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L’Ocse spiega perché l’Europa non poteva farci sconti

Tanto debito e poca crescita. Senza ombra di dubbio la combinazione peggiore per qualunque economia industrialmente avanzata. Dunque, Italia compresa. Allora forse, proprio mentre l’Europa bocciava per le seconda volta la manovra italiana aprendo di fatto la strada verso la procedura di infrazione per debito eccessivo, non è stato proprio un caso se l’Ocse ha definito lo Stivale un “rischio per l’Europa”. Per un motivo fondamentale. Continuare a sfidare a poker Unione e mercati con continui rilanci ha di fatto estromesso l’Italia dal Patto di Stabilità, il pilastro su cui poggia l’intera architettura economica europea. Dunque il rischio, ormai più una realtà, è che un Paese fondatore sta cercando di riscrivere regole di bilancio acquisite. E questo per Bruxelles è un problema oltre che, per l’appunto, un rischio.

A Parigi hanno ormai preso coscienza di una cosa. E cioè che nel contratto gialloverde ci sono troppe misure dispendiose e poco inclini a spingere l’economia. Una riforma delle pensioni (qui l’intervista a Fiorella Kostoris) che rischia di esacerbare lo scontro generazionale oltre che impattare i conti dell’Inps e una misura condivisibile di contrasto alla povertà, il reddito di cittadinanza, ma che serve a poco se non si mette mano al sistema di inserimento al lavoro e in generale alla formazione. Il rischio di vedere le banche, che pure si sono rafforzate, soccombere nuovamente alle tensioni dei mercati.

Tutto questo si traduce nei numeri, pessimi, sull’economia italiana da qui ai prossimi dodici mesi. Secondo l’Ocse, la crescita italiana si fermerà allo 0,9% nel 2019 e 2020, ben sotto quindi la stima del governo per una espansione dell’1,5% il prossimo anno e dell’1,6% quello successivo. “Con l’alto debito e la bassa crescita della produttività italiani la politica fiscale espansiva disegnata dal governo rischia di far rimanere, o addirittura alzare, i premi al rischio sul debito sovrano”, fattore “che peserà sulla crescita”. Il deficit dei conti pubblici si prospetta invece al 2,5% del pil nel 2019 e al 2,8% nel 2020 mentre il debito pubblico, per l’effetto combinato della minore crescita, dei maggiori costi per interessi sui titoli di Stato e dell’aumento del deficit, invece di scendere si dovrebbe “stabilizzare su alti livelli”, si legge nell’Outlook dell’Ocse: 130,5% quest’anno e 129,9% nel 2019-2020.

E non si salva nemmeno il reddito di cittadinanza tanto caro a Luigi Di Maio. “La manovra italiana ha giustamente l’obiettivo di aiutare i poveri, ma data la sua composizione, i benefici sulla crescita saranno probabilmente modesti, soprattutto nel medio termine. Il reddito di cittadinanza attualmente promosso dal governo, si spiega, “rafforza notevolmente i programmi anti-povertà, ma per essere efficace e contenere i costi, il governo deve accelerare le riforme volte a migliorare i programmi di ricerca del lavoro e la formazione, nonché politiche di inclusione sociale”. In ogni caso, secondo l’Ocse, “basarsi sul lavoro già fatto da numerosi comuni nel quadro del nuovo piano sul reddito di inclusione entrato in vigore a inizio 2018 darebbe risultati migliori e più rapidi”.

Tutto, o quasi, si può riassumere con le parole del capo economista Ocse, Laurence Boone. In Europa “ci sono rischi” e uno di questi “è l’Italia”.

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