Altri missili S-400 in Crimea: la Russia risponde mostrando i muscoli alla crisi innescata dall’aggressione contro tre navi ucraine nel Mar d’Azov. Il sistema anti-aereo sarà schierato nella penisola che Mosca ha illecitamente annesso, dopo un’occupazione militare clandestina, nel 2014.
Un apparato di deterrenza che serve a rafforzare la protezione dello spazio aereo del Mar Nero fino allo Stretto di Kerč, l’imbuto geopolitico che chiude il bacino d’Azov, dove si è consumato l’episodio di domenica scorsa – un attacco completamente diverso da quello subito dagli ucraini finora, fanno notare fonti diplomatiche di Kiev, perché compiuto direttamente dalle truppe regolari russe, a insegne alzate, e non come successo finora attraverso azioni clandestine camuffate tra i ribelli separatisti del Donbass e i Little Green Men in Crimea.
Mosca negli ultimi quattro anni ha trasformato la Crimea in una fortezza militare, spostandoci apparecchiature e navi. Un portavoce del distretto militare meridionale russo ha detto che il nuovo battaglione che accompagnerà il sistema S-400 sarà operativo entro dicembre. Lo schieramento probabilmente era già programmato, ma non sfugge che il risalto mediatico che il ministero della Difesa di Mosca gli ha voluto dare sia stato studiato in modo da inviare un messaggio all’Ucraina e all’Occidente secondo cui la Russia è seriamente intenzionata a difendere ciò che considera il proprio territorio e le proprie acque.
La Crimea ospita già tre battaglioni dei sistemi missilistici antiaerei, che hanno un’autonomia fino a 400 chilometri, e dunque permettono alla Russia di controllare vaste aree dei cieli sopra il Mar Nero. Cosa che per gli Stati Uniti “non è un bene”. Come non è considerato un bene da parte di Washington e della Nato lo spostamento di mezzi militari russi verso il Mar d’Azov: un corrispondente di Reuters dice invece di aver visto il dragamine “Viceammiraglio Zakharin” arrivare oggi verso Kerč.
Intanto un tribunale della Crimea ha confermato la detenzione a tempo da definire di nove dei 24 ucraini catturati domenica, dopo l’assalto alle tre navi da parte delle marina russa: l’accusa è di aver condotto anche attività di spionaggio; otto di loro erano ufficiali della marina, uno dello Sbu, l’intelligence militare ucraina. Gli altri 15 soldati di Kiev saranno detenuti a Simferopol per due mesi, in attesa di processo.
Non sfugge nemmeno quest’altra simbologia che la Russia ha voluto dare all’affare: tribunali situati in una regione illegittimamente occupata, su cui l’Ucraina rivendica la sovranità, che condannano militari ucraini per aver compiuto attività nella zona in cui Putin ha ordinato la costruzione di un mastodontico ponte, anche quello considerato illegittimo, che adesso garantisce continuità territoriale tra la regionale meridionale di Krasnodar e appunto la penisola crimeana.
I russi hanno anche aggiunto che prevedono un futuro dispiegamento di missili nucleari americani in zone dell’Est europeo, come conseguenza del ritiro statunitense – voluto dal presidente Donald Trump – dal trattato INF sulle armi atomiche a medio raggio. “È la solita disinformazione russa”, ha replicato rapidamente su Twitter Garret Marquis, portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale: “L’America non ha piani per questo genere di dispiegamento”, ha spiegato.
Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha detto lunedì in una conferenza stampa che Mosca vorrebbe salvare il trattato ed è aperta a colloqui sulla questione con Washington. Ma quel genere di uscite, unite alle aggressioni all’Ucraina e alle mosse in Crimea, rischiano di far deragliare non solo i contatti specifici, ma anche il meeting tra Trump e Vladimir Putin previsto a latere dell’ormai imminente G20.
Secondo il Cremlino, l’incontro è ancora in piedi e si farà, ma il contesto è velenoso: Ryabkov ha accusato gli americani di violazioni al trattato INF, perché secondo lui Washington sta pensando a dispiegamenti di unità balistiche in Polonia e Romania. Circostanze più volte smentite sia dagli americani che dalla Nato, che invece contestano violazioni ripetute nel corso degli anni da parte di Mosca.