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Libia e non solo. La conferenza di Ispi e Atlantic Council negli Stati Uniti

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È chiaro a tutti che, ad oggi, il Medio Oriente continua a vivere un momento di forte trasformazione, instabilità e tumulto e che la comunità internazionale ne subisca di riflesso le conseguenze. Dalla Libia alla Siria, dallo Yemen all’Egitto, dall’Iraq alla Giordania, il sentimento di incertezza e precarietà attraversa il Mediterraneo e si espande, fino a toccare le sponde dell’Atlantico. La necessità di intervenire, e di farlo il più presto possibile attraverso strumenti e personale qualificato e preparato appare sempre più una realtà effettiva urgente e quale occasione migliore per gettare le basi di un ampio dialogo internazionale, se non l’evento dell’Atlantic Council a Washington? Sull’argomento, si sono riuniti per discuterne, nell’ambito dei Med Mediterrean dialogues, diplomatici, esperti e studiosi, in una conferenza ad alto livello che ha previsto l’esposizione del report Ispi sul decentramento della governance nelle zone più frammentate della regione.

L’organizzazione dell’incontro, curato da Karim Mezran, senior fellow del Rafik Hariri Center for the Middle East e da Arturo Varvelli dell’Ispi, ha previsto come traccia da seguire per le conseguenti discussioni, l’esamina del report, diviso in tre parti. La prima parte analizza quanto il decentramento dei governi possa effettivamente contribuire positivamente a una governance più efficace. La seconda analizza invece, le diverse manifestazioni politiche dell’Islam (tra cui Daesh) a seguito delle primavere arabe del 2011. La terza ed ultima parte, infine affronta la questione dell’energia, comprese le sfide e le opportunità che quest’ultima rappresenta nell’attuale clima politico.

Un incontro che mira ad evidenziare anche l’insufficienza strutturale dell’establishment dei Paesi più a rischio e il conseguente bisogno di un intervento mirato degli attori esterni per risolvere, o quanto meno arginare situazioni al limite, quale per esempio quella siriana e quella libica. Il primo panel si è avvalso, tra gli altri, della presenza di Federica Saini Fasanotti della Broookings Institution, che diverse volte, qui su Formiche.net, aveva commentato la delicata situazione libica e le implicazioni delle ingerenze internazionali sul processo elettorale del Paese.

In generale gli interventi, fra i quali quello dell’ambasciatore italiano a Washington Armando Varricchio, hanno confermato come a circa quarant’anni dalla nascita del concetto di “arco di crisi” per identificare i vari elementi che hanno destabilizzato il Medio Oriente e il Nord Africa (da qui la sigla Mena), il futuro rimane incerto. “La situazione umanitaria conferma la delicata situazione di frammentazione della regione”, ha infatti affermato nel corso dei saluti iniziali Varricchio.

Il rapporto dell’Ispi, dunque, fornisce nuovo materiale che, insieme alla violenza estremista mai sopita che si nasconde dietro ogni vuoto di potere e all’afflusso di rifugiati che con costanza intraprendono pericolose traversate proprio a causa della mutevolezza e fragilità politica e territoriale che li circonda, consente di tracciare una linea per le azioni future azioni della comunità internazionale. Un punto di partenza fondamentale per un discorso che continuerà nel corso dei prossimi mesi, come lo stesso ambasciatore italiano, insieme a Giampiero Massolo (presidente dell’Ispi) hanno ricordato, attraverso la conferenza di Palermo sulla Libia e la Med conferenze di fine novembre a Roma.

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