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Strategic Dialogue, così si rafforzano le relazioni storiche tra Roma e Washington

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Gli Stati Uniti e l’Italia hanno rafforzato il loro impegno costante nei rapporti bilaterali durante la riunione inaugurale dello Strategic Dialogue, formato con cui Roma e Washington intendono “consolidare ulteriormente la partnership e l’amicizia”, dicono dalla Farnesina.

La prima riunione c’è stata nei due giorni passati, ma l’idea era nata e lanciata già nell’incontro tra il presidente Donald Trump e il premier Giuseppe Conte del 30 luglio, quando il primo ospitò alla Casa Bianca l’italiano. Concentrazione massima sul migliorare “gli sforzi di sicurezza e stabilizzazione nella regione mediterranea”.

L’imprinting strategico è ben chiaro dai quattro alti funzionari che per i due governi hanno co-presieduto la riunione al George Marshall Conference Center del dipartimento di Stato: per gli americani c’erano il sottosegretario agli Affari Politici, David Hale, insieme all’omologo che si occupa per conto della presidenza delle Politiche di Difesa, David Trachtenberg; la delegazione italiana è stata invece guidata dal direttore degli Affari Politici e di Sicurezza, Sebastiano Cardi, e dal capo dell’Ufficio Politico Militare nel Gabinetto del ministro della Difesa, il contrammiraglio Gianfranco Annunziata.

Quattro le aree di partenariato discusse: innanzitutto la Libia. Washington concorda con l’Italia – che nelle scorse settimane ha raccolto molti degli esponenti libici attorno al tavolo di colloquio della Conferenza di Palermo – sulla necessità di fornire sostegno internazionale stabile, unitario, a supporto della mediazione delle Nazioni Unite; seguendo “la scia della Conferenza di Palermo”, spiegano.

Altro punto nevralgico, contrastare efficacemente le minacce terroristiche all’Europa e agli Stati Uniti in coordinamento con gli altri alleati e partner della coalizione: questione attualissima, ieri è stato arrestato a Milano un egiziano intenzionato a partire per le modeste aree rimaste ancora in mano al Califfato baghdadista in Siria e Iraq.

Altro asset: migliorare la sicurezza e la diversificazione energetica in Europa. Progetti come la Tap, il gasdotto che porta nel Vecchio Continente il gas naturale azero, passando anche per la Puglia. Il Movimento 5 Stelle, una delle due forze politiche che hanno sottoscritto il contratto di governo, aveva impostato parte della sua campagna elettorale richiedendo la sospensione dell’opera approvata dal precedente governo – era una linea elettorale, per niente supportata da prove – ma poi alla fine, alla prova del governo, ha cambiato rotta. Gli ultimi chilometri italiani del Tap si faranno, anche perché Washington lo considera un’infrastruttura strategica che permetterà di allentare le dipendenze energetiche europee dalla Russia.

Infine, sviluppare e investire in sforzi congiunti e multilaterali per migliorare la sicurezza e la cooperazione di difesa nella regione mediterranea. Per dottrina, gli Stati Uniti considerano il Mediterraneo un bacino incluso in quella che viene definita come area Mena, acronimo di Middle East and North Africa, e non vi sviluppano specifiche proiezioni strategiche, ma le recenti scoperte energetiche nell’area orientale del Mare Nostrum, unite all’aumento della presenza russa (e degli interessi di Mosca), le intemperanze di attori geopolitici di primo piano come la Turchia, l’instabilità di zone come la Libia o il Libano, stanno portando Washington a una revisione, che parte “certamente” dalla presenza dissuasiva della Sesta Flotta della Us Navy a Napoli.

La riunione del formato del dialogo strategico segna un ulteriore salto in avanti nelle relazioni Roma-Washington, che, come dice la Farnesina, sono fondate “su radici storiche”. “Non c’è nulla su questa terra che debba essere più apprezzato della vera amicizia”, ha commentato su Twitter la portavoce del dipartimento di Stato americano, Heather Nauert, a proposito dell’avvio dello Strategic Dialogue.

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