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Accogliere lo straniero. Le parole di Bergoglio ai missionari scalabriniani

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“Oggi c’è un’ondata di chiusura verso lo straniero”. Non è stata un’udienza formale quella concessa da Papa Francesco ai missionari scalabriniani, che da 131 anni si occupano di migranti. In un colloquio che non ha evitato alcuno dei temi più importanti di ora Bergoglio è entrato con chiarezza e coraggio nei temi più caldi dell’oggi, le migrazioni certo, ma soprattutto la paura dello straniero.

Rispondendo a braccio al superiore dei suoi interlocutori il Papa ha detto: “Ero straniero. Questa parola mi ha fatto ‘rumore’ quando lei l’ha detta…”. Di qui è arrivato il punto forte del suo ragionamento. Eccolo: “Mi colpisce tanto la Parola di Dio: già nell’Antico Testamento sottolinea questo: accogliere lo straniero, ‘perché ricordati che tu sei stato straniero’. È vero che oggi c’è un’ondata di chiusura verso lo straniero, e ci sono anche tante situazioni di tratta delle persone straniere: si sfrutta lo straniero. Io sono figlio di migranti, e ricordo nel dopoguerra – ero un ragazzino di 10/12 anni – quando, dove lavorava papà, sono arrivati i polacchi a lavorare, tutti migranti; e come erano accolti bene. L’Argentina ha questa esperienza di accogliere, perché c’era lavoro e c’era anche bisogno. E l’Argentina – per la mia esperienza – è un cocktail di ondate migratorie, voi lo sapete meglio di me. Perché i migranti costruiscono un Paese; come hanno costruito l’Europa. Perché l’Europa non è nata così, l’Europa è stata fatta da tante ondate migratorie durante i secoli”.

Chi ricorda oggi che l’Europa è stata fatta da ondate migratorie? Bergoglio sa andare al cuore dei punti più spinosi dell’oggi e questo vuol dire fare i conti anche con il benessere: “Ma il benessere è suicida, perché ti porta a due cose. A chiudere le porte, perché non ti disturbino: soltanto quelle persone che servono per il mio benessere possono entrare. E da un’altra parte, per il benessere, non essere fecondi. E noi abbiamo oggi questo dramma: di un inverno demografico e di una chiusura delle porte. Questo deve aiutarci a capire un po’ questo problema di ricevere lo straniero: sì, è un estraneo, non è dei nostri, è uno che viene da fuori. Ma come si accoglie uno che è estraneo? E questo è il lavoro che voi fate e aiutate a fare: a formare le coscienze per farlo bene. E di questo vi ringrazio. Ma c’è l’altra dimensione. Noi non siamo i padroni che diciamo: ‘Ah, voi, se siete stranieri, venite. No. Anche noi siamo stranieri. E se noi non cerchiamo di essere accolti dalla gente, da quelli che sono migranti e da quelli che non lo sono, manca un’altra parte nella nostra coscienza: diventeremo i ‘padroni’, i padroni dell’immigrazione, quelli che sanno di più delle migrazioni”.

Qui il discorso riguarda la Chiesa e il papa spiega così il suo no:  “Occorre avere, nella vostra esperienza religiosa, questa esperienza: di essere anche voi migranti, almeno migranti culturali. Per questo a me è sempre piaciuto, nel vostro itinerario di formazione, il fatto di far girare gli studenti: fare la teologia qui, la filosofia là…, perché possano conoscere diverse culture. Essere straniero. E questo è molto importante. Dalla propria esperienza di essere stato straniero, per gli studi o per le destinazioni, cresce la conoscenza di come si accoglie uno straniero”.

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