“Il Tap non è da realizzare solo perché, come detto dal ministro Lezzi, non farlo farebbe scattare penali salate all’Italia, ma perché è un’opera utile: magari fatto da altri sarebbe stato satanico” spiega a Formiche.net il giornalista Carlo Vulpio.
Pugliese, inviato di Rcs e scrittore, mette l’accento sul minimo comun denominatore che esiste fra il Tap e il caso Ilva, a cui tra l’altro ha dedicato il pamphlet “La città delle nuvole-Viaggio nel territorio più inquinato d’Europa”, (Edizioni Ambiente 2009) vincendo il Premio Magna Grecia Awards 2012. E osserva come dietro i movimenti anti Tap vi siano interessi che vanno al di là della politica nazionale.
Perché il ministro Barbara Lezzi dice di avere e mani legate sul tap? (“fermarlo adesso avrebbe costi troppo alti”). E’questo l’unico motivo per cui procedere?
Perché la compagine di governo grillina e leghista, fatta eccezione per qualcuno, utilizza argomenti cialtroneschi. Se si ritiene che un provvedimento non sia giusto né economico, né ambientalmente sostenibile, così come sostenuto fino ad oggi, allora non lo si fa e basta. Non si può sostenere “lo faccio perché sennò poi pago una penale”. E allora se si ritiene inquinante un’opera la si fa ugualmente per il semplice fatto che si va incontro ad una multa?
Il gasdotto Tap è un’opera utile?
Sì. Contro di esso sono stati utilizzati molti argomenti, persino troppi, tutti deboli. Finanche la giustificazione che in Azerbaijan, dove sono stato quattro anni fa per intervistare i protagonisti della vicenda, non si rispettino i diritti umani. Cosa vuol dire allora, che non dovremmo più realizzare opere pubbliche o intrattenere rapporti commerciali anche con Cina o Iran, Turchia o Egitto? L’argomento non sta in piedi.
Per quali ragioni?
Così come accaduto per l’Ilva di Taranto, quell’argomento è stato usato da qualche marionetta di proprietà di una società registrata alla Camera di Commercio di Genova a nome di quattro persone che controlla 338 parlamentari. Sono stati eletti anche dalle popolazioni locali che abitano le zone del Tap per fare una cosa ma ne fanno esattamente un’altra: questo è.
Crede che il punto di conflitto tra progresso e ambientalismo classico c’entri poco col caso Tap?
Il Tap non ha nulla a che vedere con l’ambiente, perché si tratta di un tubo del diametro di 90 centimetri, in alcuni punti di 120, sotterrato a dieci metri di profondità, che trasporta il metano. E a differenza del petrolio che si trova nelle pipeline non ha bisogno di essere pompato, perché viaggia da solo. Arriverà a otto chilometri dalla costa salentina senza comportare quell’impatto ambientale che invece comporterebbero i rigassificatori: questi ultimi accolgono il gas dalle navi gasiere, con torce spesso alte anche 70 metri. Se si fosse fatto il rigassificatore ad Agrigento a pochi metri dal Parco Letterario Pirandello allora sì che avremmo avuto un impatto ambientale. C’è un altro vantaggio: il metano è il combustibile fossile meno inquinante, quindi è impiegabile in maniera virtuosa.
Cosa replica a chi ne chiedeva almeno lo spostamento?
Dire, come ha fatto il governatore della Puglia Michele Emiliano, che il gasdotto poteva essere spostato a Brindisi è un errore, perché c’è una direttiva che lo impedisce. A Brindisi, per legge, non si può aggiungere null’altro, rispetto a quanto già c’è. E sugli ulivi sottolineo che sono stati espiantati per far spazio al tracciato e sono già stati ripiantati. Viceversa quando è stato fatto il tronco, utilissimo, dell’Acquedotto Pugliese che prende l’acqua dalla Basilicata e sfocia a Corigliano, in Salento, nessuno tra Emiliano, i grillini o gli ambientalisti della domenica hanno parlato delle migliaia di ulivi espiantati per sempre.
E allora a cosa sono dovute le proteste?
Si tratta di manifestazioni di finto interesse per l’ambiente, così come fatto per l’Ilva. Altrove, come in India e Germania, si continua a fare acciaio con basse emissioni, perché il valore che si tutela costituzionalmente è quello della salute. Non dimentichiamo che grillini e leghisti sono ben visti a est. La protesta anti Tap è durata davvero molto tempo: da chi sono stati pagati i manifestanti?
Come mai la Puglia ha prima dato parere negativo al Tap e poi positivo al South Stream?
È la dimostrazione della cifra di quelle argomentazioni anti opere pubbliche. Certo, non ha giocato a favore del Tap il fatto che all’inizio non fosse gradito da Mosca. Sono stato nel 2014 in Azerbaijan intervistando il ministro dell’energia secondo il quale inizialmente la Russia voleva sia il gas che il vettore. Ma dopo il no di Baku ecco che Gazprom entra nella compagine Tap, seguendo quel detto che quando non puoi farcela da solo, allora cerchi di partecipare alleandoti con il tuo competitor. Per cui all’inizio il Tap era avversato perché avrebbe fatto dell’Italia una sorta di Ucraina del gas…
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