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Haftar in extremis a Palermo. Che la conferenza abbia inizio

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Anche se per sole 48 ore il fantasma del generale Haftar ha rischiato di aggiungersi a Villa Igiea a quelli di Donna Franca e di Ignazio Florio i mitici protagonisti siciliani della Bella Epoque, nella loro villa castello in stile Liberty sul golfo di Palermo, nella quale erano di casa Kaiser, Zar, Principi di Galles, teste coronate e magnati.

Un’attesa carica di incertezza quella dell’autoproclamatosi Feldmaresciallo dell’Esercito Nazionale Libico, Khalifa Haftar, che a molti ha ricordato la commedia di Samuel Beket, “En attendant Godot”.

Iniziato in surplace il confronto fra le 38 delegazioni della Conferenza di Palermo sulla Libia, nonostante le schermaglie fra le controparti libiche, sta tuttavia seguendo il percorso virtuoso indicato dalla bozza di piano dell’inviato speciale dell’Onu, Ghassan Salamè.

Le Nazioni Unite prospettano una serie di scadenze per arrivare alle elezioni, fissate nell’autunno del 2019, per eleggere l’Assemblea parlamentare libica e procedere alla formazione di un governo di unità nazionale.

Di un accordo analogo aveva parlato a fine ottobre Alaraby, un accreditato quotidiano arabo, secondo il quale il premier del governo riconosciuto dalle Nazioni Unite Al Serraj, lo stesso generale Haftar, il Presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh e il Presidente dell’Alto Consiglio di Stato libico, Al Menshri, avrebbero raggiunto un compromesso per far svolgere le elezioni nel settembre del 2019.

Anche se fragile l’intesa sulle elezioni potrebbe costituire un successo iniziale per proseguire i tentativi di stabilizzazione della Libia e prospettare anche intese economiche e istituzionali.

Un epilogo che conferirebbe alla Conferenza di Palermo il merito di aver pazientemente perseguito la svolta iniziale.


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