Da Facebook a Reddit passando per Twitter, i social network sono al centro delle strategie (e dei problemi) di sicurezza che riguardano negli Usa le delicate elezioni di Midterm di oggi, a difesa delle quali è coinvolto per la prima volta anche il Pentagono.
IL CASO THE DONALD
Forse non molto noto in Italia ma utilizzatissimo oltreoceano, Reddit è un sito Internet di social news e intrattenimento, dove gli utenti registrati possono pubblicare contenuti sotto forma di post testuali o di collegamenti ipertestuali (link). Gli utenti, inoltre, possono attribuire una valutazione, “in alto” o “in basso”, ai contenuti pubblicati: questi giudizi determinano, poi, posizione e visibilità dei vari contenuti sulle pagine del sito. I contenuti del sito sono organizzati in aree di interesse chiamate “subreddit”. Proprio una di queste, chiamata The_Donald, è risultata essere – secondo un accurato report del Digital Forensic Research Lab del think tank Atlantic Council – uno dei veicoli della propaganda russa online. Originariamente dedicato a contenuti inerenti la campagna elettorale del presidente in carica, dopo le elezioni il canale si è trasformato in un megafono dell’estrema destra americana, la cosiddetta alt-right. Ma la cosa che ha insospettito il DfrLab e altre testate come Buzzfeed, Nbc News e The Verge, è stato il fatto che questo subreddit diffonde notizie prese molto spesso da RT, media finanziato dal Cremlino, condivise utilizzando link accorciati in modo da celare a un primo sguardo la fonte e da incentivarne così una condivisione “di pancia” da parte degli utenti. Le news diffuse dal canale, infatti, riguardano il più delle volte temi divisivi come l’immigrazione, la credibilità dei media mainstream, i crimini commessi da migranti o il conflitto in Siria.
LE DIVISIONI IN ATTO
E queste operazioni, condotte in modo continuo, a detta degli esperti sembrano aver ottenuto degli effetti concreti. È sempre il DfrLab a rilevare che sia dal partito repubblicano sia in campo democratico, non mancano le preoccupazioni e gli allarmi per una presunta frode elettorale in vista delle Midterms. Le prove di ciò, sottolinea il laboratorio di ricerca guidato da Graham Brookie, sono scarse. Ma la campagna, che eleggerà 435 membri della Camera, 35 senatori e 39 governatori statali e territoriali, risulta essere una delle più polarizzate della storia americana, con una società sempre più dubbiosa dell’affidabilità dei risultati elettorali nonché della credibilità del sistema democratico. Questo resta dunque il pericolo maggiore (e forse il vero obiettivo delle interferenze), rispetto al quale, rileva il DfrLab, l’unica risposta strategica è quella di affrontare tempestivamente e in modo trasparente l’intero processo elettorale e calmare così queste percezioni negative.
I NUOVI ACCOUNT BLOCCATI
Nel frattempo proseguono le azioni dei social network, che cercano di arginare a fatica la grande mole di account che mirano a interferire col processo democratico. Dopo gli annunci delle scorse settimane di Twitter e Facebook, il colosso di Menlo Park (nel mirino della politica Usa e Ue dopo il caso Cambridge Analytica) ha annunciato nelle scorse ore di aver bloccato circa trenta profili – oltre a 85 sulla piattaforma per la condivisione di foto, Instagram, di sua proprietà – che potrebbero essere legati a entità straniere e “coinvolti in attività irregolari coordinate”.
LA STRATEGIA USA
Per il momento la strategia delle autorità americane per salvaguardare la sicurezza del voto pare incentrata su tre pilastri: cooperazione con i colossi del Web (è il caso degli account bloccati), protezione delle macchine e dei sistemi di voto (compito assegnato al dipartimento per la Sicurezza Interna) e monitoraggio di attività malevole che possono preludere a un attacco preventivo o di risposta (eventualità di cui si occupano in modo coordinato i servizi di intelligence e il “braccio” cyber militare, il Cyber Command).
Il Pentagono, così come previsto dalla nuova politica contenuta nell’ultima strategia cyber della Casa Bianca che ne estende i poteri, potrebbe avere infatti via libera per contrattaccare obiettivi russi (e non solo) ritenuti strategici per salvaguardare le elezioni.
Non è chiaro quale tipo di attività sarebbe ritenuta da Washington abbastanza grave da provocare una risposta, ma la Casa Bianca ha indicato che a scatenare una reazione potrebbe essere qualcosa di più imponente di una semplice (seppur pericolosa) campagna di manipolazione delle opinioni. Ci si riferisce dunque, probabilmente, a attività che alterano i risultati, impediscono la votazione o interferiscono con la registrazione. Ma il cambio di passo rispetto all’approccio più cauto dell’era obamiana, commentano negli Usa, è senza dubbio notevole.