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Chi (e perché) vuole allontanare Zuckerberg dalla presidenza di Facebook

Tempi duri per Mark Zuckerberg, il golden boy della Silicon Valley fondatore e ceo del colosso del web Facebook. Dopo i tanti problemi della piattaforma legati a privacy, violazione dei profili e a un uso distorto della stessa per profilare gli utenti e diffondere spam e fake news – un caso su tutti, quello di Cambridge Analytica – qualcosa sembra essersi rotto nel rapporto tra il 34enne imprenditore statunitense e il mercato.

COSA STA ACCADENDO

Ascoltato negli scorsi mesi dal Congresso Usa e dal Parlamento europeo, nonché criticato da media, politica e addetti ai lavori, ora ad “assediare” Zuckerberg sono diversi fondi d’investimento americani, che hanno addirittura chiesto formalmente un avvicendamento alla presidenza di Facebook. A pesare su questo reclamo sono sì i ripetuti scandali che hanno coinvolto la piattaforma – la condivisione non autorizzata di informazioni sugli utenti, la proliferazione di notizie false e l’ingerenza straniera nelle elezioni statunitensi – ma soprattutto i loro effetti sulla reputazione della compagnia e sulle conseguenti notevoli perdite registrate in Borsa (i titoli Facebook hanno chiuso ieri a 159,42 dollari per azioni, ovvero il 10% in meno rispetto all’inizio dell’anno).

CHI CHIEDE LA RIMOZIONE

Per questo, riporta Reuters, i fondi pensione di Illinois, Rhode Island, Pennsylvania e il New York City Comptroller Scott Stringer, hanno appoggiato la proposta di rimozione di Zuckerberg avanzata dall’azionista Trillium Asset Management e sperano di attirare anche investitori più grossi.

L’OGGETTO DELLA PROPOSTA

L’attuale proposta – in gran parte simbolica, poiché Zuckerberg ha circa il 60% dei diritti di voto, ma con l’obiettivo di attirare l’attenzione sul problema – dovrebbe essere discussa durante la riunione annuale degli azionisti di Facebook che si terrà nel maggio del 2019. In pratica si chiede al consiglio di nominare un presidente “indipendente” (Zuckerberg è anche ceo della compagnia) per migliorare la supervisione. Questa pratica è comune presso molte grandi aziende. Un tentativo similare era stato fatto nel 2017 da alcuni grandi investitori del social network, ma senza fortuna.

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