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L’iperinflazione del Venezuela e il pericoloso controllo dello Stato

Non è ottimista il Fondo monetario internazionale sul futuro economico del Venezuela. Nel suo ultimo report, l’organizzazione prevede un’inflazione venezuelana per il 2019 verso quota 10.000.000%. L’indice a otto cifre è prodotto di un sostenuto deficit fiscale e la perdita di fiducia nella moneta locale, il Bolívar.

Inoltre, l’Fmi sostiene che la crescita del Paese sudamericano per il 2018 si ridurrà ancora del 18% e del 5% nel 2019, a causa della bassa produzione petrolifera e l’instabilità sociale e politica del Venezuela. Tra il 2013 e il 2017, il Prodotto interno lordo venezuelano ha perso più del 35% e tra il 2013-2023 potrebbe scendere ancora del 60%. Anche l’economia argentina potrebbe fare un passo indietro: l’Fmi prevede una contrazione della crescita del 2,6% nel 2018 e dell’1,6% nel 2019. L’Argentina e il Venezuela sono gli unici Paesi latinoamericani con previsioni economiche negative per l’anno prossimo.

Secondo l’economista venezuelano José Toro Hardy, la crisi venezuelana è conseguenza di “politiche pubbliche aberranti piene di controlli”. Al sito PanAm Post, l’analista ha spiegato che con la nuova stima del Fmi, il Venezuela è diventato uno dei casi di inflazione più alto nella storia: “È il risultato di un populismo sfrenato. Il governo ha dovuto esigere dalla Banca Centrale del Venezuela che stampi denaro. Siccome nel Paese è stato distrutto il sistema produttivo con le espropriazioni, i controlli dei prezzi, tutte misure di carattere socialista, siamo davanti alla mancanza di qualsiasi prodotto”. A dicembre del 2016, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha annunciato l’implementazione del “carnet della patria” (tessera della patria). All’inizio, si trattava di un sistema elettronico per il controllo delle spese, ma ora è un vero e proprio documento d’identità (con codice QR) che regola la distribuzione di alimenti sussidiati dallo Stato, le pensioni e l’acquisto di benzina scontata. Secondo le ultime statistiche, 17.056.736 venezuelani hanno chiesto volontariamente la tessera. Senza è impossibile accedere ai programmi sociali di sussidio, tra cui alimenti e medicine.

Durante la sessione del 4 ottobre il sistema del “carnet della patria” è stato denunciato alla Commissione interamericana di diritti umani perché si tratta di un meccanismo di apartheid che minaccia i diritti sociali e politici. Per l’Osservatorio venezuelano di conflitti sociali è un metodo consolidato del regime di repressione, intimidazione, discriminazione, persecuzione e controllo politico. C’è invece chi elogia il sistema di controllo. “Per i settori popolari verrà mantenuto il sussidio diretto attraverso la tessera personale informatizzata – il “carnet della patria”- , che consente di limitare truffe e accaparramenti”, si legge su L’Antidiplomatico. Una forma smart, secondo il sito, per sconfiggere il capitalismo selvaggio con i suoi stessi metodi.

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