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Da Roma a Parigi, come i fiumi possono migliorare le città

fiume

Le principali città sono state generalmente fondate lungo un fiume per assicurare l’acqua necessaria all’agricoltura e alla pastorizia. Successivamente, il corso d’acqua ha svolto anche il compito di via di comunicazione per il trasporto delle merci e il collegamento del nucleo abitato a un porto sul mare. In alcuni casi, come Roma e Parigi, il luogo di fondazione era in corrispondenza di un’isola in mezzo al fiume, al fine di ottenere una maggiore facilità di attraversamento.

Nella città moderna, dove agricoltura e pastorizia sono lontane dai centri urbani, l’acqua del fiume è meno vitale. Non secondario è tuttavia il vantaggio della navigabilità, sia a scopo mercantile che di transito di passeggeri, soprattutto turistico. A tale fine, Londra e Vienna sono sicuramente le città che, più di altre, si sono servite, e costantemente, del loro fiume, sia per il trasporto delle merci che dei passeggeri.

Le banchine, più del corso d’acqua, hanno conservato negli anni il loro uso primario, utilizzate sia per collegamenti a piedi o con veicoli, sia per predisporre aree destinate ad attività lavorative locali, a punti di sosta per il ricovero delle imbarcazioni o al tempo libero. La funzione che si è diffusa maggiormente è tuttavia il tracciato ciclabile, favorito da un turismo in bicicletta crescente, che prevede percorsi in particolare lungo i fiumi, sia per la naturale ricchezza del panorama, sia per agevolare l’entrata e l’uscita dalla città. Gli ostacoli che si frappongono, e che quindi vanno superati, sono la risalita in quota e il reinserimento nella rete viaria cittadina. Questi vengono risolti attraverso rampe, più o meno ripide, in corrispondenza dei ponti, sempre che il fiume, soprattutto quando è a regime torrentizio, non sia racchiuso da alti muraglioni, come succede a Roma, con salti di quota di circa 10 metri.

Questa trasformazione in un percorso ciclabile va ovviamente sostenuta da una rete urbana di itinerari protetti, da una manutenzione costante di tutto il sistema viario e dalla dotazione di un impianto di illuminazione continua che non lasci nessun punto al buio. Sappiamo infatti che a una buona illuminazione si lega gran parte della sicurezza.
La città contemporanea sfrutta spesso i lungofiume anche per canalizzare strade di scorrimento. A tale scopo la scelta può prevedere il traffico veloce al di sotto della quota cittadina, intubato in galleria per proteggerlo dalla linea di esondazione del fiume, oppure alla quota stradale, conservando però tutti i rallentamenti dovuti agli incroci di superficie. La prima scelta è naturalmente preferibile, anche perché garantisce una condizione più tranquilla, meno rumorosa e, soprattutto, meno inquinante. Si aggiunga a questa considerazione che il traffico nel sottosuolo permette di sistemare spazi verdi e attrezzati in luoghi protetti che affacciano sul fiume e di destinare parte dell’area di superficie, rimasta libera, al parcheggio che, altrimenti, andrebbe ricavato al di sotto della strada, con lunghi tratti isolati e poco visibili prima di ritornare alla quota della città.

Il problema che, più di ogni altro, soffoca la città è il traffico, spesso invasivo, e di conseguenza l’alto indice di inquinamento. Come viene contrastato questo fenomeno? Quasi sempre attraverso la delimitazione di isole pedonali, spesso non rispettate, che solo parzialmente risolvono il problema, proprio perché isole e quindi poco funzionali ai collegamenti. La presenza di un fiume, se opportunamente valorizzato e reso accessibile, potrebbe pertanto costituire, un tracciato significativo, capace di recuperare, proprio ai fini del trasporto, quel primato strategico che ricopriva nella città antica. Spesso gli interventi da predisporre non sono molti e anche poco onerosi: quello che conta è incentivarne l’uso, rendendolo sempre più un luogo ameno e salutare e sempre meno un condotto trascurato e difficilmente raggiungibile.


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