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Da Graziano a Vecciarelli. Tutte le sfide delle Forze Armate

vecciarelli

Nessun taglio. Alle Forze armate servono certezza programmatica e tecnologie all’altezza degli impegni assunti all’estero e nell’ambito delle alleanze internazionali. È il messaggio che si sono passati l’uscente Claudio Graziano e il subentrante Enzo Vecciarelli nel ruolo di capo di Stato maggiore della Difesa, nel corso della cerimonia svoltasi nell’hangar Sea del 31° Stormo dell’Aeronautica militare a Ciampino, alle porte di Roma. Un messaggio pronunciato di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro della Difesa Elisabetta Trenta, a pochi giorni dall’ultima riunione del Consiglio supremo di difesa al Quirinale, in cui dal capo dello Stato era sembrato arrivare lo stesso invito alle forze politiche.

SERVE CERTEZZA PROGRAMMATICA…

Graziano, che domani sarà pronto ad assumere la presidenza del Comitato militare dell’Unione europea, ha detto di avere la “piena fiducia nell’impegno di tutti per continuare a garantire il processo di trasformazione dello strumento militare integrato, indispensabile per conseguire le capacità militari che si realizzano necessariamente nel lungo periodo, anche in un arco di 40 anni, e per assicurare flessibilità alle Forze armate e mantenerle idonee ad adattarsi ad ogni cambiamento dello scenario di riferimento”. Eppure, ha aggiunto, “tutto questo richiede la certezza programmatica degli investimenti e delle risorse da assegnare alla funzione sicurezza e difesa che consenta, da un lato, la necessaria modernizzazione ed efficienza dei sistemi d’arma e degli equipaggiamenti, dall’altro, la possibilità di sviluppare solide fondamenta su cui il personale delle Forze armate può basare la propria motivazione”.

…E TECNOLOGIE ADEGUATE

“Il nostro personale – ha rimarcato Graziano – deve poter disporre, infatti, di sistemi d’arma ed equipaggiamenti tecnologicamente adeguati all’altezza dei Paesi con cui coopera”. Si tratta di un “processo di adeguamento necessario per garantire la protezione dei nostri soldati”, ma anche per “assicurare la superiorità tecnologica, necessaria per affrontare le attuali e future sfide alla sicurezza, da qualunque direzione provengano: terra, mare, cielo ma anche dal dominio cibernetico”. Poi, c’è la questione della credibilità internazionale. Tecnologie all’avanguardia aiutano a “sostenere il ruolo dell’Italia a livello internazionale”, poiché si tratta di “un Paese di riferimento europeo, un Paese di riferimento per la Nato e membro attivo per le Nazioni Unite e tale ruolo ci pone nelle condizioni di poter partecipare da protagonisti a tutti i meccanismi e i progetti di interesse che si sviluppano nell’arena internazionale”. Così, “siamo consapevoli come il livello di sviluppo delle capacità militari sia indispensabile per garantire alle nostre forze di operare efficacemente, ma dobbiamo essere altrettanto coscienti dell’importanza che tale fattore sia credibile nel quadro di integrazione europea”, ha rimarcato il prossimo presidente del Comitato militare dell’Unione europea.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

Parole che si inseriscono in un momento di delicatezza per ciò che attiene gli investimenti nel settore. Il dibattito politico ha visto ripetersi annunci di cospicui tagli alla difesa (nell’ordine di mezzo miliardo), generando preoccupazioni di esperti e addetti ai lavori. A tal proposito, sono arrivate puntuali le parole del nuovo capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli: “Appare essenziale continuare ad investire nella difesa quale risorsa propulsiva del Paese”. Ciò sarà possibile solo attraverso “una più solida integrazione tra tutte le realtà, le agenzie e i dicasteri che concorrono al sistema di sicurezza nazionale”. Con un approccio sistemico, “anche l’industria del settore difesa verrebbe maggiormente valorizzata e meglio sostenuta sul mercato mondiale, con un efficientamento tale da consentire lo sviluppo di tecnologie e mezzi sempre allo stato dell’arte, nonché la possibile riduzione degli eventuali eccessi di spesa”.

UNA CULTURA DELLA DIFESA

Non solo questioni finanziarie – è sembrato voler dire Vecciarelli – la difesa passa dalla cultura. “I militari meritano maggiore rispetto, dall’esterno ma anche dall’interno del sistema”, ha rivendicato il generale dell’Aeronautica militare. Così, ha rimarcato, “vorrei una sempre più convinta considerazione per la nostra funzione”, ragion per cui “intendo continuare ad investire sull’elemento umano facendo leva, innanzitutto, sulla forza delle idee, sulla spinta di innovazione che viene dal basso”. Le sfide sono d’altra parte innumerevoli, dal Mediterraneo al Medio Oriente, dal terrorismo alla cyber-minaccia.

LE SFIDE

E sulle sfide ha fatto il punto il ministro Trenta. La priorità, come ribadito dal Consiglio supremo di Difesa, è la Libia, un dossier intricato in vista della prossima conferenza di Palermo. A ciò si aggiunge la “pericolosa evoluzione della situazione nel teatro siro-iracheno”, la quale “continua a destare particolare preoccupazione”. Poi, c’è la “crisi migratoria”, che pone “importanti interrogativi per la sicurezza e per la stessa fondamentale coesione europea”. Così, “mai come in questi ultimi anni abbiamo visto le Forze armate occupare un ruolo così importante nella vita del Paese”, tra l’altro, in un contesto in cui “si avverte la necessità di dovere e sapere operare anche nei domini cibernetici e delle informazioni”.

I CARDINI: NATO E UE

Per affrontare tutto questo, i cardini dell’azione italiana restano la Nato e l’Unione europea. La prima, ha ricordato la Trenta, “è sempre più impegnata per una difesa a 360 gradi, sia in termini geografici, sia in termini concettuali”. In tal senso, “l’Italia intende confermare il suo ruolo guida” nello sguardo alle minacce che vengono dal sud. La seconda, ha aggiunto, “è sempre più proiettata verso un concetto di difesa più aderente alle nuove esigenze”, dotandosi di “strumenti concreti” come la Pesco e il Fondo europeo di difesa (Edf). In questo binario, ha rassicurato il ministro, “l’Italia è un Paese serio e affidabile, e non ha mai mancato di far seguire i fatti agli impegni assunti”. Perciò, ha concluso, “continueremo” a sostenere e a fare affidamento “su entrambe”.

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