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Ricerca, innovazione e investimenti. Il filo transatlantico che unisce Italia e Stati Uniti

Una conferma, ancora una volta, della necessità di proseguire e rafforzare le relazioni tra Italia e Stati Uniti con la consapevolezza che sì, si fa tanto, ma si può ancora migliorare. E poi l’esempio, il buon esempo, di una collaborazione che ha permesso la scoperta di un “cristallo proibito” da parte di Paul J. Steinhardt, della Princeton University, e Luca Bindi, professore dell’Università di Firenze e ricercatore del Cnr a cui è stato consegnato il Premio Aspen Institute Italia 2018 in una sala gremita di personalità del mondo della ricerca, della politica, ma anche delle imprese, a testimonianza di come questi tre mondi siano legati da un filo sottile che deve rafforzarsi sempre di più.

Non è un caso, allora, che ad aprire la cerimonia di premiazione sia stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. “È un piacere vedere i riconoscimenti che i ricercatori italiani ricevono all’estero, che dimostra l’alto livello del nostro sistema di istruzione. Vorrei gettare la retorica dei cervelli in fuga – aggiunge il ministro -. Il problema non è che i nostri ragazzi vanno all’estero per fare nuove esperienze ma che l’Italia evidentemente non è abbastanza attrattiva per il loro ritorno. Su questo dobbiamo investire, e ciò significa credere nel futuro del nostro Paese”. È necessario, ha spiegato ancora Bussetti, migliorare le condizioni dei tanti ricercatori delle Università italiane, aumentare le partnership pubblico-privato per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro e non solo come introduzione al mondo accademico. Insomma, tradurre la ricerca in valore economico per l’Italia, “non c’è crescita senza conoscenza”, ha concluso il ministro.

Il contatto tra università, ricerca e imprese è stato al centro anche degli interventi di Massimo Inguscio, presidente del Cnr, e dei vice presidenti Aspen, Gianfelice Rocca e Lucio Stanca. Ma non solo. “Volevo sollevare un tema focale – ha detto Gianfelice Rocca – ossia quello della geopolitica dell’innovazione. Quello che emerge è la forza dell’Europa – e l’Italia come parte dell’Unione europea – e degli Stati Uniti sta nella collaborazione. Per la geopolitica dell’innovazione gli Stati Uniti spendono 463 miliardi, l’Europa 348 miliardi, la Cina ne spendeva 377, ma nel 2018 sta superando gli Stati Uniti, quindi ora abbiamo un vero problema transatlantico: cosa facciamo con la Cina?”. Insomma, spiega Rocca, Usa e Cina sono due potenze dell’innovazione, e la forza della collaborazione transatlantica tra Italia e Stati Uniti rappresenta un esempio per tutti i Paesi europei davanti alle nuove sfide. Fiore all’occhiello l’interscambio tra ricercatori, le pubblicazioni scientifiche congiunte e un unico limite per l’italia (e l’Europa): il trasferimento tecnologico delle scoperte nell’ambito dell’impresa.

Un salto nel passato viene, invece, offerto dal presidente del Cnr, Massimo Inguscio. “Esiste una felice consuetudine e lunga tradizione di collaborazione con gli Stati Uniti che iniziò quando Vito Volterra (primo presidente del Cnr, ndr) avviò i primi programmi di mobilità internazionale per giovani ricercatori. Il primo a partire per gli Stati Uniti fu Enrico Fermi, che una volta tornato scrisse quello che in molti considerano il suo più importante articolo che è anche alla base delle nuove forme di produzione delle energie rinnovabili che noi oggi produciamo”.

E se non si può prescindere dal passato, la ricerca premiata dagli esperti dell’Aspen Institute riesce a proiettare verso il futuro e verso lo spazio. Paul J. Steinhardt, Albert Einstein professor in Science, Professor of Physics e direttore del Princeton Center for Theoretical Science assieme a Luca Bindi, professore associato di Mineralogia e Cristallografia al dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze, e ricercatore associato presso l’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr hanno scoperto, infatti, l’esistenza in natura di un cristallo con caratteristiche del tutto particolari la cui esistenza era stata teorizzata trent’anni fa. Questi “cristalli proibiti” o “quasicristalli”, oggi prodotti in laboratorio comunemente (e usati, ad esempio, per rivestire le navicelle spaziali grazie alla loro particolare conformazione), sono stati rintracciati in natura. Ma c’è di più: l’analisi ha dimostrato la loro origine extraterrestre, infatti sono sono frammenti di un meteorite, quindi i quasicristalli si sono formati nello spazio e non sulla Terra.

Passato, futuro, spazio. Ma anche comunicazione e divulgazione scientifica. Secondo il professor Steinhard, infatti, il ruolo chiave della ricerca scientifica è testimoniato da una delle sue più grandi minacce contemporanee: il web. Come capire cosa è fondato scientificamente e cosa no nel mondo sconfinato della rete internet? E quali strumenti hanno a disposizione studenti e insegnanti per farvi fronte? “Abbiamo creato il problema – ha detto sorridendo il professore – e ora dobbiamo metterci assieme per capire come risolverlo”. Tutto questo con la consapevolezza che da soli, concordano tutti i presenti, è difficile proseguire nel cammino della ricerca.

(Foto: Roberto Camini)

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