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Le piattaforme fintech. Dal lato dell’investitore

Grazie alla copertura mediatica e alle campagne di comunicazione degli ultimi anni, sono ormai piuttosto noti i vantaggi offerti dalla tecnologia applicata alla finanza (fintech) per le Pmi e i privati, che hanno a disposizione nuovi canali di finanziamento complementari al settore bancario, specie nel caso di imprese e privati che non hanno facile accesso ai circuiti tradizionali.

Allo stesso tempo, le piattaforme fintech – per la loro natura di tramite diretto (e non più intermediato dal settore bancario) tra datori e prenditori di risorse finanziarie – offrono una nuova asset class di investimento in economia reale, relativamente indipendenti dalle logiche macroeconomiche e psicologiche tipiche dei mercati finanziari internazionali, con rendimenti, rapportati con i rischi assunti, decisamente più significativi rispetto ai tassi di interesse disponibili nei circuiti tradizionali.

È opportuno distinguere tra le due forme dominanti di piattaforme finanziarie: il direct lending e lo sconto fatture. Nel primo caso trattasi di investimenti nel capitale di debito di aziende non quotate e senza il vincolo di forme cartolari (bond o mini-bond) in un orizzonte normalmente pluriennale. Nel secondo invece, forme di finanziamento del capitale circolante di Pmi tramite l’acquisto di fatture pro-soluto verso debitori con un merito creditizio normalmente maggiore. Mentre quindi nel primo caso il finanziamento verrà rimborsato grazie alla solidità finanziaria dell’azienda finanziata, nel secondo l’investimento (credito commerciale) verrà rimborsato dalla società debitrice del credito vantato dalla società cedente.

Ne deriva ovviamente la considerazione, in fase di valutazione dell’investimento, che nel caso del direct lending l’orizzonte è (normalmente) pluriennale, mentre nel caso dello sconto fatture l’orizzonte temporale normalmente è variabile da 1 mese a 6 mesi, con ripercussioni sul profilo rischio/rendimento dell’investimento in termine di durata finanziaria (duration). Nel primo caso quindi il pricing del debito dovrà tenere conto non solo della solvibilità ad oggi dell’azienda finanziata, ma dell’evoluzione attesa della solvibilità nell’arco del periodo di riferimento del finanziamento. Nel secondo caso invece, la valutazione è inerente alla valutazione del profilo di rischio della società debitrice in un arco temporale molto ridotto.

Le conseguenze pertanto sono che i due strumenti di investimento sono piuttosto differenti nel rapporto rischio/rendimento, tenendo conto del fattore temporale, e ne deriva che, a parità di solvibilità del debitore e di tasso di rendimento, è preferibile un arco temporale minore. Si aggiunge poi una caratteristica qualitativa: in caso di difficoltà finanziarie della società debitrice si presuppone una maggiore attenzione dell’impresa al finanziamento dei fornitori strategici per l’attività di impresa.

Fino ad oggi le piattaforme di sconto fatture hanno servito un mercato tagliato fuori dai circuiti tradizionali, in primis per il merito creditizio dell’azienda cedente, come nel caso delle start up, visto il focus sopra citato sulla solvibilità dei clienti della società cedente e non necessariamente sulla solvibilità dell’azienda stessa. Fino ad oggi quindi il settore fintech, e le piattaforme di sconto fatture presenti sul mercato, hanno offerto strumenti aggiuntivi per società con clienti con buon merito creditizio. Tuttavia, considerando il merito creditizio del debitore, i crediti ceduti hanno standing creditizi piuttosto simili ai criteri di accesso al factoring tradizionale, con i vantaggi, tuttavia, in molti casi, di poter cedere anche una singola fattura e al miglior offerente per il mezzo di un’asta competitiva tra investitori nazionali e internazionali, quindi, con ogni probabilità, a tassi migliori di quelli offerti dal factoring tradizionale. Pro-soluto per giunta.

L’anello mancante, fino ad oggi, era la possibilità per un investitore in crediti commerciali di poter applicare strategie di gestione di un portafoglio crediti in modo simile a una banca o a un asset manager tradizionale, quindi con differenti rapporti rischio-rendimento e un efficiente sistema di risk management che permettesse di aumentare il profilo di rischio/rendimento del portafoglio, includendo (e prezzando) anche l’eventuale rischio di default di una componente ad alto rischio del portafoglio, compensata da crediti di ottima qualità. Infatti, le piattaforme fino ad oggi presenti sul mercato erano completamente incentrate alla minimizzazione (anzi, annullamento) del tasso di default dei crediti negoziati, escludendo dal “mercato” buona parte dei crediti presentati – e non riuscendo a sostenere gran parte del mercato realmente tagliato fuori dai circuiti tradizionali.

L’ultimo “step forward” del settore è la possibilità offerta da nuove piattaforme, come la 0KMF (Zero Kilometer Finance) che, mettendo a frutto le solide competenze in ambito risk management creditizio sviluppate per i maggiori istituti bancari del Paese tramite la controllante IASON Ltd, permette alle imprese di “quotare” crediti commerciali con un range di rischio/rendimento molto più ampio rispetto alle piattaforme precedenti, servendo quindi un mercato realmente tagliato fuori dai circuiti tradizionali, offrendo agli investitori strumenti e metodologie di gestione di portafogli crediti tipiche del settore bancario, seguendo la logica degli asset manager che “non esistono buoni affari, ma solo buoni prezzi”. Infatti, la filosofia alla base dei nuovi strumenti è creare un prezzo anche per crediti di scarsa qualità, che rappresentano l’asset class più interessante per molti operatori specializzati nel settore high yeld. Allo stesso tempo, sono in fase di lancio fondi di investimento alternativi dedicati a questa tematica con lo scopo di offrire uno strumento veramente alternativo (e non solo complementare) al circuito tradizionale – banche e società di factoring che, in base ai vincoli di bilancio, non possono servire quella determinata fascia di clientela – e un’opportunità di investimento unica nel suo genere in termini di profilo rischio/rendimento, considerando anche il breve orizzonte temporale, fornendo allo stesso tempo tutti gli strumenti di monitoraggio e gestione del rischio. Sono attualmente in fase di negoziazione anche partnership con il settore bancario per soluzioni in white labelling, permettendo alle banche di servire fasce di clientela molto più ampie e generare nuovi flussi commissionali. Una strategia win-win per tutti i soggetti coinvolti.


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