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La crisi finanziaria dell’Italia è auto-prodotta, ma si può rimediare. L’analisi di Daniel Gros

Non bisogna cercare colpevoli esterni, la crisi finanziaria dell’Italia è auto-prodotta. E l’atteggiamento ribelle nei confronti dell’Unione europea non farà che accentuare le turbolenze economiche. Questo è il pensiero dell’economista tedesco Daniel Gros, direttore del Centre for european policy studies (Ceps).

In un’intervista con l’emittente americana Cnbc, Gros ha spiegato perché i politici italiani sono gli unici responsabili della “strada sbagliata” che ha intrapreso il Paese: “Sei mesi fa l’Italia sembrava a posto. […] Se il nuovo governo non avesse fatto nulla, l’Italia sarebbe su una bella strada, con i tassi di interesse bassi e un livello del debito in discesa”.

Invece, lo scontro tra Roma e Bruxelles aumenta. Mentre il governo precedente aveva promesso un deficit dello 0,8%, la coalizione Movimento 5 Stelle e Lega non teme di arrivare al 2,4% con il progetto di bilancio per il 2019. Secondo Gros, l’Italia continuerà a ribellarsi all’Ue, ma alla fine non avrà altra scelta che rispettare le regole: “Non ascolteranno l’Europa perché dicono di essere stati votati, che la gente è più importante delle regole e dei burocrati europei, ma dimenticano che le altre persone, quelle che gestiscono i mercati, devono dare i soldi al governo per spenderli in quello che vogliono fare”.

Tuttavia, Gros è ottimista (a lungo termine). L’economista ha aggiunto che, nonostante le turbolenze politiche attuali, la zona euro potrebbe rafforzarsi in futuro: “Penso che alla fine gli italiani capiranno che le regole europee sono nei loro interessi a lungo termine, per cui con il tempo la zona euro sarà più coesa. […] Merkel, Macron, vanno e vengono, ma l’interesse fondamentale di Francia e Germania rimane lo stesso. L’unica domanda è come far rimanere l’Italia nell’ovile”.

In un’intervista all’Huffington Post il 23 ottobre, il direttore del Ceps aveva spiegato che il giudizio di Bruxelles, con un impatto limitato sullo spread, avrebbe fatto del 2,4% un limite assorbibile: “Con uno spread a 300 punti l’Italia può sopravvivere. Se andiamo molto oltre, cioè dopo i 400 punti, allora non potrà sopravvivere. Oggi l’Italia è in una fase molto difficile, ma ancora molto gestibile. Certo, resta sull’orlo del precipizio e basta poco per cambiare il vento”. Dopo l’ultimo scambio epistolare tra Bruxelles e Roma lo spread è a quota 315. I rischi aumentano.

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