene ricordarlo, può costare all’Italia tra lo 0,2 e lo 0,5% del Pil. Non spiccioli.

C’è qualcuno che non vede l’ora che quella data arrivi se non altro per capire da che parte sta il governo. Se con chi presta soldi al sistema economico e, almeno fino a qualche settimana fa si è dimostrato buon compratore di debito italiano a costo di vedersi eroso il patrimonio oppure se con chi vuole a tutti costi lo scontro frontale con l’Ue e dunque anche con i mercati. Che sempre di chi ci sottoscrive il debito si parla. Sono le banche e le fondazioni che stanno dietro a molte di esse.

E allora, per tornare al punto di partenza, perché non fare tutto il possibile per darci il classico taglio (al debito?). Questa è la vera preoccupazione del sistema bancario italiano, oggi riunito a Roma in occasione della 94esima Giornata del risparmio.

D’altronde è difficile fidarsi di un Paese che con 2.300 miliardi di debito (il terzo al mondo) non solo non cresce (ieri l’Istat ha certificato lo stallo del Pil), ma almeno apparentemente fa poco o nulla per ridurlo. E così si spiega uno dei passaggi più forti del presidente dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni bancarie, Giuseppe Guzzetti, al suo ultimo appuntamento con il tradizionale evento dedicato al risparmio.

Agire sul debito pubblico non è tanto un “dovere nei confronti dell’Europa ma verso le future generazioni. Il risparmio privato – e non solo – non può venire sacrificato sull’altare del debito pubblico”. Come a dire, basta finanziare misure dai dubbi effetti attingendo a piene mani dal disavanzo di bilancio. Perché se lo spread sale, le banche perdono patrimonio e per pareggiare i conti o riducono i prestiti o alzano le commissioni e chi ci rimette è solo il risparmiatore. Di più. Un differenziale Btp/Bund troppo elevato fa perdere valore ai titoli pubblici, e così chi ha investito i propri risparmi in Btp rischia di ritrovarsi con della carta straccia in mano.

“Quanto all’Italia, il bilancio pubblico è un fattore rilevante per la tutela del risparmio. Conti in ordine o comunque da riportare in ordine secondo un impegnativo programma, credibile e affidabile che faccia leva sulle poste del bilancio pubblico e, nel contempo, su crescita, produttività e investimenti, proteggono il risparmio, sia quello destinato al finanziamento del Tesoro, sia quello affidato al sistema bancario e agli intermediari specializzati. Del resto, quando si valorizza, nel dibattito pubblico, il risparmio delle famiglie e la ricchezza finanziaria privata, quasi a voler equilibrare il peso del debito pubblico, ciò deve comportare una rigorosa tutela di questi beni fondamentali e l’impegno del governo”.

Il triangolo comunque ha funzionato alla perfezione. Perché Guzzetti ha trovato nell’immediato due sponde preziose nel Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e nel presidente dell’Associazione bancaria, Antonio Patuelli. Perché anche il Capo dello Stato, pur nel suo linguaggio imposto dalla carica, ha sposato in pieno la tesi di Guzzetti: fare del debito senza crescere, scardinando i conti pubblici, è un’opera diabolica. “I risparmi delle famiglie rappresentano complessivamente un elemento di forza che va accuratamente tutelato. Esso, unito all’equilibrio dei bilanci pubblici – espressamente richiamato dalla Costituzione – è condizione essenziale dell’esercizio dell’effettiva sovranità del Paese”, ha scritto Mattarella in un telegramma inviato allo stesso Guzzetti. “La gestione del risparmio da parte dello Stato, delle imprese bancarie, degli intermediari finanziari, costituisce il motore di uno sviluppo responsabile e sostenibile, un elemento centrale dell’esercizio del credito e deve obbedire a regole di assoluta trasparenza, di saggia amministrazione delle risorse, di protezione di depositi e investimenti”.

Il gioco di sponde si è chiuso con l’avvertimento di Patuelli, non certo uno tenero con l’esecutivo gialloverde. “Lo spread appesantisce tutta la catena produttiva e ostacola la ripresa, quando la liquidità è sempre più preziosa. Non si può essere indifferenti agli andamenti dello spread e dei mercati e alle conseguenze su conti pubblici, imprese e famiglie”.

 


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