Da opera del Demonio a opera legittima. Il Tap si può fare perché non c’è niente di formale o tecnicamente apprezzabile che ne possa bloccare i lavori. Semmai scrupoli ambientalisti tutti da verificare, ma quella è un’altra storia. Questo pomeriggio il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha inviato al premier Giuseppe Conte la relazione finale sul gasdotto concepito per portare in Italia il gas azero, facendoci diventare un po’ meno dipendente dalla Russia. Opera che il Movimento Cinque Stelle avrebbe voluto bloccare su due piedi non appena salito al potere, lo scorso giugno.
Il partito di Luigi Di Maio, che aveva trovato in Barbara Lezzi, ministro per il Sud e Alessandro Di Battista i due alfieri della lotta al Tap, ha dovuto però alzare bandiera bianca proprio pochi giorni fa. Troppo costoso fermare i cantieri, in termini di penali da versare alle società del consorzio costruttore. Ora però c’è il bollino verde del ministero che di fatto apre la strada al completamento felice dell’opera.
Nel definire l’opera “legittima” per il ministro non ci sono ostacoli che possano interrompere i lavori. “È bene sottolineare che parliamo di un procedimento già autorizzato e concluso nel 2014, su cui si è espresso il Consiglio di Stato confermandone definitivamente la legittimità”. Costa ha tuttavia fatto delle puntualizzazioni. “Abbiamo ascoltato tutte le osservazioni provenienti dal territorio, sia dai portavoce del Movimento 5 Stelle sia dal comune di Melendugno. Abbiamo valutato se tutte le autorizzazioni fossero state emesse a norma di legge. Il risultato di questo lavoro è ora nelle mani del Presidente del Consiglio per le opportune valutazioni che il governo dovrà esprimere”. La decisione finale dunque spetterà al governo. Ma di certo c’è da chiedersi se tale parere ceri qualche imbarazzo dalle parti dei pentastellati cui Costa è tradizionalmente vicino, in particolare a Di Maio.
Dal dicastero sono arrivate ulteriori precisazioni in merito al parere espresso, smontando nei fatti le accuse delle comunità locali rivolte al gasdotto e ai suoi azionisti. “Abbiamo in particolar modo riesaminato quelle prescrizioni che, secondo i rilievi provenienti dai territori, non sarebbero state ottemperate. Ricordiamo che la Valutazione di impatto ambientale è stata rilasciata sul progetto definitivo che, per sua natura, è suscettibile di adattamenti in fase esecutiva, e pertanto le prescrizioni possono essere aggiornate via via che in tale ultima fase dovessero emergere nuove e mutate situazioni. Anche nei punti contestati non sono emersi profili di illegittimità, indipendentemente dal merito”.
Il premier Conte è stato il primo a prendere atto del parere del ministero. Il Tap si farà, punto. “Ad oggi non è più possibile intervenire sulla realizzazione di questo progetto che è stato pianificato dai governi precedenti con vincoli contrattuali già in essere. Gli accordi chiusi in passato ci conducono a una strada senza via di uscita. Non abbiamo riscontrato elementi di illegittimità. Interrompere la realizzazione dell’opera comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi di euro. In ballo ci sono numeri che si avvicinano a quelli di una manovra economica”.
Formiche.net ha chiesto il parere di Corrado Clini, ex ministro dell’Ambiente e che il Tap lo conosce bene. “Il M5S deve prendere atto di questa decisione, che è importante e dà un messaggio politico chiaro. Ci sono infatti alcune inevitabili decisioni del passato che non possono essere assoggettate ai cambi di governo. Troppi progetti già avviati e finanziati sono stati bloccati per colpa del cambio del colore di questa o quella amministrazione. In questo senso il segnale dato da Costa è grande, forte e positivo perché rispetta decisioni prese nel passato, come quella di costruire il Tap, senza stravolgerle per ragioni puramente politiche”.