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Capo di Stato maggiore della Difesa. La non decisione ed il retroscena di Vespa

Per la prima volta il Consiglio dei ministri ha deciso la cessazione dalla carica del Capo di Stato maggiore della Difesa senza indicare il successore. Il generale Claudio Graziano chiuderà ufficialmente la carriera al vertice di Smd il 6 novembre prossimo, giorno in cui assumerà l’incarico di presidente del Comitato militare dell’Unione europea, ma andrà a Bruxelles già diversi giorni prima per il passaggio delle consegne. Per ora, invece, non sa a chi dovrà passarle in Italia e si ipotizza un nuovo Consiglio dei ministri all’inizio della prossima settimana.

La mancata nomina del successore di Graziano è dipesa probabilmente dal fatto che il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, non ha ancora davvero deciso il nome (anche se formalmente si presenta una terna nel Consiglio dei ministri). Dando per scontato che stavolta tocchi all’Aeronautica, riprendendo così la tradizionale alternanza tra Forze armate che era venuta meno al momento della nomina di Graziano e a discapito di Pasquale Preziosa, la candidatura di Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore dell’Arma azzurra, continua a essere quella più forte. Sarebbe davvero una sorpresa se così non fosse, pure se c’è chi sostiene che il ministro abbia in mente anche il nome del generale Fernando Giancotti, attuale comandante della Squadra aerea.

Un altro motivo del ritardo nell’indicazione del successore di Graziano potrebbe essere l’intenzione del ministro di fare approvare il provvedimento che riduce a due gli anni del mandato per i prossimi vertici delle Forze armate al termine dei quali, e prima di un’eventuale proroga biennale, ci sarebbe l’ormai famoso “tagliando” che ha fatto imbufalire parecchi. Modificare l’attuale mandato triennale non rinnovabile né prorogabile significa modificare il decreto legislativo del 2010 sull’ordinamento militare e la legge del 1959 sulla Guardia di Finanza: dunque l’eventuale novità dovrebbe essere concordata con il ministero dell’Economia. Mantenere il triennio al numero uno delle Fiamme gialle e non agli altri sarebbe impossibile.

I prossimi giorni saranno decisivi: lasciare nell’incertezza comparti così complessi non è mai una buona cosa.

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