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Il Caffè di Gramellini, Silvia Romano e la fiera delle volgarità

Massimo Gramellini attore

Stiamo molto attenti. Stiamo molto attenti a quello che stiamo diventando. So perfettamente che questo approccio genererà più repulsione che comprensione, ma ritengo che si debba essere onesti e guardare in faccia il livello, a cui sembra avviarsi la nostra comunità. Quello che è successo ieri, con gli abominevoli commenti seguiti al rapimento in Kenya della 23enne cooperante milanese e quello che è accaduto oggi a Massimo Gramellini, ci impongono una severa riflessione.

Il livello di astio, misto a disprezzo, che osserviamo intorno a noi rischia di tracimare in violenza pura e semplice. Molti circoscrivono le bestialità al recinto talvolta impazzito dei social. Mi permetto di dissentire, almeno in parte. Sicuramente l’apparente anonimato solletica le menti più squallide. Quando, però, si assiste ad uno spettacolo come quello delle ultime 36 ore, credo che limitarsi ad una riflessione sui social risulti più una magra consolazione, che un approccio realistico.

La nostra società è zeppa di gente arrabbiata in modo irrazionale, cieco e distruttivo. È stato per troppo tempo raccontato loro che ‘gli altri’ (definizione del tutto vaga, ma buona per ogni propaganda) li avrebbero privati di opportunità, ricchezza e serenità. Cosa può esserci di più disturbante, quindi, che il dedicarsi ‘agli altri’, come Silvia?! Conseguenza non può che essere la valanga di insulti e disprezzo, a cui abbiamo assistito, mi auguro attoniti.
Nessuno sembra più conoscere, fra tutti, un sentimento di primaria importanza: la vergogna. L’ignoranza e l’insensibilità erano, fino a poco tempo fa, da nascondere. Potevi essere così, ma facevi di tutto per non apparire così.

Si dirà fosse solo ipocrisia, ma nel riconoscere gli errori si celava il primo passo verso un miglioramento, una crescita. Ormai, fa figo apparire pessimi. Prendiamone atto e combattiamolo con tutte le forze dell’educazione e della civiltà. La mattina in cui dovessimo svegliarci ed accorgerci di averle smarrite, credendo di essere così più vicini al ‘popolo’ (o dovrei dire plebe?!), sarà il peggiore dei giorni possibili.


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