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Cosa imparare dal post sisma 2016. L’esempio delle 14 scuole in costruzione

sisma terremotati, Frazione San Lorenzo

Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 il Commissario straordinario per la ricostruzione affida lo svolgimento delle funzioni di supporto all’attività di progettazione di 14 scuole dell’obbligo da realizzare ex novo ad altrettanti atenei, attraverso una convenzione con la Conferenza dei Rettori (C.R.U.I.).

Avendo seguito dall’interno questo rapporto di collaborazione ho potuto riscontrare alcuni problemi, così riassumibili:

– senza le giuste conoscenze e pressati dall’emergenza, si rischia di organizzare gli interventi di ricostruzione con semplificazioni esagerate fino a renderle indipendenti dalle condizioni del territorio. Proprio per questa ragione è indispensabile che le aree soggette a maggiore rischio, soprattutto sismico, si avvalgano di tecnici esperti che, lavorando sul posto, siano in grado di esplicitare, per tipologie progettuali, le modalità più idonee;

– pensare di intervenire in modo omogeneo, sia in aree pianeggianti che in zone dove i dislivelli del terreno sono molto pronunciati, e contemporaneamente coltivare l’ambizione di procedere in entrambi i casi con gli stessi costi, porta a rendere difficile, se non impraticabile, il piano del risanamento edilizio. Non è assolutamente scontato infatti che un sistema elementare di intervento possa essere ripetuto indifferentemente in tutto il territorio. E’ questa una delle ragioni per cui i 14 progetti di scuole hanno registrato forti rallentamenti e ritardi rispetto all’ipotizzato termine dei lavori entro pochi mesi dall’affidamento dell’incarico;

– ai limiti collegati al modello di intervento ripetuto per tutte le aree, si devono aggiungere quelli connessi al modello di gestione del processo progettuale ed edilizio. Questo, in occasione delle 14 nuove scuole, ha sottovalutato l’importanza di una relazione costante tra la struttura di progettazione (nei casi di esempio le Università) e quella di preparazione della gara per appaltare i lavori (Invitalia e Fintecna). I progettisti delle Università sono stati esclusi dalle variazioni sopraggiunte e soprattutto dalla predisposizione degli esecutivi.

A seguito di queste valutazioni risulta indispensabile far convergere le informazioni sulla natura del terreno, il modello di intervento e il modello di gestione in un unico sistema coordinato di compiti e di competenze.

Nell’attività di coordinamento per la progettazione, nonostante il generoso impegno di molti, le maggiori difficoltà vanno attribuite all’impreparazione dei singoli comuni a programmare e, conseguentemente, a fornire le indagini geologiche delle aree interessate dagli interventi. Queste difficoltà si sarebbero potute evitare, giungendo almeno alla scelta dell’area più idonea in tempi molto più rapidi di quanto, in non pochi casi, è accaduto.

All’emergenza è necessario rispondere infatti con dati di conoscenza precisi che rendano superflui approfondimenti e nuove indagini. Solo così si possono impostare con tempestività i piani di ricostruzione ed evitare che modalità improprie compromettano il futuro recupero e contrastino con la migliore opportunità di spesa.

L’esperienza comunque è da considerarsi, seppure parzialmente, positiva: al momento molti dei progetti, tutti consegnati entro marzo 2017, sono prossimi all’inizio dei lavori e procedono, anche se con ritardi notevoli rispetto alle premesse; le Università hanno mostrato pieno interesse, rendendosi disponibili a fornire le competenze professionali per un lavoro difficile e compresso da tempi ridotti; si è manifestato inoltre l’impegno da parte degli Atenei a coinvolgere nell’attività progettuale i docenti più giovani, facendoli lavorare in campi pratici, indagati solo episodicamente durante gli studi.


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