Guerra e pace in Libia sull’orizzonte di Palermo. Un ruolo internazionale di primo piano e il riconoscimento del baricentro dell’Italia nel Maghreb e nel Mediterraneo. Nonostante il tentativo di sgambetto della Francia, che giovedì ha organizzato all’Eliseo un controvertice con gli esponenti di Misurata, la conferma della partecipazione di Haftar, ribadita durante la visita del generale a Mosca, consente quanto meno un avvio della conferenza palermitana con la presenza di tutte le parti libiche. “Le prospettive sono difficili, ma in ogni caso il vertice di Villa Igiea segnerà una svolta” afferma l’editorialista e analista Michela Mercuri, docente di Storia Contemporanea dei Paesi mediterranei ed esperta di Libia.
Pace possibile ?
L’obiettivo più ambizioso sarebbe quello di ottenere dall’incontro una road map congiunta firmata da quanti più esponenti possibili per la stabilizzazione della Libia, non solo nell’ambito della sicurezza, ma anche del sistema economico e dell’assetto istituzionale del paese. Ottenere una dichiarazione congiunta di intenti della maggior parte dei protagonisti libici partecipanti alla conferenza costituirebbe davvero un buon inizio.
Haftar una leadership di fatto?
Da Roma a Parigi a Mosca, l’uomo forte della Cirenaica continua a guadagnare consensi a livello internazionale, ma soprattutto ad espandere il controllo militare nel sud e nell’ovest libico. Tanto Putin quanto il presidente egiziano al Sisi puntano su Haftar. Un endorsment a favore del generale che potrebbe costituire un’ipoteca sul suo ruolo nel vertice di Palermo.
Evoluzione dei rapporti di Haftar con l’Italia ?
Nei suoi incontri con il premier Giuseppe Conte e con il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi il generale ha addirittura accettato un possibile ritorno dell’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Perrone, considerato fino a poco tempo fa “persona non gradita”. È probabile che a questo ripensamento abbia contribuito la Russia, intenzionata ad avere un ruolo di primo piano al vertice di Palermo.
Ma in che tempi è realmente possibile la stabilizzazione della Libia?
Il grande problema della Libia è quello della sicurezza. Forti del caos che regna nella capitale i gruppi criminali e le organizzazioni jihadiste, in prevalenza arroccate nell’entroterra libico, hanno il campo libero per portare avanti i loro obiettivi di espansione territoriale, proiettandosi verso la costa. Secondo il rapporto delle Nazioni unite del 27 luglio 2018, vi sarebbero tra i 3.000 e 4.000 combattenti del sedicente Stato islamico sparsi per il Paese. Inoltre, le organizzazioni criminali, forti dell’assenza di un reale controllo, portano avanti indisturbate i loro “affari”, depredando l’economia locale e alimentando i traffici illegali che, dopo il calo delle partenze dei migranti dalle coste libiche, si basano soprattutto sul contrabbando di petrolio e di stupefacenti. Bisogna, poi, considerare anche il ruolo di Saif Al Islam Gheddafi, figlio del rais che continua a operare dietro le quinte.
Una matassa districabile a Palermo ?
Questo il quadro libico di partenza del vertice siciliano: l’ovest è in mano a milizie solo formalmente vicine al governo Serraj, ma di fatto svincolate dal suo controllo. L’est saldamente sotto il controllo del generale Haftar e il Fezzan in mano a gruppi jihadisti e bande criminali”.Libia ultima chiamata pace o implosione con l’incubo di una nuova Somalia.
Scenari?
Per tentare di sbrogliare questa matassa sarà essenziale trattare con gli attori locali a tutti i livelli: milizie, sindaci, capi tribù ed esponenti della società civile. Solo ascoltando le varie istanze si potrà proporre una bozza seria e condivisa per un programma di disarmo, per la creazione di un esercito e la messa in sicurezza del paese.
E la Francia ?
Parigi oramai auto-proclamatasi competitors dell’Italia seguirà una duplice strategia. Farà buon viso al ruolo dell’Italia e attenderà eventuali passi falsi nella conduzione della conferenza di Palermo per provare a ritagliarsi un ruolo nevralgico nella stabilizzazione della Libia, cosa che cerca di fare da tanto tempo ma, fin qui, con scarsi risultati.