Abbiamo già scritto dell’importanza di una sandbox per la competitività del sistema paese nel settore del Fintech e di come questa impatta sui diversi stakeholders. Ma nel resto del mondo quali sono le esperienze in merito? Dalla disamina di seguito brevemente condotta, vedremo che le diverse nazioni hanno individuato sostanzialmente tre metodi per lo sviluppo del comparto: l’istituzione di una sandbox, la creazione di Hub, la stipula di accordi di collaborazione per scambio di esperienze o informazioni.
La prima nazione ad aver sperimentato l’istituzione di una sandbox è la Gran Bretagna. Il Regno Unito, primo paese in Europa per capitali investiti in start up del fintech nonché uno dei mercati più attivi a livello globale, è stato il primo Paese ad aver introdotto la sandbox nel 2015. La Fca (ovvero la Consob britannica) consente alle aziende nella sandbox di poter testare i loro processi ed i loro prodotti/servizi senza adeguarsi totalmente alla normativa e su un target di clientela ristretto e controllato. Successivamente l’azienda, se vuole fare il salto di qualità diventando istituzione regolamentata e quindi rimuovendo i limiti della sandbox, deve presentare un vero e proprio business plan con i risultati della sperimentazione in sandbox ed adeguarsi alla normativa. Questo modo di operare ha consentito alle aziende fintech britanniche di incrementare gli investimenti del 40% rispetto allo scorso anno, superando di 10 volte le aziende tedesche e 20 volte le francesi.
A fine luglio di questo anno il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto che suggerisce miglioramenti al panorama normativo per sostenere meglio le istituzioni finanziarie non bancarie, abbracciare la tecnologia finanziaria e promuovere l’innovazione. “La creazione di un ambiente normativo che supporti l’innovazione responsabile è cruciale per la crescita economica e il successo, in particolare nel settore finanziario ” ha affermato il segretario Steven T. Mnuchin. Tra le oltre 80 raccomandazioni contenute nel rapporto del Tesoro vi troviamo quelle relative ad un uso efficiente e responsabile dei dati finanziari dei consumatori e delle tecnologie competitive, alla razionalizzazione del contesto normativo per favorire l’innovazione ed evitare la frammentazione, alla modernizzazione delle normative per una serie di prodotti e attività finanziarie ed alla istituzione di sandbox per promuovere l’innovazione. L’Arizona è stato il primo Stato ad istituire una sandbox fintech offrendo alle aziende accesso ad un numero limitato di clienti e un livello più blando di compliance alle regole per 24 mesi al fine di testare i loro prodotti e servizi. L’intento è di lasciare che le startup testino nuove idee e dimostrino la loro fattibilità senza essere gravati dai costi di conformità. La Finra (Financial Industry Regulatory Authority) ha creato un comitato fintech, composto da 14 membri tra i quali sono annoverati anche osservatori della Sec, per aiutare le start-up in crescita. “Uno dei nostri obiettivi è cercare di capire dove le nostre regole o il modo in cui operiamo possono ostacolare o supportare l’innovazione” ha detto Polansky, direttore senior dell’ufficio dei servizi condivisi di Finra. Inoltre la Commodity Futures Trading Commission (Cftc) e l’Autorità monetaria di Singapore (Mas) hanno firmato recentemente un accordo per promuovere una maggiore cooperazione e facilitare lo sviluppo e l’innovazione del FinTech nei rispettivi mercati, attraverso la condivisione delle informazioni sulle tendenze e sugli sviluppi del mercato.
La Monetary Authority of Singapore (Mas) ha anche introdotto la sandbox lo scorso anno. Da allora ha ricevuto circa trenta domande da parte di aziende che desiderano testare i loro prodotti e servizi all’interno delle facilitazioni previste dalla sandbox.
Gli Emirati Arabi Uniti pianificano di regolamentare Ico e settore fintech, mentre l’Australia, dopo aver già istituito una sandbox, sta lavorando per la costruzion di regole per il rilascio di una licenza “parziale” per le imprese finanziarie ad alto contenuto tecnologico, che favorisca l’innovazione ed al contempo tuteli la protezione dei clienti.
Cayman, dopo l’istituzione di una Zona Economica Speciale, ora ambisce a diventare un punto di riferimento per il fintech ègrazie anche ad un solido quadro legale, infrastrutture moderne, sistemi di comunicazione all’avanguardia e un clima politico stabile.
A Dubai troviamo uno dei più grandi acceleratori FinTech in Medio Oriente, Africa e Asia meridionale: il FinTech Hive del Dubai International Financial Center (Difc). I centri finanziari del Golfo di Dubai, Abu Dhabi e il Bahrein hanno elaborato programmi FinTech per attrarre finanziatori e promuovere l’innovazione nelle loro economie. A giugno, il Difc ha collaborato con Startupbootcamp, con sede nel Regno Unito, per lo sviluppo di un ecosistema nella regione.
Tornando in Europa, anche la Svizzera ha introdotto la sandbox: le aziende, senza alcun costo di compliance alla normativa, possono detenere fino a 1 milione di franchi svizzeri in depositi. Usciti dalal sandbox, ovviamente le aziende dovranno uniformarsi alla regolamentazione vigente in proporzione alle loro dimensioni. Anche in questo caso l’obiettivo del Governo è quello di definire un sistema normativo che non sia da ostacolo al settore, quanto piuttosto di sostegno al suo sviluppo.
L’Unione Europea, dal canto suo, a metà 2017 ha lanciato una consultazione e raccolto le proposte emerse. Il dato ricorrente che si registra è quello della richiesta, da parte degli operatori, della necessità di istituire una sandbox e introdurre un hub per lo scambio di idee, tecnologie, metodologie e modelli operativi. In risposta a ciò, la Commissione ha emanato, a marzo di quest’anno, un documento contenente il “Piano d’azione per le tecnologie finanziarie: per un settore finanziario europeo più competitivo e innovativo” con l’obiettivo di creare un quadro normativo unitario ed organico che ponga al centro lo sviluppo del digitale e la creazione di un ecosistema in cui le tecnologie finanziarie possano svilupparsi e diffondersi. In attesa di capire se ciò significhi addivenire realmente alla costituzione di un hub fintech e della sandbox, il Piano d’Azione ha già fatto registrare la nascita di due importanti progetti: l’Osservatorio e forum dell’Ue sulla blockchain e l’Eu Fintech Lab. Un primo passo di un processo speriamo veloce e proficuo per l’intera Unione Europea.